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 2015  febbraio 26 Giovedì calendario

LE ACCUSE DI CLARA CALVI


Il 24 marzo 2006 si è spenta a Montreal Clara Canetti Calvi, la moglie del banchiere Roberto Calvi. Per l’omicidio del presidente dell’Ambrosiano si sta attualmente celebrando il processo a Roma. In questa intervista inedita – registrata a Montréal, nell’ottobre 2003, da Ferruccio Pinotti nell’ambito del lavoro svolto per il libro Poteri Forti edito da Bur (2005) – racconta la sua verità. Per molti aspetti sconvolgente.
Lei ritiene che il consistente flusso di denaro uscito dalle casse del Banco Ambrosiano sia finito in Vaticano?
Sì. Poi, quando lui ne aveva bisogno per salvare l’Ambrosiano dalla crisi, non glielo volevano più dare indietro. Lo minacciarono di morte.
Chi minacciò di morte suo marito?
Marcinkus. Qualcuno del Vaticano era andato a vedere nelle casse dello Ior e aveva trovato le operazioni che aveva fatto il cardinale.
Chi era andato a verificare?
Luigi Mennini e Pellegrino De Strobel. Secondo lei chi ha tradito suo marito, chi poteva salvarlo e non l’ha salvato? Il Vaticano, la massoneria?
Il Vaticano, senz’altro. La massoneria può essere. Chiedevano sempre soldi, solo soldi, poi lo tradivano.
Ma secondo lei, chi materialmente ha ucciso suo marito? La banda della Magliana? La mafia?
La massoneria e la mafia. La mafia ha fatto solo il suo lavoro, il suo lavoro è quello di uccidere.
Quindi sono stati ambienti massonici a decidere di assassinarlo?
Sì.
Suo figlio Carlo afferma che negli ultimi tempi suo marito aveva cercato un rapporto con l’Opus Dei. Forse l’Opera poteva aiutarlo?
In Vaticano dicevano che in certe circostanze è meglio che l’anima lasci il corpo, che bisogna aiutare l’anima a uscire dal corpo e andare in paradiso. Diceva cose terribili, Marcinkus. Il Vaticano ha senz’altro delle responsabilità, Marcinkus era tremendo. Tutto l’ambiente dello Ior era terribile. Lo prendevano in giro, mio marito: il papa diceva che, una volta risolto il problema del debito estero, gli avrebbero dato le finanze vaticane da guidare. Poveretto, Roberto era così contento. Ma la loro scelta l’avevano già fatta, in realtà.
Quindi lui, che aveva sempre aiutato il Vaticano, sarebbe stato tradito dal Vaticano?
Sì, è stato Marcinkus. Voleva restare dov’era, al potere.
Tutti questi soldi che andavano a finire in America Latina: ma a chi andavano questi soldi? Qualcuno ha scritto che servivano per movimenti anticomunisti in Nicaragua e in America Latina. Lei crede che possa essere vero?
Sì, ogni tanto andavo anch’io in America Latina. Erano là, i soldi, nelle banche di laggiù. Lui portava i soldi e li lasciava lì. In Nicaragua, in Argentina, in Uruguay, in Brasile.
Lei pensa che i magistrati abbiano fatto sino infondo il loro lavoro, sulla morte di suo marito?
Ci provano, ma si scontrano con degli ostacoli molto forti. Sì, hanno fatto il loro lavoro, ma c’è sempre una quantità di cose che non vogliono dire, che non possono dire.
Quindi lei crede che la politica non abbia mai voluto fare veramente luce sulla morte di suo marito.
Ci sono interessi troppo forti, soldi, a impedirlo. Umberto Ortolani e Licioo Gelli: quella gente lì Roberto la temeva molto.
Suo marito aveva conosciuto anche papa Luciani?
Si. Io stessa sono stata ricevuta da lui, e, prima ancora, da Paolo VI. Roberto aveva ricevuto da Paolo VI l’incarico di occuparsi dell’Ambrosiana, la Biblioteca Ambrosiana, a Milano, perché era in uno stato pietoso. E allora Roberto l’aveva trasformata. Ricordo un incontro con una decina di persone, con il direttore dell’Ambrosiana. A me hanno dato un rosario, a mio marito una moneta commemorativa. Io sono caduta in ginocchio dalla commozione!
