www.cinquantamila.it/fiordafiore 23/2/2015, 23 febbraio 2015
Come cambierà la scuola • Gli italiani sono i più euroscettici • La kamikaze di 8 anni che ha fatto 5 morti e 19 feriti in Nigeria • Morto Carmine Schiavone, il boss che rivelò i segreti di Gomorra • Il giallo dell’incidente di Alonso • Gli incidenti causati dall’uso del cellulare mentre si guida Scuola Il decreto per «cambiare la scuola» arriverà in Consiglio dei ministri venerdì: calcolati 120 mila precari assunti (meno però dei 150 mila annunciati)
Come cambierà la scuola • Gli italiani sono i più euroscettici • La kamikaze di 8 anni che ha fatto 5 morti e 19 feriti in Nigeria • Morto Carmine Schiavone, il boss che rivelò i segreti di Gomorra • Il giallo dell’incidente di Alonso • Gli incidenti causati dall’uso del cellulare mentre si guida Scuola Il decreto per «cambiare la scuola» arriverà in Consiglio dei ministri venerdì: calcolati 120 mila precari assunti (meno però dei 150 mila annunciati). Poi ci sarà un disegno di legge delega. «Un piano organico — spiega la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini — di cui si parla da 15 anni: la precarietà ha fatto comodo a qualcuno». Nel 2014, ricorda, «abbiamo speso 876 milioni di euro per coprire le supplenze annuali». Con la riforma arriverà quasi il 10 per cento in più di insegnanti stabili. Dovranno portare in classe più arte, più musica, più sport, più lingua straniera. E dal 2016, si assumerà solo con i concorsi pubblici. Ma «il lavoro per la Buona Scuola è appena cominciato», promette il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che dice «basta alla supplentite e alla didattica precaria» e sì «a valutazione dei prof e scatti di merito». Poiché «alcuni insegnanti non sono degni del loro compito» (Renzi), verranno valutate «didattica e formazione e valorizzata la professione del docente: chi lavora con passione deve avere un congruo riconoscimento» (Faraone). I fondi: un miliardo per il 2015. Tre dal 2016. E dal 2016 annuncia Renzi, «il 5 per mille potrà andare alla scuola». Che significa anche edilizia scolastica. Ma tutti i sindacati bocciano la riforma di Renzi: «Una presa in giro» (Cisl); «Solita retorica e nessun impegno concreto» (Cgil); «Kermesse di slogan, aspettiamo i fatti» (Gilda); «Titoli e buone intenzioni, ma neanche un euro per impegno e professionalità degli insegnanti» (Uil). L’ex ministro Luigi Berlinguer sintetizza: «La scuola deve far godere, non annoiare». (Voltattorni, Cds) Euroscettici Secondo un sondaggio condotto nelle ultime settimane in 6 Paesi europei da Demos e Pragma (per la Fondazione Unipolis), solo una minoranza ristretta dei cittadini dei Paesi dove è stato introdotto l’euro lo ritiene una scelta vantaggiosa. Circa il 10% in Italia. Poco più in Germania. Il 20% in Spagna e in Francia. Mentre per la maggioranza della popolazione (45-50%) è un “male necessario”. Teme che abbandonarlo sarebbe peggio. Tuttavia, circa un terzo dei cittadini in Italia, se potesse, lascerebbe l’euro. E in Germania, quasi il 37% ha nostalgia del marco. L’euro, peraltro, non suscita alcun desiderio nei Paesi dove non c’è. In Polonia e in GB poco più del 10% della popolazione (intervistata) sarebbe favorevole a introdurlo. Mentre 7-8 persone su 10 non ci pensano proprio (Diamanti, Rep). Kamikaze Non aveva più di 8 anni, secondo i testimoni, la kamikaze che Boko Haram ha mandato a uccidere e a morire nel mercato di Potiskum, una città nel nordest della Nigeria. Il bilancio parla di almeno 5 morti. L’esplosione ha lasciato per terra anche 19 feriti. In totale 24 vittime. La bambina, cresciuta probabilmente in una famiglia di fanatici fedeli di Abubakar Shekau, il leader del gruppo originario di Yobe, portava l’esplosivo fissato al corpo, come un giubbetto oppure a mo’ di sacca. Già a metà gennaio gli islamisti di Boko Haram, che dal 2009 cercano di instaurare con la violenza un Califfato islamico nel Nordest, avevano fatto «brillare» tra la folla due bambine di 10 anni. Ieri hanno abbassato ulteriormente l’età d’ingresso nel reparto attentati. Schiavone Carmine Schiavone, noto come il pentito che rivelando il traffico di rifiuti gestito dalla camorra casalese