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 2015  febbraio 23 Lunedì calendario

EXPO, A DUE MESI DAL VIA I CONTI TORNANO E CON L’INDOTTO I RICAVI FANNO IL PIENO

È l’Expo cresciuta nel grande freddo della crisi e delle casse pubbliche sempre più vuote. L’Expo che ha dovuto sacrificare parte del budget: fino al 2012, gli investimenti pubblici previsti per costruire la cittadella dedicata all’alimentazione e i collegamenti diretti ammontavano a 1,6 miliardi; oggi, dopo un taglio deciso dallo stesso commissario unico Giuseppe Sala di 300 milioni e la rinuncia a pezzi del dossier ritenuti non fondamentali, sono scesi a 1,3 miliardi. Dovranno calare ancora di almeno altri 60 milioni. E la società che organizza l’evento dovrà cercare anche di far quadrare i conti della gestione. Perché dopo averli inaugurati, i padiglioni, bisognerà farli vivere per sei mesi: una macchina che girerà 24 ore su 24 e avrà bisogno di 800 milioni di euro da coprire – è la previsione – con gli incassi, a partire dai biglietti. Expo ha un obiettivo: arrivare a 24 milioni di ingressi, guadagnando oltre 460 milioni di euro. È sui ticket, quindi, e sulla capacità di conquistare turisti, che l’evento si giocherà più della metà dei ricavi operativi. Ma quando mancano poco più di due mesi all’inaugurazione del primo maggio, ne sono stati venduti otto milioni, un terzo del totale. Non tutti gli “assegni” vengono incassati subito, ma la spa in questo momento potrebbe già fare affidamento su circa 150 milioni. Ma quanto costa Expo? È una delle rivendicazioni del commissario unico Giuseppe Sala, che lo ripete spesso: «Questa Esposizione costerà meno di quanto era stato previsto». Un risultato frutto di più fattori. Certo, da quando il manager ha preso il timone della società che nel 2010 rischiava di colare a picco insieme allo stesso evento, ha cercato di tenere sotto controllo le spese. Ma molti progetti sono stati congelati a lungo o superati a causa dei ritardi e delle impasse del passato. Dall’inizio della corsa alla fine del 2014, Expo ha speso 600 milioni di euro per la costruzione, al netto di voci come la progettazione, i collaudi, la direzione lavori. Con l’avanzamento dei cantieri, in questi mesi la cifra è destinata a salire ulteriormente e ad arrivare alla fine a sfiorare 1,3 miliardi o poco meno. Con una sfida ancora aperta a cui stanno lavorando anche il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, che dopo gli scandali e le inchieste dello scorso anno ha ricevuto dal governo il compito di alta sorveglianza sull’evento, e l’Avvocatura dello Stato: limitare il più possibile le riserve presentate dalle imprese, le varianti degli appalti e gli sforzi extra fatti per recuperare il tempo perduto e accelerare. Sul fronte delle “spese correnti”, invece, la cifra già uscita dalle casse si avvicina ai 200 milioni: qualche decina di milioni in meno rispetto a quanto il piano industriale avrebbe indicato a questo punto del percorso. Expo, ha annunciato Sala, ha già dato lavoro in modo diretto tra grossi appaltatori e piccoli fornitori - a 5mila imprese. E la macchina dell’Esposizione ha mosso altre risorse che sono già arrivate a “compensare” in qualche modo lo sforzo pubblico fatto. Ci sono le sponsorizzazioni che complessivamente tra cash, corrispettivi in opere o servizi e l’affitto che le aziende pagano per costruire una struttura espositiva (3mila euro al metro quadrato) sono arrivate a 380 milioni. Sala è riuscito a portare a bordo grossi nomi come Telecom, Fiat, Samsung, Banca Intesa Sanpaolo, Alitalia-Etihad, Enel, Ferrovie dello Stato, Finmeccanica, Accenture ma anche pezzi dell’industria alimentare, da Coca Cola a Illy da Coop a Ferrero. Soprattutto ci sono gli investimenti dei Paesi: saranno più di 140 gli Stati che si metteranno in mostra e in 53 ancora più dei 42 dell’Expo dei record di Shanghai - lo faranno realizzando una struttura autonoma. Altrettanti cantieri nel cantiere e pezzi di manifestazione, con un investimento che, tra lavori e gestione durante i sei mesi, ha ampiamente superato il miliardo di euro. Potenza, dicono gli uomini di Expo, del tema del cibo. Una nuova geopolitica disegnata dall’Esposizione che vede tre giganti guidare praticamente