23 febbraio 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - TSIPRAS E VAROUFAKIS NON RIESCONO A PREPARARE LA LETTERA PER BRUXELLES. TUTTO RINVIATO A DOMANI
REPUBBLICA.IT
ROMA - Atene presenterà all’Unione europea un piano da 7 miliardi che verranno recuperati attraverso misure contro il contrabbando di sigarette e benzina e con l’imposizione di una patrimoniale su armatori e grandi patrimoni. Questo dicono le indiscrezioni perché di ufficiale non c’è ancora nulla: la lettera con gli impegni sul debito sollecitati da Bruxelles, annunciata e attesa per tutta la giornata di oggi, alla fine non è arrivata. E’ arrivato invece l’annuncio che Atene presenterà il documento domani. Il rinvio certifica le difficoltà di Tsipras, alle prese da un lato con l’esigenza di soddisfare le richieste dell’Ue (ma anche di Bce e Fmi) e dall’altro con il tentativo di non allontanarsi troppo dalle promesse della campagna elettorale, come invece già gli contestano anche dall’interno di Syriza.
L’anticipazione di alcuni contenuti è arrivata tuttavia dal quotidiano tedesco "Bild" secondo cui il governo punta a ricavare dal contrasto al contrabbando della benzina 1,5 miliardi di euro e altri 800 milioni da quello contro le sigarette; 2,5 miliardi dovrebbero arrivare con una patrimoniale per i greci più ricchi e 2,5 miliardi da introiti fiscali arretrati. Fra le misure anche una riforma della burocrazia, dei debiti della P.A verso le aziende e il nodo dei crediti deteriorati delle banche.
L’ambizioso piano rischia, però, di aprire un delicato fronte interno al partito di Alexis Tsipras. L’economista e deputato di Syriza, Costas Lapavitsas, ha chiesto una riunione immediata del partito esprimendo "profonda preoccupazione" per l’accordo del governo con l’Eurogruppo e le riforme che prevede: "E’ difficile vedere come attraverso questo accordo sarà attuato il programma elettorale di Tsipras".
La contrattazione con Bruxelles rischia di essere una sconfitta per Alexis Tsipras: nonostante le promesse elettorali, infatti, per ora restano i tagli agli statali e l’austerity accettato dal suo predecessore Antonis Samaras. Nel documento di poche pagine che doveva essere consegnato oggi a Ue, Bce e Fmi, l’unica misura umanitaria sarebbe il blocco della confisca di case.
I problemi di Tsipras, però, non si limitano al proprio partito, ma si trascinano anche in Parlamento, dove serve un voto favorevole. Il commissario europeo agli Affari Economici Pierre Moscovici ha spiegato che la Commissione europea si aspetta dalla Grecia un piano di riforme "ambizioso", ma "finanziariamente realistico". Intervenendo su France2 ha ribadito che "non si tratta di imporre l’austerità ad Atene", che bisogna "aiutare il popolo greco, ma nel contempo con realismo". Per Moscovici il piano "deve tenere conto che il debito deve essere rimborsato" e ha ripetuto che l’uscita della Grecia dall’euro non è in discussione perché "non c’è piano b, c’è solo un piano: la Grecia dentro la zona euro".
il presidente del Parlamento, Zoe Constandopulu, ha annunciato che nei prossimi giorni formerà una commissione parlamentare per esigere dalla Germania la restituzione del prelievo forzoso operato dai nazisti durante il conflitto e le riparazioni della II Guerra Mondiale ad esattamente 70 anni dalla sua fine. Secondo stime si tratterebbe di una somma tra i 7 ed i 10 miliardi di euro.
PEZZO DI REPUBBLICA DI STAMATTINA (LIVINI)
NAZIONALE - 23 febbraio 2015
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ECONOMIA
Ecco il piano di Atene addio promesse elettorali deregulation, riforma Stato e un’apertura ai privati
Il documento di sei pagine sarà consegnato oggi a Ue, Bce e Fmi Forse l’unica misura umanitaria sarà il blocco della confisca di case
ETTORE LIVINI
DAL NOSTRO INVIATO
ATENE .
