Stefano Lepri, La Stampa 22/2/2015, 22 febbraio 2015
QUATTRO MESI SUL FILO DEL RASOIO IL PAESE FA I CONTI PER SOPRAVVIVERE
Oggi in Grecia si celebra il carnevale, secondo il calendario ortodosso. Domani è il «lunedì di purificazione», festivo, dedicato alle scampagnate. Al ritorno in città martedì senza l’accordo dell’altra sera all’eurogruppo sarebbe stato impossibile ottenere soldi dai bancomat, e le banche, causa le casse vuote, sarebbero state costrette a prolungare la vacanza.
Così gli euro invece non mancheranno, sempre che non si creino nuovi intoppi lunedì sera, quando il governo di Atene consegnerà una prima lista di misure. Si tratterà di anticipazioni di emergenza concesse dalla banca centrale greca autorizzata dalla Bce. In un modo o nell’altro saranno pagati 1,4 miliardi di euro al Fmi che scadono in marzo.
I denari veri dall’Europa arriveranno non prima di maggio; e saranno ancora parte del vecchio programma di aiuto, non aggiuntivi. L’accordo nell’Eurogruppo prevede infatti di bloccare ogni erogazione fino a un accordo completo sull’estensione del programma, da raggiungere a fine aprile, con misure concordate una per una.
Anche allora, si tratterà dello stretto necessario per andare avanti – pagando altri 1,4 miliardi al Fondo monetario – fino al 30 giugno, termine dei 4 mesi concessi. I massicci rimborsi di debiti all’Europa che scadono in luglio e agosto, 6,7 miliardi, non potranno essere affrontati senza concordare un nuovo programma di aiuti, il terzo dal 2010, con esborsi aggiuntivi.
Un grave errore tattico è stata la minaccia di usare per rimborso dei debiti i soldi europei destinati a ricapitalizzare le banche. Sono 10,9 miliardi che ora tornano sotto controllo europeo perché si usino davvero a quello scopo.
Dunque non c’è scampo: il governo Tsipras sarà costretto a vivere quattro mesi sul filo del rasoio. E durante tutto questo periodo, scadenza dopo scadenza, la Germania sarà pronta a sfruttare ogni suo passo falso. I più dottrinari fautori dell’austerità cercano motivi per addossare alle elezioni anticipate e al nuovo governo la colpa del mancato risanamento della Grecia.
Che l’austerità sia «finita» resta in dubbio perché non è chiaro né il punto di arrivo (quanto precisamente sarà più leggero l’obiettivo di bilancio da raggiungere nel 2015) né il punto di partenza, ossia lo stato attuale dei conti pubblici. Sriza aveva sottovalutato il rischio di promettere un condono in campagna elettorale, ora ne paga le conseguenze in un crollo del gettito tributario. Nella lista di lunedì non si parlerà né di lavoro né di pensioni; sono esclusi aumenti dell’Iva, si dice ora ad Atene. Ma il programma elettorale prometteva, tra l’altro, di cancellare la tassa sulla prima casa ed elevare a 12.000 euro annui la soglia di esenzione dall’imposta sul reddito: tutto questo cade. Un’uscita dalla crisi aumentando in fretta i redditi e quindi i consumi è preclusa. La sfida per Tsipras sarà di offrire credibili riforme «di sinistra» in sostituzione a quelle che rifiuta.
Twitter: @stefanolepri1
Stefano Lepri, La Stampa 22/2/2015