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 2015  febbraio 25 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - È COMINCIATA LA GUERRA DEI MEDIA


REPUBBLICA.IT
OFFERTA DI BERLUSCONI PER RAINEWS
MILANO - Mediaset muove sulle torri che trasmettono il segnale televisivo della Rai e lancia un’offerta pubblica d’acquisto e scambio (Opas) per conquistare il 100% di Rai Way, attraverso la controllata Ei Towers, a sua volta la società che possiede le antenne delle televisioni di Cologno Monzese. L’azienda che fa capo alla famiglia Berlusconi è pronta a mettere sul piatto oltre 1,2 miliardi di euro, ma il governo pone un limite alle ambizioni dell’ex Cavaliere ricordando che fin dalla privatizzazione della società ha deciso di tenere in mano pubblica il 51% delle torri televisive.
La società della galassia Berlusconi è uscita allo scoperto chiedendo "una piena integrazione industriale di Ei Towers con Rai Way", che è controllata al 65% dalla Rai, a sua volta nelle mani del Tesoro. Per questo motivo l’offerta ha l’obiettivo di revocare le azioni di quest’ultima dal listino di Piazza Affari (dove Rai Way è stata da poco quotata), o l’acquisto di una partecipazione che rappresenti almeno 66,67% del capitale sociale. Quest’ultimo punto è risultato dirimente: nella premessa del decreto di privatizzazione di Rai Way, datato settembre 2014, il governo ha scritto di ritenere "l’opportunità di mantenere, allo stato, in capo a Rai, a garanzia della continuità del servizio erogato da Rai Way a Rai medesima, una quota (...) non inferiore al 51%".
Inciso che ha portato il deputato Pd, e segretario della Commissione di vigilanza, Michele Anzaldi, a definire l’offerta di Mediaset "incomprensibile", mentre parte la ridda di reazioni politiche. Il governo, a mercati chiusi, ha richiamato proprio il testo di legge in una nota del Mise, nella quale si legge: "L’offerta pubblica per Rai Way conferma l’apprezzamento da parte del mercato della scelta compiuta a suo tempo dal governo di valorizzare la società delle torri della Rai facendola uscire dall’immobilismo nel quale era confinata. La quotazione in Borsa si è rivelata un successo. Il governo però ricorda che, anche considerata l’importanza strategica delle infrastrutture di rete, un Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 2 settembre 2014 ha stabilito di mantenere in capo a Rai una quota nel capitale di Rai Way non inferiore al 51 per cento". Parole che per il momento sembrano stoppare l’interesse privato sotto la soglia della maggioranza.
La storia.
L’offerta è arrivata a pochi giorni di distanza dalle manovre della Fininvest, la holding di Arcore, sulla stessa Mediaset e della Mondadori sulla Rcs Libri: la famiglia Berlusconi ha ceduto un importante pacchetto delle televisioni, pur restando in controllo oltre il 30%, e facendo cassa per poco meno di 400 milioni di euro. Sul fronte editoriale, la casa di Segrate ha presentato un’offerta per rilevare la divisione della Rizzoli per 135 milioni di euro. Sui mercati, la notizia di oggi si riverbera con una corsa al rialzo di Rai Way (valutata 4,5 euro ad azione). Ei Towers sale con Mediaset.
Quanto ai dettagli tencici, Ei Towers (che vede tra gli azionisti Mediaset al 40%, poi BlackRock al 10% circa) ha annunciato l’offerta pubblica di acquisto e scambio sul 100% di Rai Way. Quest’ultima è controllata come detto al 65% dalla Rai, per la parte restante il suo capitale è sul mercato.
L’offerta, lanciata a 4,50 euro per azione, valuta la società di trasmissione della Rai circa 1,22 miliardi di euro. L’operazione prevede il pagamento di una componente in contanti, pari a 3,13 euro, e una componente azionaria, costituita da 0,03 azioni ordinarie Ei Towers di nuova emissione (attualmente la valutazione è di oltre 48 euro). Il corrispettivo incorpora un premio del 22% rispetto al prezzo di riferimento delle azioni ordinarie Rai Way del 23 febbraio e un premio del 52,7% rispetto al prezzo di debutto in Borsa della società, avvenuto il 19 novembre scorso a un prezzo di 2,95 euro. Il controvalore complessivo dell’offerta, in caso di integrale adesione, sarà di 1.225.332.800 euro. La fetta della Rai, qualora passasse all’incasso, sarebbe quindi grosso modo di 790 milioni.
Per completare l’operazione, il consiglio di amministrazione di Mediaset ha dato il via libera alle condizioni dell’offerta "per costruire un’aggregazione nazionale dell’infrastruttura di trasmissione televisiva". Mediaset pertanto voterà a favore di una proposta di aumento di capitale nell’assemblea di Ei Towers prevista il 27 marzo. "Il pagamento della componente in contanti" precisa Ei Towers "è integralmente garantito da un primario istituto di credito internazionale il quale concederà un finanziamento all’offerente per far fronte al relativo pagamento".