La Grecia di Alexis Tsipras, con buona pace delle promesse elettorali, riparte dalla Troika. «É un’istituzione che non riconosciamo e non metterà più piede ad Atene», aveva garantito il leader di Syriza la sera del 25 gennaio, dopo la vittoria alle elezioni. La realpolitik e la drammatica fuga di capitali dalle banche hanno però avuto la meglio. Il premier è stato costretto a raggiungere un compromesso al ribasso all’Eurogruppo («senza un accordo, da oggi avremmo dovuto imporre controlli alla circolazione di denaro e il paese sarebbe collassato », racconta uno dei negoziatori del Partenone). E stamattina formalizzerà la retromarcia “forzata” inviando per approvazione a Ue, Bce e Fmi — alias la vecchia Troika — il piano di riforme del governo, l’ultima carta per tenere Atene in Europa.
«É la prima volta dal 2010 che siamo in grado di decidere noi come salvare il paese senza farci imporre la ricetta da altri. Non taglieremo le pensioni e non alzeremo l’Iva», è il mantra soddisfatto del Presidente del consiglio. Le sei pagine di documento in partenza per Bruxelles sono però una lista di buoni propositi: lotta alla corruzione, deregulation, riforma del pubblico impiego, guerra totale a oligarchi, burocrazia, cartelli ed evasori fiscali e persino un impegno a non bloccare le privatizzazioni. Una lista che ricalca a grandi linee i capisaldi del vecchio memorandum e dove brillano per assenza molte delle promesse elettorali di Syriza. Se le “istituzioni” — nuovo nome del trio dei controllori — daranno dare l’ok, Bruxelles formalizzerà la proroga di 4 mesi al piano di salvataggio della Grecia, avviando l’iter dell’approvazione parlamentare in Germania, Olanda, Estonia e Finlandia. In caso contrario si riaccenderà l’allarme rosso sul Partenone: domani verrebbe convocato un nuovo Eurogruppo che — a quel punto — rischierebbe di avere all’ordine del giorno la gestione ordinata dell’uscita di Atene dall’euro.
Tsipras e i suoi tecnici stavano lavorando nella serata di ieri per provare a infilare nel pacchetto una minima parte dei provvedimenti umanitari previsti nel programma del partito. Uno “scalpo” necessario per placare il malumore dell’ala più radicale di Syriza e della parte più ideologica del suo elettorato. «L’idea allo stato è provare a strappare il via libera per bloccare la confisca della prima casa di chi non riesce più a pagare le rate dei mutui», racconta uno dei negoziatori. Sperando che Ue, Bce e Fmi — comprendendo le ragioni di politica interna — non si mettano di traverso.
L’appuntamento di oggi, a Bruxelles lo sperano tutti, dovrebbe andare via liscio. Il vero esame della Grecia — dicono — sarà ad aprile quando il premier e il ministro Yanis Varoufakis presenteranno il piano targato Syriza — comprensivo di cifre e coperture al centesimo — per portare il paese fuori dall’emergenza. Lì si giocherà la partita finale: se il premier riuscirà a convincere i creditori che il suo governo è davvero in grado di attaccare alla radice i problemi appena intaccati da Samaras & C. — corruzione, burocrazia ed evasione su tutti — Ue, Bce e Fmi potrebbero non solo sborsare l’ultima tranche di finanziamenti, ma mettersi al tavolo per ragionare su come rendere sostenibile a lungo termine il debito ellenico.
