Silvia Truzzi, il Fatto Quotidiano 22/2/2015, 22 febbraio 2015
“MONDAZZOLI” EDITORE NAZIONALE COME LA METTIAMO CON LO STREGA?
E ora, che succederà ai primi di luglio al Ninfeo di Villa Giulia? Il premio più stregato dell’editoria italiana è sempre un toto nomi che ruota attorno all’eterno “quest’anno a chi tocca?”. A Mondadori o a Rizzoli? Da questo fondamentale assunto discendono milioni di speculazioni, scelte editoriali, pressioni sui giurati. Ora gli Amici della Domenica saranno praticamente tutti riuniti sotto il grande cartello ribattezzato Mondazzoli, dopo l’annuncio della fusione di Mondadori e Rizzoli (che come si è capito tanto fusione non è visto che Segrate ha fatto un’offerta per il 99,99% di Rcs libri). Praticamente spariranno tutti i traffici attorno a Casa Bellonci e Mondadori vincerà lo Strega in abbonamento. I giornalisti di Corriere della Sera e Gazzetta dello sport hanno scritto un comunicato sindacale durissimo e 48 scrittori capitanati da Umberto Eco, hanno scritto una lettera manifestando la loro contrarietà: “Un colosso del genere avrebbe enorme potere contrattuale nei confronti degli autori, dominerebbe le librerie, ucciderebbe a poco a poco le piccole case editrici e (risultato marginale ma non del tutto trascurabile) renderebbe ridicolmente prevedibili quelle competizioni che si chiamano premi letterari”.
C’è molta, moltissima, fretta di concludere l’affare dell’anno (l’affare è per la famiglia Berlusconi): il cda di Rcs presieduto da Angelo Provasoli (il professore fu perito di parte per Fininvest proprio nella causa sulla Mondadori) non vede l’ora di svendere. Gli ultra liberal si affidano alla legge del mercato: due privati raggiungono un accordo e dunque chi ci può mettere il naso? Forse l’Antitrust, che però ben poco avrà da eccepire. Il super editore avrà quasi il 40 per cento del mercato trade, il 25 di quello della scolastica: settore delicato, per via della committenza e per via della funzione. Nel 2014 il posizionamento sul mercato dei competitor vedeva Pearson leader con il 15 per cento, Zanichelli con il 13,8 e a seguire Mondadori il 12,8 con e Rcs con 11,7. Praticamente un manuale su quattro sarà pubblicato da una sigla del gruppo Segrate. Saranno contenti i forzisti che nel 2011 (prima firmataria Gabriella Carlucci, sic) chiesero una commissione d’inchiesta sui libri di storia, accusati d’indottrinamento e plagio delle giovani generazioni a fini elettorali. C’è già chi mette le mani avanti su un’altra possibile obiezione, che riguarda la proprietà di Mondadori trafugata, circostanza di cui tutti si dimenticano, nel sempiterno elogio dell’autonomia editoriale di Segrate.
Ma lodi – in ogni senso – a parte, sarà utile ricordare più del “caso Saramago”, un’illuminante dichiarazione dello storico Sergio Luzzatto, autore di Einaudi (di cui ha sempre professato la libertà). Interpellato dal Corriere della Sera, Luzzato disse: “C’è un pregiudizio ideologico di un sistema culturale contro la Einaudi. Lo Struzzo non ha mai rinunciato a fare un discorso culturale antiberlusconiano, indipendentemente dalla proprietà. Nessun intervento? Mai, salvo un caso: “Per l’uscita de La crisi dell’antifascismo, scritto senza che nessuno storcesse il naso, mi hanno chiesto di non menzionare l’affiliazione di Berlusconi alla P2, con tanto del suo numero di tessera”. Non censura, solo un’omissione di soccorso.
@silviatruzzi1
Silvia Truzzi, il Fatto Quotidiano 22/2/2015