alla pari la classifica con budget attorno ai 60 milioni. È quello che, nonostante non esistano cifre ufficiali, impegnerà la Cina: oltre al padiglione nazionale si presenta con altri due spazi corporate( uno è del colosso delle costruzioni Vanke) e ha diverse imprese che si sono mosse come sponsor. In vetta c’è anche la Germania: ha conquistato il lotto più grande (quasi 5mila metri quadrati) e ha messo a bilancio 48 milioni a cui, però, si aggiungeranno un’altra decina di privati e regioni tedesche. Infine gli Emirati Arabi Uniti, che solo per far venir su e poi riempire di eventi l’edificio ispirato a un’oasi nel deserto, disegnato da Norman Foster, dovrebbero spendere circa 50 milioni. Anche in questo caso però si arriverebbe vicino ai 60 con i fondi di Dubai che ospiterà l’Expo del 2020 e vuole ritagliarsi un palcoscenico. Ma da dove sono arrivate le risorse? Partiamo dalla costruzione e dalla parte pubblica. Gli azionisti di Expo Spa sono il governo con il 40 per cento, Comune e Regione con un 20 per cento alla pari (e altri 159 milioni a testa), Camera di Commercio di Milano con il 10 per cento e la Provincia che avrebbe dovuto avere un altro 10 per cento. Avrebbe perché ancora prima della scomparsa, l’ente non ha versato interamente le proprie quote. Lo Stato ha coperto anche i 60 milioni che mancano all’appello, garantendo in questo modo quasi 900 milioni. È così che si arriva a 1,3 miliardi. Con un’ultima rinuncia da fare, però: Sala dovrà risparmiare altri 60 milioni che Camera di Commercio non ha ancora girato perché, dicono, le infrastrutture non rappresentano la loro mission. Passiamo ai costi di gestione: 800 milioni per il personale, la comunicazione, gli ammortamenti, i vari servizi. Expo è una macchina complessa, una città che nei giorni di punta arriverà ad accogliere 250mila persone e assumerà le dimensioni di un centro abitato della grandezza di Messina. E se durante il giorno sarà aperta per i visitatori, durante la notte sarà animata da quanti dovranno ripulirla, entrare per rifornire di cibo e bevande i ristoranti, pensare alla manutenzione. Per tutte queste voci operative si prevede una spesa che si aggira attorno ai 130-150 milioni: dalle pulizie, appunto, che valgono 13 milioni alla sicurezza (30 milioni), dai vigili del fuoco (3 milioni) all’assistenza medica (2,5), dal sistema della mobilità (15 milioni) alle manutenzioni che, dal verde agli impianti, avranno un costo di 10 milioni. E poi, altri capitoli: il call center (2,5 milioni), il progetto volontari e lavoro (20 milioni), la gestione di tutte le biglietterie (20 milioni), l’energia (20 milioni). Alcuni risparmi sono già stati fatti, ma bisognerà fare attenzione fino all’ultimo alle spese. Per la comunicazione, ad esempio, sul piatto ci sono comunque 100 milioni, di questi 50 arriveranno dalla società e altrettanti dalle campagne degli sponsor che faranno girare il logo del 2015. Alla fine bisognerà raggiungere un equilibrio tra uscite ed entrate, e nonostante i piani continuino a essere aggiornati Expo Spa si dice comunque in grado di garantire il pareggio. Come? Alcune certezze ci sono già. Di quei 380 milioni di sponsorizzazioni conquistate dai partner privati sotto varie forme – dai servizi agli affitti delle aziende –, ad esempio, 156 milioni sono stati già messi a bilancio come versamenti cash. Più della metà degli 800 milioni di ricavi, poi, dovrà essere rappresentata dai biglietti che valgono 460 milioni. Anche in questo caso, averne venduti 8 milioni garantisce in questo momento un introito di circa 150 milioni. Per arrivare alla copertura complessiva sono previste altre voci “sicure”: dall’affitto padiglioni (10 milioni) all’ospitalità dei partecipanti (16 milioni). Tra le partite aperte c’è il merchandising per cui, tra l’altro, nel tempo le previsioni si sono assottigliate: fino al 2012, per dire, si pensava di arrivare a 50 milioni; oggi – anche dopo una battaglia legale tra Rinascente e Coin che ha di fatto annullato una gara – il piano industriale ne indica 15,6. Tra le ultime incognite la lotteria legata a Expo: dovrebbe portare 10 milioni, ma finora non c’è. E al via mancano 67 giorni.
Alessia Gallione, Affari&Finanza – la Repubblica 23/2/2015