Elena Tebano, Corriere della Sera - La Lettura 22/2/2015, 22 febbraio 2015
PARLAMENTO , SOSTANTIVO UN PO’ PIÙ
FEMMINILE –
Nel 1990 solo 13 parlamentari su 100, in tutto il mondo, erano donne. Un quarto di secolo dopo, sono salite a 22 su cento. Un progresso, certo. Eppure i numeri della politica sono ancora lontani dal rappresentare il mondo reale, dove le donne sono la metà della popolazione. A decidere sul futuro dell’umanità sono dunque ancora in prevalenza gli uomini, tanto di più se si considera il potere esecutivo: ad oggi sono state solo 11 le donne capo di Stato (compresa la presidente della Croazia Kolinda Grabar-Kitarovic, eletta a gennaio) e 15 quelle che hanno guidato un governo.
Il genere, però, non è irrilevante per le scelte politiche: le ricerche mostrano che le parlamentari sono più inclini a occuparsi di temi che hanno un impatto sulla vita delle donne, dall’assistenza ai bambini e agli anziani, alla parità sul lavoro. Alcuni effetti sono scontati: in Norvegia, per esempio, la maggiore presenza di donne nei consigli comunali ha aumentato la diffusione di asili e servizi all’infanzia. Altri meno: in India, dove i consigli locali sono guidati dalle donne, c’è il 62% in più di progetti per l’accesso all’acqua potabile.
Si ritiene che ci voglia almeno il 30% di presenza femminile in Parlamento per fare la differenza: sono solo 39 le Camere basse nel mondo che lo superano, perlopiù (32 su 39) grazie al sistema delle quote. L’Italia c’è riuscita in questa legislatura, che conta il 31% di parlamentari donne (dal 13 del 1994 e 10 del 1996). Il record va ai Paesi scandinavi, che ne hanno in media il 42%, contro il 16 di Medio Oriente e Nord Africa.
Ma forse il caso più significativo è quello del Rwanda: nel 1990 soltanto il 17% dei parlamentari erano donne e solo gli uomini potevano ereditare e possedere terra. Dopo il genocidio del 1994, quando 800 mila persone furono uccise in 100 giorni, le donne erano il 70% della popolazione. Il loro impegno obbligato in politica ha portato alla Costituzione del 2003, che ha stabilito una quota minima del 30% di parlamentari, a leggi contro la violenza sessuale e domestica, a pari diritti di proprietà ed eredità.
Nell’ultimo decennio l’aspettativa di vita è salita da 48 a 58 anni e la mortalità infantile si è dimezzata. Ora le bambine frequentano le scuole quanto i bambini e metà dei giudici della Corte suprema sono donne, l’economia cresce del 7%. E il Rwanda è il Paese con più donne in Parlamento al mondo: il 64%.