Nello spiegare le ragioni dell’operazione Ei Towers parla della "creazione di un operatore unico delle torri broadcasting" per "porre rimedio all’attuale situazione di inefficiente moltiplicazione infrastrutturale dovuta alla presenza di due grandi operatori sul territorio nazionale". La società delle torri del gruppo Mediaset assicura in ogni caso che "continuerà a garantire l’accesso alle infrastrutture a tutti gli operatori televisivi". Ci sono tre condizioni da soddisfare per concludere il deal: la Rai deve ovviamente accettare e, a quanto risulta, un consiglio di amministrazione dovrebbe riunirsi domani a Milano per discutere dell’offerta, anche se ufficialmente sul tavolo c’è la riorganizzazione di viale Mazzini. L’Antitrust (che ha confermato di aver ricevuto una notifica dell’operazione e valuterà se sia ristrettiva della concorrenza) deve poi dare il via libera. Atteso un passo anche dal Mise, che deve autorizzare la Rai a continuare ad operare con la nuova società, mentre Ei Towers assicura la collaborazione per espletare il servizio pubblico. La società di Mediaset, che auspica la conclusura dell’affare entro l’estate prossima, "aprirà sempre più la propria infrastruttura, in prospettiva agli operatori di Tlc".
E qui entrano in gioco le altre partite che il Biscione sta giocando, ad esempio con Telefonica, che ha acquisito una partecipazione del 10% in Mediaset Premium. Sulle torri di trasmissione si stanno d’altra parte muovendo tutti gli operatori, da una parte Telecom che sta per creare una società cui conferirà la sua rete, ed anche Wind, che ha deciso di cedere la sua rete di oltre 6mila torri ad Abertis.

REAZIONI
ROMA - Una nota del governo, nel tardo pomeriggio, a borse ormai chiuse, prova a silenziare il gran rumore generato dall’annuncio del gruppo Mediaset di puntare al controllo di Rai Way con una pubblica offerta di acquisto e scambio attraverso la controllata Ei Towers, proprio la principale concorrente di Rai Way. Nella nota si conferma "l’apprezzamento da parte del mercato della scelta compiuta dal governo di valorizzare la società facendola uscire dall’immobilismo nel quale era confinata", ma si ricorda anche che, "considerata l’importanza strategica delle infrastrutture di rete, un Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri del 2 settembre 2014 ha stabilito di mantenere in capo a Rai una quota non inferiore al 51%" di Rai Way.
Esattamente quanto in giornata diversi esponenti del Pd membri della Commissione di vigilanza Rai avevano spiegato, in parte in risposta agli attacchi dell’opposizione, in parte per denunciare da parte di Mediaset una manovra "provocatoria, illegittima" e remunerata in Borsa. In effetti, il titolo Rai Way ha chiuso in forte rialzo, volando a +9,46%, in rialzo anche il titolo Ei Towers (+5,26%) e Mediaset (+1,35%).
Attacchi giunti soprattutto dal M5s, i cui deputati in Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera, chiedono l’intervento dell’Antitrust e denunciano l’operazione come il coté televisivo del "Patto del Nazareno". "La frettolosa quotazione in borsa di Rai Way, denunciata con forza dal M5s nei mesi scorsi, conduce oggi a una prevedibile conseguenza: il principale concorrente Ei Towers, di proprietà del gruppo Mediaset, ha lanciato un’Opa per l’acquisizione del controllo della società pubblica".
"Ove l’operazione dovesse andare in porto - proseguono i deputati M5s - la trasmissione del segnale dei canali Rai sarebbe nella disponibilità del gruppo Mediaset. Per il M5s questo significa una cosa sola: continua il Patto del Nazareno televisivo, una risorsa pubblica messa sul mercato sta per essere fagocitata dal gruppo Mediaset. Auspichiamo un intervento deciso dell’autorità Antitrust per scongiurare la creazione di un monopolio in un mercato strategico a tutela dei consumatori, degli operatori e in ultima istanza di quel che rimane del pluralismo nel nostro Paese".
Il presidente della Commissione di vigilanza Rai è proprio un esponente di primo piano del M5s, Roberto Fico. Che su Facebook ricorda la sua "profezia": "A maggio Berlusconi, ospite a Porta a Porta, mi definì un buffone perché denunciavo la possibilità di un’intesa tra lui e Renzi sulla vendita di Rai Way (...). Cosa succede a meno di un anno di distanza? Chi è allora il buffone?".
