Paolo Di Stefano, Corriere della Sera 22/2/2015, 22 febbraio 2015
90 PAROLE, OGGETTI E IDEE CHE HANNO MODIFICATO IL COSTUME (E LA LINGUA) DEGLI ITALIANI
La parola chiave del 1925, anno di nascita della Treccani, designava il nuovo passatempo degli italiani: il cruciverba, ovvero l’«indovinello delle parole incrociate» nato sulla Domenica del Corriere . Nello stesso anno, Valentino Bompiani ed Enrico Piceni curarono per la Mondadori una prima raccolta di giochi enigmistici intitolata, appunto, Cruciverba , parola perfetta che incrociava due parole per segnalare l’incrocio di parole. Talmente perfetta che sopravvive senza cedimenti, forte e inalterata. Novant’anni, novanta invenzioni, novanta parole. Sono quelle selezionate dal linguista Massimo Arcangeli e messe online nel sito della Treccani per festeggiare il compleanno dell’Enciclopedia italiana: «Oggetti e cose visualizzabili — dice Arcangeli — che rappresentino piccole e grandi rivoluzioni nel costume, nella moda, nella cultura materiale, nell’immaginario».
Il secondo vocabolo, datato 1926, è un altro incrocio: altoparlante, uno strumento acustico introdotto l’anno prima a Montecitorio e utilizzato per la prima volta dal duce a Perugia il 5 ottobre «perché da tutti i punti principali della città le sue parole potessero essere udite», come riferisce la Stampa . E così via: Coca Cola (1927), Mickey Mouse (1928), robot (1929)… Insomma, in pieno fascismo irrompono nella lingua e nel costume italiano gli oggetti e le icone delle «democrazie plutocratiche», compresi lo scotch inventato da un giovane ingegnere americano nel 1930 e la gomma americana, avvistata nel 1932 dal commediografo Camillo Antona Traversi niente meno che in bocca al Vate («S’ode appena il rosicchio di un topo. È d’Annunzio che sgranocchia una tavoletta bianca di gomma americana»).
L’Enciclopedia Italiana, del resto, presieduta da Gentile e diretta da un fior di comitato scientifico, si proponeva una «sintesi culturale nazionale» che tenesse insieme le esigenze popolari, le novità della ricerca tecnologica e il sapere pratico-quotidiano. Non è strano, dunque, che oggi, in quello stesso spirito di amor proprio, la Moka Espress, inventata dalla Bialetti, venga citata come la parola del 1933. Simbolo perfetto del «made in Italy» internazionale, come saranno in futuro la Topolino (1936), la Vespa Piaggio (brevettata nel 1946), la Lambretta Innocenti (1947), le figurine Panini (1960), la Nutella (1964). Per tacere di Pinocchio, il burattino che Disney aveva promosso nel 1940 come personaggio del suo capolavoro d’animazione.
L’avanzata delle novità estere prende comunque fiere definizioni italiane per tutti gli anni Quaranta: così, quando sbarca sul mercato, il Philishave si chiama rasoio elettrico e l’invenzione di Fleming si diffonde dal 1943 come penicillina, mentre se il nuovo tipo di «camionetta biposto» fuoristrada è attestato come Jeep (maschile) nel 1942, il computer (anno di nascita 1944) rimane «calcolatore» per un bel po’.
È indiscutibile, però, che a partire dagli anni ‘60 le nuove parole-chiave italiane cominciano a cedere il passo ai forestierismi, segno che le cose migliori ormai arrivano da fuori e appiccicarci sopra una terminologia nostrana non ha senso. Dunque il juke-box (1949) resta «juke-box», ma il «giradischi» viene accolto nel vocabolario italiano nel 1950 grazie all’autorevole assenso del linguista Bruno Migliorini. Va da sé che il 1954 è segnato dal televisore, e sorprende solo in parte che il gettone telefonico (prodotto dal 1945 dalla compagnia TETI) preceda la cabina (1952): ampia oggettistica un tempo all’avanguardia ma ormai finita nel catalogo gucciniano delle cose perdute. Come la radiolina portatile a transistor (1955), meno longeva dei mattoncini Lego (1953). Il seguito sarà una trafila di «cose, mode, usanze d’America» (come scrisse Paolo Monelli nel 1957 a proposito dei kleenex), oggetti e termini capaci di colonizzare il costume globale: dai blue jeans (1956) all’hamburger (1963), dal Led (1972) al floppy disk (1976), dal walkman (1981) all’airbag (1989), dall’sms (1993) al tablet (2000), dalla Playstation (2003) al selfie (2013). Con poche resistenze italofone: il cellulare, la chiocciola, la sigaretta elettronica, il Bosone… Giovanni Gentile forse non ne sarebbe contento. Ma così è (anche se non gli pare).