Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  febbraio 22 Domenica calendario

CONTRO L’OBLIO DIGITALE LA CARTA VINCE ANCORA

Quando la Kodak andò in bancarotta, anche a causa del suo nemico online Instagram, ci fu qualche nostalgia, ma nessuno pensò davvero che la memoria digitale potesse essere meno affidabile di una vecchia fotografia di carta. Oggi, a dirlo, è uno dei padri del web , Vint Cerf, chief internet evangelist di Google. Sarebbe pericoloso non dargli retta.
«Se pensiamo a 1.000, 3.000 anni nel futuro, dobbiamo chiederci come preservare ogni bit» ha detto, per evitare che gli storici del futuro guardino a noi come a un deserto digitale, comparabile alle età oscure come quella post Romana. Non si tratta di fumosi timori, ma di una chirurgica analisi dell’evoluzione tecnologica che forse a qualcuno ricorderà anche un’esperienza casalinga già subita. Il continuo aggiornamento dei software (e anche, banalmente, dei caricabatterie per gli hardware ) ha già reso impenetrabili i nostri primi pc, smartphone o iPod. Banalmente basterebbe andare a prendere i filmati Vhs. La corsa della digitalizzazione è regolata da una legge empirica, chiamata legge di Moore, secondo cui le prestazioni dei computer raddoppiano ogni 18 mesi. Il fatto che un qualunque smartphone oggi possieda un multiplo dell’intelligenza con cui la Nasa è arrivata sulla Luna ne è la prova evidente. Ma il tema qui non sono più le nostre vecchie fotografie, ma il sapere, affidato fino ad oggi all’unica tecnologia che è stata capace di affrontare i secoli, la apparentemente fragile carta.
Nuvole di dati, connessioni a un giga, memorie capaci di immagazzinare terabyte di informazioni non possono dunque essere la nostra polizza assicurativa sul futuro. D’altra parte uno degli interpreti dell’era moderna, Derrick De Kerckhove, non a caso sottolinea come le comunicazioni su Internet — si pensi a Snapchat dove il messaggio scompare appena letto — si avvicinino sempre di più ai meccanismi della divulgazione orale più che scritta. Le memorie digitali non cancellino i ricordi di carta.