Secondo lei papa Luciani è stato ucciso, come sostiene qualcuno?
La mia opinione è che l’abbiano ucciso. Perché?
Perché non volevano che scoprisse... le malefatte all’interno del Vaticano e dello Ior. Marcinkus aveva paura che il papa scoprisse i suoi segreti. In Vaticano c’è un ambiente incredibile... me l’aveva detto anche il marchese Serafini, che era il cameriere segreto del papa. Disse: «Dica a Roberto di stare attento. Ortolani è un tipo molto pericoloso, fa delle cose terribili». Ortolani voleva solo i soldi... C’era un ambiente tremendo in Vaticano. Per carità, ci sono anche delle brave persone, ma c’è anche gente terribile. Io penso che con questo papa (Giovanni Paolo II, ndr) il Vaticano sarà finito. L’Ambrosiano voleva che il Vaticano pagasse, ma la Santa Sede non ha pagato per i debiti che aveva contratto col Banco. Mennini chiedeva sempre soldi. Miliardi. E anche il papa voleva soldi per le sue attività contro il comunismo. Voleva passare alla storia come il papa che ha sconfitto il comunismo.
Perché lei e Carlo avete continuato a lottare per fare luce sulla morte di suo marito, mentre sua figlia no?
Lei ha paura, non voglio parlare di lei perché ha paura.
Voi avete mai avuto paura in questi anni?
No, io sono un’incosciente, non me ne importa niente. Non ho paura di dire la verità. Io la voglio dire.
E qual è la verità?
Che l’hanno ammazzato. Non si è suicidato. Lui mi disse: «Sta per accadere una cosa orribile». Stava preparando il viaggio... Doveva andare a Londra per prendere delle carte.
Quali carte, signora?
Le carte che provavano che il debito era del Vaticano.
Ma secondo lei, avrebbe parlato in un successivo processo?
Non poteva parlare, era un banchiere vero.
Secondo lei Sindona è coinvolto nella morte di suo marito?
No, non credo.
Pensa quindi più agli ambienti della massoneria e del Vaticano?
Del Vaticano. Un morto non parla più. Ma secondo lei la segretaria di suo marito, Graziella Corrocher, si è davvero suicidata?
Secondo me no, l’hanno buttata di sotto. Hanno trovato le scarpe sistemate per bene in ufficio, un po’ strano no? Io sono convinta che l’hanno ammazzata, perché era l’anello debole della catena.
E quindi c’era pericolo che parlasse. Sapeva molte cose?
No, non credo. Era un’orfana, assunta da mio marito per fare un gesto di bontà. Ma per sicurezza l’hanno buttata dalla finestra.
Suo marito aveva paura di Gelli?
Sì, molta.
Come mai?
Era pericoloso.
Ha rilasciato poco tempo fa un’intervista a la Repubblica, dicendo che i suoi piani si sono avverati. Che ne pensa?
Gelli faceva il doppio gioco, anche con i fascisti. Teneva i contatti con i servizi segreti.
Era Gelli che convinceva suo marito a versare soldi in America Latina?
Sì.
Sua figlia cosa pensa dell’omicidio di suo padre?
Cerca di dimenticare.
Insisto: lei ritiene il Vaticano responsabile della morte di suo marito?
Certo, perché se avessero pagato i loro debiti, Roberto avrebbe risolto i suoi problemi. Ma non volevano mettere mano ai loro segreti. Era sempre un estraneo, in fondo. Non sono molto intelligenti, in quel giro. Di fronte alle difficoltà si squagliano.
Il papa era a conoscenza di questa situazione?
Sì, perché mi diceva Roberto: mi darà le finanze vaticane da risanare, appena risolto il problema del debito. Lui, il papa, ha negato, ma può negare finché vuole, perché io ho la parola di mio marito. Mi sembra di vederlo ancora, Roberto: era inginocchiato davanti alla libreria, mi ha guardato ed era raggiante. Mi disse: «Il papa ha detto che mi affiderà le finanze vaticane...»
