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 2015  febbraio 23 Lunedì calendario

CRESCE L’ALLARME PER LE PILLOLE SUL WEB

Milano
Il panorama europeo delle farmacie e delle parafarmacie è molto variegato nonostante esistano diverse direttive che hanno l’obiettivo di armonizzare la vendita dei farmaci all’interno dell’Unione. In Gran Bretagna i farmaci da banco sono stati liberalizzati già nel 1968 e oggi esistono catene di farmacie e parafarmacie che hanno dimensioni tali da essere quotate in Borsa. In Inghilterra non esistono inoltre limiti di alcun genere per l’apertura di farmacie: contrariamente a quanto avviene nella maggior parte dei Paesi europei, è sempre stato consentito alle società di capitali di divenire proprietarie di una farmacia. Oggi, delle 12.000 farmacie esistenti, 3000 sono controllate dalle due maggiori catene (Boots e Lloyds), 4000 fanno capo a piccole catene, 4.500 sono indipendenti e circa 500, sono incluse in supermercati. Infine è una caratteristica diffusa fra le catene di farmacie di una certa dimensione quella di offrire al pubblico delle linee di prodotti da banco con il proprio marchio e con prezzi inferiori a quelle dei concorrenti più conosciuti. Anche in Germania non sono previsti criteri topografici o demografici per l’apertura di nuovo farmacie. A differenza del Regno Unito, però, al di fuori delle farmacie è possibile vendere solo prodotti aventi proprietà di prevenzione e non curative. La proprietà delle farmacie è riservata ai soli farmacisti, siano essi singoli o in forma di società fra farmacisti. Ogni farmacista può possedere solo una farmacia, mentre ogni società può possedere fino a tre farmacie sussidiarie oltre a quella principale. Le farmacie sussidiarie devono essere situate nello stesso quartiere o in uno adiacente. L’intervento statale è limitato alla concessione di incentivi per l’apertura di farmacie in aree rurali a scarsa densità di popolazione. In Francia la situazione è molto più simile a quella italiana. La pianta organica delle farmacie viene stabilita in funzione del numero di abitanti. Tuttavia un regime derogatorio permette al prefetto o al Ministero della sanità di autorizzare l’apertura di farmacie in sovrannumero in funzione dei reali bisogni della popolazione. Il Paese che di recente è progredito di più in fatto di liberalizzazione della vendita di farmaci è però molto probabilmente il Portogallo. Nel 2007 è stata liberalizzata la proprietà della farmacia, dando la possibilità a ogni persona fisica o giuridica di possedere non più di quattro farmacie (con l’esclusione dei professionisti sanitari con diritto di prescrizione, ospedali, cliniche private e grossisti di industrie farmaceutiche). Dal 2005, inoltre, è stato completamente liberalizzato il settore dei farmaci da banco che possono essere venduti in qualsiasi esercizio commerciale con il solo obbligo di avere un laureato in farmacia in veste di supervisore (anche non presente fisicamente al momento della vendita). In Italia ancora un flop sul fronte della liberalizzazione, dopo lo stop da parte del consiglio dei ministri che, nella seduta di venerdì scorso, avrebbe dovuto varare il provvedimento per la vendita di farmaci di fascia C con ricetta. Tutto rinviato così come l’aumento del numero delle farmacie sul territorio nazionale. L’Associazione Nazionale Parafarmacie Italiane (Anpi) ricorda come il settore delle farmacie (inclusi i corner all’interno della Gdo) siano già pronti ad adeguarsi ai cambiamenti agli eventuali cambiamenti normativi, in quanto la legge già ora impone «non solo la presenza di un farmacista abilitato alla professione, ma anche attrezzature tecnologiche, approvvigionamento dei farmaci e procedure di controllo uguali a quelle della farmacia». Ma oltre alla questione riguardante la vendita dei farmaci di fascia C con ricetta al di fuori delle farmacie, c’è un tema se possibile ancora più spinoso, ovvero la regolamentazione della vendita dei farmaci online. Ad oggi in Italia sul web si possono acquistare tutti i prodotti presenti in una farmacia ad eccezione dei farmaci, quindi integratori, cosmetici, articoli sanitari una parte dei prodotti veterinari e i prodotti per la prima infanzia. Presto però potrebbe essere dato il via libera alla vendita dei farmaci da banco. Su questo argomento esiste una direttiva europea, la 62/2011, che è stata recepita dal nostro Paese nel marzo del 2014 e che disciplina la vendita di farmaci tramite internet, lasciando però agli Stati membri la libertà di decidere che cosa vendere online: se solo i farmaci da banco o anche quelli dietro prescrizione medica, come già avviene in alcuni Paesi della Ue.
Marco Frojo, Affari&Finanza – la Repubblica 23/2/2015