Si vedrà. Il vero problema di Tsipras oggi è convincere la Grecia che le tante promesse fatte pri- ma del voto non si potranno materializzare dalla sera alla mattina. «Appena eletti vareremo l’aumento dello stipendio minimo, la luce gratis alle 300mila famiglie più povere, il ritorno alla contrattazione collettiva, il ripristino della tredicesima alle pensioni sotto i 700 euro, l’assistenza sanitaria gratuita per il milione di persone che ne ha perso il diritti», recitava il Programma di Salonicco “venduto” da Tsipras prima del 25 gennaio. «Ci arriveremo un passo per volta — provano a consolarsi a Syriza — Quando a un tavolo si è in due bisogna scendere a patti, Quando sei uno contro 18 come all’Eurogruppo e non hai un euro in tasca il compromesso può essere ancor più difficile da digerire». La maretta tra le file del partito è già montata e il premier dovrà lavorare per evitare che diventi una bufera. Con il rischio paradossale, dopo tutte le pillole amare mandate giù in questi giorni a Bruxelles, che il salvataggio del paese venga silurato dal fuoco amico.
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L’eroe della Resistenza: “Intesa vergognosa”
DAL NOSTRO INVIATO
ATENE . Il primo schiaffo ad Alexis Tsipras arriva, a sorpresa, da sinistra. Autore: Manolis Glezos, eroe della Resistenza ellenica ai nazisti, storica icona (ed europarlamentare) di Syriza. Che ieri mattina - dopo una notte insonne - ha preso carta e penna e messo nero su bianco la sua delusione per l’accordo con l’Eurogruppo: «Avevamo promesso di mandare a casa la Troika e di stracciare il memorandum e non l’abbiamo fatto – ha scritto dando voce ai mal di pancia che serpeggiano nell’ala più radicale del partito -Chiedo scusa ai greci per aver contributo a illuderli». Poi la chiamata alle armi, come ai tempi della guerra: «Prima che il male avanzi e sia troppo tardi, dobbiamo reagire! Troviamoci in assemblea e discutiamo, Sapevo che avremmo dovuto scendere a patti. Ma questo è troppo. Non ci può essere compromesso tra servo e padrone. E tra la libertà e l’oppressione, io scelgo la libertà». Parole pesantissime, cadute come sale nella ferita che si è aperta in Syriza dopo l’intesa con l’Eurogruppo.
«Forse non è bene informato» hanno provato a minimizzare gli uomini più vicini al premier che spiegano la sua rabbia anche con la mancata elezione del 93enne simbolo della sinistra alla Presidenza della Repubblica («lui ci teneva molto», sostengono). Il siluro però, visto da dove è partito, fa molto male a Tsipras. Glezos, con i suoi lunghi capelli bianchi, i baffoni e il volto segnato dalle rughe, è un pezzo di storia della Grecia. A 18 anni, nel ’41, si è arrampicato all’alba sull’Acropoli per ammainare la bandiera nazista, dando così il via alla resistenza in tutta Europa. Sotto i Colonnelli è finito per quattro anni in carcere e dopo la caduta della Giunta è diventato la spina nel fianco, rigorosamente da sinistra, del duopolio Pasok-Nea Demokratia e delle loro politiche clientelari. All’alba dei 90 anni, quando ad Atene è arrivata la Troika, è tornato in piazza, finendo più volte in mezzo ai lacrimogeni e ai tafferugli con la polizia per protestare contro l’austerity. Il premier ieri ha incassato l’attacco senza reagire. Il problema però è che quella di Glezos – all’interno di Syriza - non è una voce isolata. La minoranza di Piattaforma di sinistra, forte del 30% del Comitato centrale, è sul piede di guerra. Nel nome della Realpolitik ha mandato giù l’intesa governativa con la destra di Anel e l’elezione a presidente della repubblica di Paki Pavlopoulos, uomo di Nea Demokratia. L’accordo con Bruxelles rischia però ora di dividere in due il partito. «Voglio bene a Glezos, ma questo è il momento in cui dobbiamo stare uniti e far quadrato attorno a Tsipras», ha detto Dimitris Papadimoulis, vicepresidente (targato Syriza) del Parlamento europeo. Si vedrà nei prossimi giorni se i compagni di partito daranno retta a lui o al vecchio partigiano. ( e. l.)