Scusi se glielo richiedo: lei pensa che Marcinkus abbia avuto una responsabilità specifica nella morte?
Sì, era felice quando è morto, mi hanno detto. Era felice. Si faceva vedere allegro.
Suo marito, nell’ultimo periodo della sua vita, si era avvicinato all’Opus Dei. Ha cercato un accordo per farsi salvare dall’OpusDei?
Sì, perché l’Opus Dei condizionava il pontefice, in quanto il papa aveva bisogno di soldi. Lui voleva distruggere il comunismo. E c’è riuscito, almeno in parte. Per farlo, aveva bisogno di soldi. E Marcinkus teneva in pugno il Papa. Aveva anche mandato Flavio Carboni in America, per raccogliere fondi contro il comunismo. Carboni era tornato con parecchi soldi, raccolti anche in ambienti massonici.
Quando suo marito nella fase finale cercò l’aiuto dell’Opus Dei per salvare il Banco, con chi parlava? Chi era il suo punto di riferimento?
Carboni. Era subentrato a Francesco Pazienza...
Era Carboni che lo metteva in contatto con l’Opus Dei?
E coi vescovi massoni. Ce ne sono tanti. Dicono che un sacerdote non può essere massone e invece non è vero.
Dell’Opus Dei che cosa ne pensa?
Io non so se hanno fede... il modo in cui si comportano... loro hanno visto nella vicenda di mio marito che potevano risparmiare di pagare l’enorme debito accumulato dal Vaticano con l’Ambrosiano... e hanno ottenuto la prelatura personale...
Il Vaticano fa riciclaggio di denaro sporco?
Lo faceva, adesso non lo so.
Ma all’epoca di suo marito si praticava?
Sì, faceva riciclaggio di denaro sporco. È perché hanno continuo bisogno di soldi...
Quando è andato prima in Svizzera e poi a Londra, lei non ha cercato di raggiungerlo, non ha cercato di dire “vengo anch’io”? Lui che cosa le diceva?
Lui non sentiva niente, lui voleva andare a Londra. Io volevo stare lì con lui. Ma non c’è stato niente da fare. Non voleva che andassi là, a Londra. M’ha mandata a raggiungere mio figlio Carlo, in America... e c’era andata anche l’Anna, prima...
Secondo lei in quella borsa famosa, che aveva con sé al momento dell’omicidio e che poi è sparita, cosa c’era dentro?
Le carte... questa volta Roberto parlava. Non avrebbe potuto fare neanche un giorno di prigione. Me lo disse: «Non voglio più fare nemmeno un giorno di prigione per loro».
Suo marito ha avuto rapporti con la mafia?
No. Ma una volta, siamo andati a mangiare a casa di Pazienza, perché doveva incontrare Bettino Craxi. Prima che arrivasse Craxi è venuto dentro un tale, che non conoscevamo. Roberto lo guardava sbalordito. Pazienza ha detto: «È della mafia». Questo gli ha dato tre baci.
A chi glieli ha dati i tre baci?
Non so chi era, ma ha baciato Roberto. Roberto era intontito, lo guardava... perché non sapeva chi era. Ma io sapevo che Pazienza, quando gli conveniva... quando gli conveniva, aveva rapporti con tutti. Non era mica stupido, ma era strano... avrebbe voluto fare il banchiere...
Ma suo marito aveva o non aveva rapporti con la mafia?
No! Ha detto: «Mi è venuta a trovare persino la mafia e l’ho mandata via...» No, non aveva rapporti con la mafia, aveva già la massoneria, che mi pare che sia peggio.
Lei spera ancora nella verità?
Ho sempre cercato la verità: lo scrissi anche nel necrologio di mio marito. Scrissi così: “La famiglia non perdona, non dimentica, non si rassegna. Ma chiede a Dio giustizia in questa vita e nell’altra”.
Il Vaticano poteva salvarlo alla fine, no?
Sì, poteva salvarlo.


Ferruccio Pinotti – L’Europeo 2006 n.4