Rai Way, 9 mesi fa la "profezia" di Fico: "Finirà in mano a Mediaset o Murdoch"
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A favore dell’Opa si esprime invece il consigliere politico di Forza Italia, Giovanni Toti: "Vedo con favore qualsiasi iniziativa di aggregazione nei settori delle tlc, della tv e dell’editoria. La concorrenza è a livello globale, dobbiamo confrontarci con colossi anglo-americani e asiatici e le imprese italiane soffrono di nanismo capitalistico. Vedo reazioni rabbiose" aggiunge Toti, facendo riferimento anche alla vicenda Mondadori-Rcs, "da parte di politici che non riescono a capire che le imprese italiane sono sottodimensionate". Il senatore forzista Altero Matteoli accusa "la sinistra e non solo" di voler impedire a Silvio Berlusconi "l’esercizio dell’attività imprenditoriale dopo avergli impedito di svolgere a pieno la sua legittima attività politica. Gli organi preposti verificheranno la regolarità dell’Opa".
Prima della nota del governo, è il deputato e segretario della Commissione di vigilanza Rai Michele Anzaldi a provare a chiarire "L’offerta di Mediaset appare poco comprensibile, il governo è stato chiaro su Rai Way: la quotazione in borsa è stata vincolata alla cessione di una quota non superiore al 49%. Il decreto per la privatizzazione di Rai Way vincola la Rai a mantenerne una quota di partecipazione nel capitale sociale non inferiore al 51%. La Rai, peraltro, ha messo sul mercato solo il 34,9% del capitale di Rai Way, mantenendo una quota di due terzi che garantisce pienamente il controllo pubblico dell’azienda".
"Per come la vicenda si sta raffigurando in queste ore, si rischia solo di creare confusione o, peggio, di incorrere nel rischio di qualche illecito" aggiunge Anzaldi, che dopo le spiegazioni scrive al presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, per chiedergli se non sia "utile avviare una valutazione della questione" e, nel dettaglio, "se Ei Towers ha proceduto con la richiesta preventiva di parere all’Antitrust, così come previsto dalla normativa".
Luca Verducci, senatore Pd e vicepresidente della Commissione di vigilanza, rileva l’altra faccia dell’operazione: "Un gran clamore che ha sortito l’effetto di consistenti guadagni in borsa per i titoli di Ei Towers e Mediaset". Pierluigi Bersani la butta sull’ironia, ma non troppo, via Twitter.
Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale di Sel: "A questo punto è assolutamente urgente e necessario che il governo parli chiaramente e ci dica cosa ne pensa e cosa intenda fare per proteggere la struttura strategica del servizio pubblico radio-tv, dall’Opa dell’azienda concorrente". Per la leader della Cgil, Susanna Camusso, l’Opa Mediaset "conferma le ragioni per cui c’eravamo opposti all’alienazione del patrimonio di Rai Way, che è un depauperamento del patrimonio della Rai e un indebolimento del patrimonio pubblico. Si ripropone il tema della concentrazione anziché quello dell’investimento sull’informazione pubblica".
In una nota del portavoce Giuseppe Giulietti, Articolo 21 sottolinea come "quello che sta accadendo in queste ore conferma la necessità e l’urgenza di procedere non solo alla riforma della Rai, ma anche alla definizione di nuove norme antitrust e di una rigorosa normativa sul conflitto di interessi. Le notizie relative a una possibile Opa di Mediaset su Rai Way, che peraltro dovrebbe superare diversi giudizi di legittimità, confermano che chiunque operi per conservare la Rai dentro l’attuale camicia di forza e i presenti assetti industriali ed editoriali, lavora, consapevolmente o meno, per il suo ’dissolvimento’".
In allarme anche il sindacato dei giornalisti Rai. Se l’Opa di Mediaset "andasse in porto - denuncia in una nota l’Usigrai - determinerebbe una concentrazione tale da mettere a rischio anche la libertà di informazione". E dal sindacato parte la stessa richiesta espressa da Articolo 21: "Regolare definitivamente i conflitti di interesse". Usigrai si rivolge al governo, con il quale "abbiamo avviato contatti. Chiediamo chiarezza al governo e chiediamo all’Antitrust di aprire con urgenza un fascicolo. Le torri della Rai Servizio Pubblico devono restare in mano pubblica. E’ un principio che l’Usigrai ha affermato dall’inizio di questa vicenda esprimendo sempre allarme e contrarietà e decidendo persino di acquistare alcune azioni di Rai Way, ed è quello che andremo ad affermare con forza nell’assemblea dei soci".
Anche la Federazione Nazionale della Stampa è sulla stessa linea: necessità e urgenza "di regolare una volta per tutte la delicata materia dei conflitti di interesse e di mettere a punto nuove norme antitrust" si legge in una nota. Proprio "l’iniziativa del più grande gruppo televisivo privato italiano" deve convincere "governo e parlamento a procedere senza indugi alla riforma della Rai e del sistema pubblico radiotelevisivo nel suo complesso", attraverso cui passa "la difesa del pluralismo, della qualità e dell’autonomia dell’informazione" conclude Fnsi.