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 2015  febbraio 22 Domenica calendario

PERICOLO «GREXIT» SVANITO MA NON DEL TUTTO

«Calende greche» è il gioco di parole tanto scontato quanto appropriato per definire il tira e molla sul debito che, al di là del primo accordo raggiunto venerdì, va avanti fra Atene e le autorità dell’Eurozona: da una parte il nuovo governo ellenico guidato da Alexis Tsipras che punta sullo spettro di un effetto domino per ottenere le condizioni promesse agli elettorali; dall’altra l’Eurogruppo (Germania in primis) che non cede di un metro, anche perché rassicurato dalla reazione del mercato, che in questo momento pare ignorare il contagio.
Come può evolversi il confronto europeo, e con quali risvolti per gli investimenti dei risparmiatori? Il fattore determinante, in grado di mutare davvero l’inerzia determinata dall’imminente «qe» della Bce è secondo gli analisti l’uscita o meno della Grecia dall’euro. Quello che viene definito «Grexit» non è certo lo scenario più gettonato, e da venerdì sembra allontanarsi molto, ma non può essere neppure trascurato: «A nostro avviso - sostiene Gabriele Roghi, responsabile della consulenza agli investimenti di Invest Banca - le probabilità non superano il 30%, ma le conseguenze sarebbero devastanti per il sistema bancario ellenico, senza contare che l’eventuale ritorno alla dracma è pieno di incognite per la popolazione».
Dando per scontato il tracollo degli asset greci (Borsa e titoli di Stato) le conseguenze per il resto d’Europa dipendono dall’estensione o meno del contagio al resto d’Europa (che gli analisti di Standard & Poor’s ritenevano poco probabile in un report diffuso in settimana). «In quest’ultimo caso ne risentirebbero i Paesi della periferia, con un rialzo di rendimenti e spread dei bond sovrani tale da impattare sul comparto bancario e trascinare al ribasso le Borse», indica Roghi, che di contro vedrebbe un ritorno di interesse per beni rifugio come metalli preziosi, dollaro, titoli di Stato Usa e britannici e relative borse.
Con tutta probabilità, però, la Grecia manterrà l’euro come moneta e l’accordo si troverà (prima o poi). Le trattative potrebbero però portare a esiti ben diversi per il popolo greco e anche per il resto d’Europa: «In uno scenario particolarmente favorevole - osserva Roghi - Syriza otterrebbe l’80-90% di quanto richiesto, mentre la Troika sosterrebbe di non aver perso la partita dato che il leader greco ha abbassato pretese pur di restare nell’euro». Tutti canterebbero quindi vittoria e i mercati «festeggerebbero», ma solo temporaneamente «perché a dicembre - sottolinea Roghi - Podemos avrà la possibilità di presentare le istanze iberiche alla troika, facendo ripartire il balletto delle trattative, e poi a maggio 2017 con le presidenziali francesi arriveranno i problemi veri se la crisi non si sarà risolta».
Tsipras, nella stesura del nuovo programma di riforme previsto dall’accordo di venerdì, potrebbe annunciare un compromesso al ribasso, deludendo gli elettori in cambio del via libera europeo: una sorta di «vittoria mutilata» quindi. «In questo caso - spiega il gestore - il recupero dei bond greci e della borsa di Atene sarebbe spettacolare, ma il leader di Syriza dovrebbe fronteggiare il malcontento, con il rischio che Alba Dorata attiri sempre più simpatie di un popolo distrutto dalle politiche punitive europee, quando un giorno si dovesse tornare a votare».
Questi ultimi sono gli esiti di gran lunga più probabili (rispettivamente 35% e 30% secondo le stime di Invest Banca) e anche i migliori per gli asset europei. «In particolare - nota Roghi - l’effetto trascinamento si farebbe sentire su governativi e azioni di Italia, Spagna e Portogallo che avrebbero performance migliori degli altri partner europei, mentre l’euro è salvo e si rafforza».
Resta un ultimo possibile scenario, poco probabile (meno del 5%) ma potenzialmente molto pericoloso, almeno per Atene. «Se la trattativa dovesse trascinarsi per le lunghe - aggiunge ancora Roghi - la situazione sociale in Grecia rischierebbe di diventare incandescente, con grandi manifestazioni di piazza di fronti contrapposti tali da provocare l’intervento “pacificatore” dell’esercito che, gestendo lo stato di emergenza, eseguirebbe i dettami della Troika». Un esito molto favorevole per la finanza globale, al quale si tradurrebbe però l’effetto «collaterale» della perdita totale di diritti politici e democratici di tutta la popolazione greca: un prezzo decisamente eccessivo da versare sulla strada della salvaguardia dell’euro.
Maximillian Cellino, Il Sole 24 Ore 22/2/2015