ha fatto conoscere ai magistrati e a tutt’Italia l’esistenza della Terra dei Fuochi, è morto ieri, a 72 anni ancora da compiere, ucciso da un infarto (ma trattandosi di uno come lui, per far chiarezza è stata disposta l’autopsia). Schiavone viveva in provincia di Viterbo, dove si era stabilito quando, nel 2013, era uscito dal programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia. Nei giorni scorsi era stato ricoverato in ospedale in seguito a un incidente domestico, ma non ci sarebbe alcun collegamento con l’attacco cardiaco. Oltre a essere colui che ha rivelato il grande affare del traffico dei rifiuti, è stato il primo e più importante pentito della camorra casalese, e prima ancora fu tra i rifondatori della cosca, dopo la stagione di Antonio Bardellino, e agli inizi degli anni Ottanta, insieme al cugino Francesco detto Sandokan — il numero uno del clan forse ancora oggi che è al carcere a vita — fu battezzato mafioso dai capi delle famiglie siciliane Bontade e Riccobono. Recentemente aveva raccontato in tv di avere sulla coscienza circa cinquecento omicidi, prevalentemente come mandante. Eppure ergastoli non se n’è mai visti infliggere perché nel 1993, quando in carcere capì che il cugino Francesco lo stava esautorando dal ruolo di capo (con la scusa che aveva una amante e il codice dei casalesi non lo consente), decise di collaborare con la giustizia. Oggi il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, che ne raccolse le prime deposizioni, lo definisce «un collaboratore fondamentale» che «ci svelò un sistema criminale e imprenditoriale a noi sconosciuto». Grazie a quelle rivelazioni scattò, nel dicembre del 1995, l’operazione Spartacus, che portò in carcere 136 persone, e poi il processo, indicato con lo stesso nome, durante il quale la deposizione di Carmine Schiavone si protrasse per 49 udienze. Quel processo si è concluso con l’ergastolo (confermato fino in Cassazione) per tutti i boss, da Francesco Schiavone a Francesco Bidognetti e a Michele Zagaria, e di fatto ha annientato la più potente cosca camorristica che sia mai esistita. Alonso Comincia nel peggiore dei modi l’esperienza dell’ex ferrarista Fernando Alonso con la McLaren. Nei test sulla pista spagnola di Montmelò incappa in una anomala uscita di pista. Resta fermo nella sua F1 per 10 minuti, accusa vertigini e finisce in ospedale. Sta bene ma a provocare il fuoripista potrebbe essere stato un malore. La scuderia nega ma il ferrarista Vettel dice che «girava piano e ha fatto una manovra strana». Incidenti In Italia, nel 2013, sono stati 181.227 gli incidenti stradali con lesioni a persone. Secondo l’Istituto superiore di Sanità rappresentano la prima causa di morte sotto i 40 anni. Ora gli ultimi dati Aci/Istat dimostrano che, prima della velocità e dell’ebbrezza, è la disattenzione per l’utilizzo del cellulare a provocare gli scontri sulle strade. Su settemila giovani europei, uno su 4 ammette di aver scattato un selfie al volante, sempre uno su 4 di aver pubblicato o controllato i social network mentre era alla guida. L’utilizzo del cellulare è vietato dal codice della strada: meno 5 punti sulla patente, sospensione da 1 a 3 mesi per i recidivi oltre alla multa tra i 148 e i 594 euro. Deterrenti che però non sembrano sufficienti. Così l’Asaps, l’associazione della polizia stradale, ha avviato un’indagine per capire quanto pesa l’uso del cellulare tra le cause di distrazione alla guida. Su 32.650 automobilisti, uno su otto è stato sorpreso con una mano sul telefonino e l’altra sul volante o sul manubrio dello scooter. Sono più abituati a mandare sms e a telefonare al Nord (42,2%), poi al Centro (29,3%) e al Sud (28,5%). Pratica pericolosissima, perché il cellulare alla guida dimezza i tempi di reazione rispetto alle normali condizioni. Per comporre un numero di telefono impieghiamo 7 secondi, andando a una velocità di 100 km/h è come se percorressimo bendati l’equivalente di 4 piscine olimpioniche. Per mandare un sms occorrono 10 secondi: è come attraversare al buio 12 campi da tennis. Per un selfie serve ancora più tempo, 14 secondi: il dato tradotto in metri è la lunghezza di una pista di atletica (Serloni, Rep).