Domenico Calcagno, Corriere della Sera 25/2/2015, 25 febbraio 2015
DOMINGUEZ: «SOLO IL CAMPIONATO PORTERA’ IN META IL RUGBY ITALIANO»
Diego Dominguez che idea si è fatto della Nazionale dopo le prime due partite nel Sei Nazioni?
«Mi aspettavo i risultati che sono arrivati. Avevo visto la squadra anche a novembre, perdere tre mesi dopo con Irlanda e Inghilterra era logico».
Il problema più grave?
«Il solito: mancano ricambi ai giocatori di qualità. Abbiamo campioni con tanta esperienza, ma anche tante battaglie sulle spalle e il livello del Torneo è altissimo. Poi si sta allungando la lista degli infortunati. Ho visto tra gli azzurri tanta voglia, tanto cuore, però...».
I britannici ci hanno già assegnato il Cucchiaio di legno.
«Temo abbiano ragione, giocando così è complicato».
Sabato c’è la Scozia, l’abbiamo battuta diverse volte...
«Vero, ma la Scozia col nuovo allenatore, il neozelandese Vern Cotter, ha fatto un cambio importante di gioco e mentalità. Mi aspetto una partita molto dura a Edimburgo. L’occasione potrebbe presentarsi a Roma, con la Francia: non gioca bene, ha problemi, potrebbe essere vulnerabile. A Roma, però, la Francia ha perso nel 2011 e nel 2013, penso faranno di tutto per evitare di perdere ancora».
A Edimburgo dovrebbe giocare ancora Haimona all’apertura.
«L’ho già detto, per me Haimona è un centro. Io avrei insistito su Allan, ha i movimenti, il fiuto dell’apertura, è giovane e sta lavorando duro a Perpignan. Haimona ha anche sbagliato tanti calci e non penso che il problema sia la scarsa abitudine ai grandi stadi. Io calciavo e per me farlo in un grande stadio o in uno piccolo era la stessa cosa. Ma Haimona non è il calciatore delle Zebre, e se non calcia nel suo club perché dovrebbe farlo, e bene, in Nazionale?».
Tre cose che farebbe se fosse il c.t.
«Con la speranza che nessuno si offenda: primo, cercherei di avere più possesso e una migliore occupazione del campo; secondo, giocherei molto con gli avanti, attorno ai raggruppamenti, abbassando il ritmo; terzo, aprirei meno la palla, spesso ci allarghiamo per attaccare e lasciamo spazi. Ovviamente, userei molto di più il piede. Brunel sta cercando di giocare un bel rugby, ma ha pochi giocatori di qualità. Sono convinto che ci si debba adattare ai giocatori che hai».
E se fosse presidente federale?
«Bloccherei tutte le accademie federali e ne farei una sola, di altissimo livello. Solo dopo aver avviato la prima penserei a una seconda. Per le regioni più lontane organizzerei stage, raduni, ma niente strutture fisse. Porterei l’Eccellenza a 10 squadre. Ogni club avrebbe la sua accademia, così i ragazzi potrebbero crescere a casa loro senza rischiare di perdere il senso di appartenenza, non solo sportivo. Darei contributi perché vorrei avere il controllo del lavoro svolto, come succede in Irlanda. Nelle squadre pochi stranieri ma buoni. Avere un campionato forte, almeno come quello degli anni 90, è l’unica strada per far crescere il nostro rugby. Infine, terrei una sola franchigia: visti i risultati di Benetton e Zebre è chiaro che facciamo fatica con due. Quando poi la franchigia comincerà a vincere e avrò 50 giocatori per 23 posti da professionista, penserei a farne una seconda. Insomma: mi concentrerei sul campionato e per il resto farei un passo alla volta».
Ma non sarà c.t. né presidente federale, la aspetta il Tolone, la squadra più forte d’Europa.
«Lo allenerò dall’1 gennaio 2016, sei mesi con Laporte e da luglio, quando Laporte si candiderà alla presidenza federale, andrò avanti da solo. È un’occasione e una soddisfazione enorme. A dicembre mi trasferirò in Francia: voglio dedicare tutte le mie energie al club, voglio dare tutto me stesso per fare qualcosa di importante».
Domenico Calcagno