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 2015  febbraio 24 Martedì calendario

SEGRETO BANCARIO

• Dopo due anni e mezzo di negoziati, l’accordo è fatto: fine del segreto bancario. Con la storica firma ieri a Milano del protocollo d’intesa tra i due Paesi, cade quello schermo che per decenni ha protetto la costituzione in Svizzera di depositi non dichiarati al Fisco italiano. A partire da oggi le banche della Confederazione non potranno dire di no alle richieste di informazioni sui loro clienti italiani [Sandra Riccio, Sta 24/2/2015].

• In ogni momento, l’Agenzia delle entrate può richiedere informazioni sui singoli titolari dei conti. Dal 2018, lo scambio di informazioni con la Svizzera sarà addirittura automatico (con riferimento al 2017).

• Berna è stata la prima a tagliare il traguardo, giovedì toccherà al Liechtenstein, entro il 2 marzo sono attesi anche il Principato di Monaco e la Città del Vaticano [Alessandro Galimberti e Lino Terlizzi, S24 24/2/2015].

• Il Protocollo di Milano prevede due importanti benefici per la Svizzera e per i contribuenti italiani non-compliant. L’agenzia fiscale italiana rinuncia a contestare le infrazioni commesse tra il 2005 e il 2009 – anni d’oro dei capitali in fuga – limitandosi a punire quelle perpetrate tra il 2010 e il 2014. Questo trattamento di favore spetterà comunque solo ai contribuenti che, entro il 30 settembre 2015, sceglieranno di aderire al programma di voluntary disclosure. Chi resterà fuori dall’operazione rientro rischierà con molte probabilità di essere scoperto dai nuovi strumenti di cooperazione internazionale, vedendosi contestare infrazioni valutarie e sanzioni fino al 480% del capitale, oltre ai reati fiscali e al nuovo, pesantissimo reato di autoriciclaggio (fino a 8 anni di carcere aggiuntivi) [Alessandro Galimberti e Lino Terlizzi, S24 24/2/2015]

• «A bilancio questo accordo è postato un euro ma azzardo una previsione, sarà più di un euro» (Pier Carlo Padoan).

• Lo stock dei capitali italiani all’estero, non denunciati o solo parzialmente conosciuti, ammonta a circa 150 miliardi, l’80% circa è proprio in Svizzera. Se il 20% aderisse all’operazione di rientro dei capitali, nelle casse dello Stato potrebbero arrivare 6,5 miliardi di euro [Rep 24/2/2015].

• Voluntary disclosure e autoriciclaggio fanno parte di un unico pacchetto approvato l’anno scorso. La disclosure («divulgazione spontanea») è un condono che permette di rimpatriare somme importanti depositate all’estero e mai denunciate, cancellando ogni addebito: la penale da versare al fisco italiano può variare fra il 5% del totale per patrimoni più antichi (e non più alimentati da tempo) a quasi il 90% per conti recenti e oggetto di continui versamenti, provenienti dal crimine o dall’evasione. Ma per chi non approfitta di questa opportunità, è alto il rischio che scatti il reato di autoriciclaggio: basta un’operazione sul patrimonio – un acquisto di titoli o di un immobile, oppure una cessione ai figli – perché la pena arrivi a otto anni di detenzione. Per la prima volta nella storia d’Italia, il carcere per gli evasori può diventare realtà. [Federico Fubini, Cds 24/2/2015].

• Camilla Conti: «La peste dell’evasione è stata debellata? Chi è in paradiso (fiscale) riporterà subito in patria valigie piene di dobloni? Non ci sarà più bisogno di liste Falciani, Pessina eccetera? Non proprio. Certo, i piccoli (sotto il milione di euro) furbetti italiani si troveranno a dover regolarizzare per necessità. Ma gli evasori più grandi non opteranno per l’autodenuncia perché hanno già deciso di volare lontano con la difficoltà che tale tipo di scelta implica per il titolare del conto ma con difficoltà anche maggiori per il fisco italiano che in questi casi ha perso l’ultima e definitiva occasione di far emergere i capitali esportati illegalmente [Fat 24/2/2015].

• Le alternative ai caveau elvetici non mancano. Le Isole Vergini britanniche hanno attratto nel 2013 denaro per 92 miliardi di dollari posizionandosi al quarto posto nella relativa classifica mondiale. Al primo ci sono gli Stati Uniti con 159 miliardi, poi la Cina con 127, la Russia con 94 miliardi (tutti in gas, petrolio e metalli). In sostanza le ex isole inglesi hanno visto arrivare nei propri confini più soldi che India e Brasile messi assieme. E oltre il 99 per cento dei 92 miliardi sono finiti nei trust e nelle banche che continuano a mantenere quasi totale segretezza per poi fuoriuscire verso altre località. Per avere un’idea del fiume di denaro transitato, basta dividere la somma per il numero di abitanti: più di 3 milioni pro capite. Il tutto alla faccia delle liste bianche e grigie [Camilla Conti, Fat 24/2/2015].

• Chi non vuole affrontare la voluntary disclosure, perché la multa sarebbe troppo alta, sta cercando di trasferire il proprio patrimonio verso altri paradisi fiscali dove per ora resiste il segreto bancario: Panama, Dubai, Doha o Singapore. Ma i banchieri ticinesi stanno rifiutando di eseguire gli ordini di quei clienti, perché il reato di autoriciclaggio è strutturato in modo tale che essi stessi rischierebbero di finire sotto accusa. […] Per i banchieri svizzeri il solo modo per sottrarsi alle accuse è rispondere all’ingiunzione di un giudice locale di inviare somme a Dubai o Panama; non è un caso se in queste settimane avvocati di clienti italiani lavorano assiduamente attorno ai tribunali di Lugano o Chiasso [Federico Fubini, Rep 24/2/2015]

• Nel frattempo, la Cina si sta impegnando per creare nuove piazze offshore, in Tibet e a Samoa, mentre l’Inghilterra vede enormi potenzialità in Kenya. Quanto agli Usa, uno studio del 2013 (ovvero quando le norme Ocse erano già tutte in vigore) della banca Mondiale ha dimostrato che delle 817 società di facciata comparse in 213 casi di corruzione investigati in tutto il mondo, ben 102 sono risultate registrate negli Stati Uniti (in particolare in Nevada, Delaware e Wyoming). Due volte quelle registrate a Panama, stato amico degli States che è molto indietro con la firma degli accordi, e sette volte quelle delle Isole Cayman. Morto un paradiso, se ne fa un altro [Camilla Conti, Fat 24/2/2015].

• C’è però un’altra opzione, per gli italiani che intendono recuperare la disponibilità dei propri conti: trasferirsi in Svizzera e diventare contribuenti elvetici [Federico Fubini, Rep, 24/2/2015].