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 2015  febbraio 25 Mercoledì calendario

SPYCABLES SBUGIARDA NETANYAHU

Benya­min Neta­nyahu va avanti a muso duro. Le ampie dif­fe­renze sul “peri­colo” del nucleare ira­niano tra il ser­vi­zio segreto Mos­sad e il pre­mier israe­liano, rive­late dai docu­menti “Spy­ca­bles”, non sono bastate a far crol­lare agli occhi dell’opinione pub­blica israe­liana il castello di accuse con­tro Teh­ran messo in piedi da Neta­nyahu in que­sti ultimi anni. Il primo mini­stro israe­liano per­ciò non fa retro­mar­cia. Ieri ha con­fer­mato che il 3 marzo pro­nun­cerà, nono­stante le cri­ti­che, il suo discorso davanti al Con­gresso degli Stati Uniti volto a scon­fes­sare la linea del nego­ziato e dell’accordo con l’Iran che porta avanti l’Amministrazione Obama. Quel discorso, ha spie­gato, «può essere l’ultimo baluardo con­tro un accordo» inter­na­zio­nale con l’Iran che dopo diven­terà un Paese di «soglia nucleare». Sem­pre ieri il quo­ti­diano di destra Israel ha-Yom — organo semiuf­fi­ciale del par­tito di mag­gio­ranza rela­tiva Likud – si è sca­gliato con­tro il pre­si­dente ame­ri­cano con un fondo al vetriolo in cui si afferma che «nell’era di Obama è con­ve­niente essere nemici degli Stati Uniti, e meglio ancora se si è un ayatollah…laddove il governo israe­liano vede per­sone cat­tive, l’Amministrazione Usa vede invece per­sone poten­zial­mente buone».

Che si tratti degli scan­da­letti “casa­lin­ghi” cau­sati dalla first lady Sara o delle posi­zioni del Mos­sad sulla que­stione nucleare ira­niana, la mag­gio­ranza degli israe­liani resta con Neta­nyahu. Lo dicono i son­daggi a tre set­ti­mane dal voto, lo ripe­tono nelle strade le per­sone comuni. La sicu­rezza sulla quale batte sem­pre Neta­nyahu mette ai mar­gini il tema delle cre­scenti dif­fi­coltà eco­no­mi­che di una larga fetta della popo­la­zione. E non pare desti­nato a cam­biare il qua­dro anche lo sce­na­rio emerso dagli “Spy­ca­bles”, rac­con­tato lunedì dalla tv araba Al Jazeera e dal quo­ti­diano bri­tan­nico Guar­dian, entrati in pos­sesso di un numero incre­di­bil­mente alto di docu­menti con­fi­den­ziali dei ser­vizi suda­fri­cani, rac­colti per anni nel corso di incon­tri con emis­sari del Mos­sad e di altri ser­vizi segreti, fra cui quelli sta­tu­ni­tensi e bri­tan­nici (si parla anche dei ten­ta­tivi della Cia di sta­bi­lire con­tatti con il movi­mento isla­mico pale­sti­nese Hamas). Invece di pren­dere atto del con­te­nuto di quei docu­menti, ieri molti siti d’informazione israe­liani vede­vano die­tro le rive­la­zioni una mossa dell’Amministrazione Usa, infa­sti­dita dall’intenzione di Neta­nyahu di rivol­gersi al Con­gresso in aperta sfida ad Obama.

Eppure quei docu­menti sono chia­ris­simi. Nel 2012, men­tre Neta­nyahu alle Nazioni Unite mostrava il gra­fico di una bomba sti­liz­zata che raf­fi­gu­rava l’Iran a un anno dalla rea­liz­za­zione dell’ipotetica arma nucleare — «Entro la pros­sima pri­ma­vera, al mas­simo entro l’estate, con tali tassi di arric­chi­mento (gli ira­niani) avranno pas­sato il livello medio e si pre­pa­re­ranno all’ultimo gra­dino. Da allora, in pochi mesi, forse poche set­ti­mane, avranno abba­stanza ura­nio arric­chito per la loro prima bomba», affermò il primo mini­stro israe­liano – invece il Mos­sad descri­veva il peri­colo irrea­li­stico o comun­que remoto. Il ser­vi­zio segreto, secondo “Spy­ca­bles”, si pre­murò di far sapere che Tehe­ran non stava svol­gendo le atti­vità per la pro­du­zione di bombe ato­mi­che ma lavo­rava invece per avvi­ci­narsi a obiet­tivi nor­mali, come l’arricchimento di ura­nio per i reat­tori e per la ricerca scien­ti­fica. «Anche se l’Iran ha accu­mu­lato il 5% di ura­nio arric­chito per alcune bombe e 100 kg di mate­riale arric­chito al 20%, non sem­bra pronto a supe­rare tali livelli. Teh­ran in que­sto momento non sta svol­gendo l’attività neces­sa­ria a pro­durre armi, sta lavo­rando per coprire gap in aree che appa­iono legit­time, come l’arricchimento, i reat­tori», spie­ga­rono gli agenti del Mos­sad in netto con­tra­sto con la posi­zione di Netanyahu.

Va ricor­dato inol­tre che un ex capo del ser­vi­zio segreto israe­liano, Meir Dagan, “dimis­sio­nato” nel 2011, ha più volte affer­mato pub­bli­ca­mente le sue dif­fe­renze con il pre­mier sulla “minac­cia ira­niana”, molto ridi­men­sio­nata anche da un altro ex capo del Mos­sad, Efraim Halevy. Fece peral­tro cla­more lo scorso mag­gio un’intervista al gene­rale Uzi Eilam in cui l’ex capo (per un decen­nio) della Com­mis­sione per l’energia ato­mica israe­liana e del pro­gramma di svi­luppo degli arma­menti, spiegò che all’Iran occor­re­ranno ancora una decina di anni per arri­vare alla bomba ato­mica, ammesso che Teh­ran abbia dav­vero que­sta inten­zione. Affermò inol­tre che Neta­nyahu sta­rebbe ali­men­tando paure a van­tag­gio solo dei suoi scopi poli­tici. Eilam già più di 30 anni fa si era schie­rato con­tro l’attacco aereo israe­liano alla cen­trale nucleare ira­chena di Arak. Non è mai stato pro­vato che Bagh­dad volesse dotarsi dell’arma nucleare e gli Stati Uniti non hanno mai tro­vato, dopo aver occu­pato l’Iraq nel 2003, prove di un’intenzione di Sad­dam Hus­sein arri­vare all’atomica.