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 2015  febbraio 20 Venerdì calendario

LA RAGAZZA DI CAMPAGNA NUOVA STELLA DEI REPUBBLICANI


L’anno scorso era passata alla ribalta delle cronache politiche statunitensi per un video diventato virale in cui si vantava di aver trascorso l’infanzia nei porcili. Oggi, la fama di Joni Ernst appare assai più rispettabile e insidiosa, essendo rapidamente diventata la nuova stella del partito repubblicano. «Sono cresciuta castrando maiali in Iowa» reclamizzava nel filmato della la campagna elettorale con cui sperava di sfilare la poltrona di senatore del suo Stato al democratico Tom Harkin, che la occupava dal lontano 1985. «Se andrò a Washington, li farò stridere» prometteva. E questa sua veracità da ex ragazza di campagna certamente avrà contribuito sia a farla diventare, a novembre scorso, la prima senatrice donna dell’Iowa sia a farla ascendere nel firmamento del Grand Old Party. Ancora più determinante, però, è stato il suo patriottico curriculum.
Joni Ernst, 44 anni, è la prima donna veterana di guerra a entrare nel Senato. Il suo desiderio di servire la nazione non fiorì in Iowa, ma nell’Ucraina del 1989. Durante un viaggio di studio organizzato dalla sua facoltà di agricoltura. Le condizioni della fattoria sovietica di cui fu ospite erano così miserevoli che le fecero aprire gli occhi sulla grandiosità degli Stati Uniti. Questo almeno è quanto ha raccontato il tenente colonnello Ernst, che nell’esercito americano fu anche comandante in Kuwait e in Iraq, nell’operazione Iraqi Freedom del 2003. Esperienze che oggi le danno credibilità quando parla di terrorismo e di sicurezza nazionale. Membro a vita dell’American Rifle Association, la lobby pro-armi, la senatrice ha posizioni ultra-conservatrici e non a caso è apprezzata dal movimento Tea Party Anti-abortista, anti-matrimoni gay, è anche contraria al salario minimo e alle leggi federali in tema di istruzione.
C’è chi l’ha paragonata a Sarah «Barracuda» Palin, ma la soldatessa ha collezionato molte meno gaffe e ben più applausi. Come nel giorno del discorso sullo Stato dell’Unione di Barack Obama, a gennaio. Proprio lei, neo-eletta dell’Iowa, che con la sua vittoria ha contribuito a dare ai repubblicani il controllo del Senato, era stata scelta dal Gop per pronunciare il discorso di risposta del partito al presidente. Perché, come aveva spiegato il leader della maggioranza Mitch McConnell, «porta una prospettiva unica al Senato: è madre, è soldato e leader indipendente». In più, è rappresentante dell’Iowa. Stato considerato decisivo per la corsa alla nomination dei candidati alle presidenziali. Non per niente, come ha notato il sito Politico, al termine del discorso sia Jeb Bush che Rand Paul, candidati repubblicani per la Casa Bianca nel 2016, si sono precipitati a chiamarla «amica» sui social media.
Troppo novella per aspirare alla presidenza, la Ernst rappresenta la carta con cui i repubblicani sperano di sfilarsi l’etichetta di partito poco aperto alle donne. Necessità resa ancor più urgente dalla candidatura democratica – ormai data per certa – di Hillarv Rodham Clinton, signora non facile da «castrare».