Libero 25/2/2015, 25 febbraio 2015
CITY - Nel frattempo la City non viene scalfita dal terremoto del segreto bancario in caduta. Mentre il governo di Londra annuncia una tassa dedicata alle multinazionali dell’high tech dall’altra parte continua a sfruttare le diverse dipendenze della Corona per incentivare l’afflusso di cpaitale nella propria principale industria: quella della City
CITY - Nel frattempo la City non viene scalfita dal terremoto del segreto bancario in caduta. Mentre il governo di Londra annuncia una tassa dedicata alle multinazionali dell’high tech dall’altra parte continua a sfruttare le diverse dipendenze della Corona per incentivare l’afflusso di cpaitale nella propria principale industria: quella della City. Lo schema è semplice: la sede operativa si trova a Londra, nel cuore della City, mentre la holding capofila ha sede in Paesi come Jersey o una delle isolette caribiche dove è insediato un governatore della Regina. Un’altra specialità locale sono i trust, schermi giuridici che servono a isolare un patrimonio finanziario o immobiliare dal suo legittimo proprietario. La crescente pressione internazionale negli ultimi anni è riuscita ad aprire alcuni varchi nel muro della segretezza dei paradisi offshore, comprese le isole del Canale. Anche l’Italia ha siglato accordi per lo scambio di informazioni fiscali con Guernsey e con Jersey. Resta il fatto che gli standard di trasparenza di questi territori sono ancora molto lontani da quelli Ue. Anche Londra che ha sottoscritto accordi di trasparenza con le isole del Canale, dal 2009 (data della firma) a oggi non ha mai avanzato richieste specifiche di informazioni. Non è un caso. Basti pensare che metà degli asset gestiti nella City passano da conti offshore. Azzerarli sraebbe un po’ come tagliare il ramo su cui si sta seduti.