Alberto Melloni, Corriere della Sera 22/2/2015, 22 febbraio 2015
DON GIUSSANI 10 ANNI DOPO
Ricordare Giussani è lo scopo di molte iniziative che hanno preparato il decennale della morte di questo prete ambrosiano che ha lasciato dietro di sé, come ogni figura di rilievo, una eredità contesa, controversa, complessa. È del 2014 la Vita di don Giussani (Rizzoli) di Alberto Savorana, che iniziava a staccare il fondatore dal tessuto del «movimento». Prima Massimo Camisasca con Don Giussani . La sua esperienza dell’uomo e di Dio (San Paolo) aveva dato un profilo spirituale dell’amico. E ora perfino Renato Farina, con Cosa c’entra l’amore con le stelle? (Piemme) è tornato sul prete che lo ha educato alla fede. Tema — quello dell’educazione — attorno al quale Francesco Ventorino aveva raccolto i saggi di Luigi Giussani. La sfida della modernità (Lindau).
Opere che non vogliono fare una biografia, ma la storia dell’uomo per un «noi». Come nella leggenda francescana è il nos qui cum ipso fuimus che determina un’immagine di Francesco, così per Giussani è il racconto di un «noi» che determina il discorso. Ma a suo modo questo senso del dovere di narrare l’incontro con uno che ti ha insegnato a vivere è anche la chiave per capire il fondo di una esistenza di educatore.
Nato a Desio, bambino in quello che era «il paese del papa» (Pio XI), Giussani ha l’infanzia tipica del prete cattolico: papà socialista, mamma religiosa, entra in seminario minore a undici anni, e passa al seminario di Venegono mentre si applica la riforma di papa Ratti degli studi teologici. Diventa prete un mese dopo la liberazione di Milano e rimane a Venegono come professore sette anni. Attività che interrompe quando poco più che trentenne chiede di insegnare al liceo Berchet, per misurarsi con l’incredulità incipiente della gioventù milanese.
Sono gli anni della repressione teologica della Mission de France e dei preti operai, quelli nei quali egli sviluppa il suo apostolato: a differenza della Azione cattolica geddiana, trionfalista sul piano organizzativo e politico nella crisi del centrismo, Giussani («don Gius» come lo chiamano i suoi) propone una «esperienza»: quella di una vita comunitaria che mette l’evento cristiano come «fatto» dirimente della storia cosmica e individuale. Nata nel 1954 «Gioventù studentesca» si presenta come una esperienza comunitaria preconciliare — la riforma liturgica e la passione per la Bibbia saranno sempre un tema subordinato al cristocentrismo — ma attraversa col suo successo una Italia in cambiamento e un cattolicesimo che si riforma.
Alla Cattolica, dove Giussani va ad insegnare introduzione alla teologia dal 1964, il suo movimento si insedia in antagonismo col marxismo sessantottino e con un integrismo laico che rifonda Gs: nasce «Comunione e liberazione» e in essa si moltiplicano come per un dinamismo interno esperienze, vicende, tensioni. A volte funzionali, come quella della sezione italiana della rivista Communio ; altre volte laceranti come quella che stacca Sant’Egidio dalla parte romana del movimento. Una infinità di realtà ed esperienze nelle quali la figura di Giussani rimane «autorità»: anche quando la Dc vede in questi ragazzi che sognano una «presenza pubblica» e loro vedono nelle correnti peggiori della Dc un futuro politico.
In questo passaggio Cl arriva vicino al punto di collisione con l’episcopato e con il Papa: che, però, dal 1975 cessa le ostilità. Sarà poi Giovanni Paolo II a dar loro stima, il riconoscimento canonico nel 1985 e infine una autorità universale eleggendo all’episcopato figure di spicco provenienti dalle diverse anime del movimento. Che a sua volta vive la protezione dell’autorità pontificia come la riprova del diritto di denigrare gli altri, come fu con Lazzati.
Giussani resta leader indiscusso: anche se inizia mentre lui è vivo il tentativo — che è oggi la linea di governo del suo successore Carron — di oggettivarne l’apporto attraverso la riedizione della trilogia Il senso religioso , All’origine della pretesa cristiana , Perché la Chiesa . Proprio mentre il movimento federa imprese economiche (la Compagnia delle opere), imprese mediatiche (il settimanale il Sabato e il mensile 30 giorni), correnti politiche (il Movimento popolare e il gruppo lombardo), che crescono accanto a comunità di consacrati, fraternità sacerdotali ed eventi, come il Meeting di Rimini dal 1980.
Giussani muore poche settimane prima di Wojtyla: è il cardinale Ratzinger che ne celebra i funerali in quella occasione, apice della gloria del movimento; che prende congedo da un prete morto in una stanzetta disadorna, con vista sulla tangenziale est.