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 2015  febbraio 22 Domenica calendario

“LE RIFORME SPINGONO LA CRESCITA IMPATTO SUL PIL DEL 3,6% NEL 2020”

«Dal 22 febbraio al 29 dicembre il governo ha approvato 54 progetti di legge, 25 decreti legge, 42 decreti legislativi. Nell’insieme, sono entrati in vigore 59 provvedimenti. Degli 889 decreti attuativi in attesa, il 65 per cento sono stati adottati». Nell’Europa a maglie strette dei nuovi Trattati non c’è niente di più decisivo di una contabilità credibile. Il 27 febbraio la Commissione europea darà le pagelle definitive su come ciascun Paese membro sta procedendo sulle riforme. Il Tesoro italiano mette le mani avanti, mettendo on line tutti i documenti scambiati con Bruxelles dallo scorso novembre, quando la Commissione ha reso noti i primi giudizi sulla legge di Stabilità.
Il cronoprogramma
In oltre cento pagine di minuziose spiegazioni, il governo elenca le riforme fatte, quelle da fare, quelle che per qualche ragione attendono di essere effettivamente operative. C’è la lista delle «priorità dei prossimi mesi», e il famigerato cronoprogramma chiesto dalla Commissione europea su ciascuna misura. Un foglio Excel lungo diciassette pagine divide ogni norma per «campo di applicazione», «obiettivi», «elementi principali della legge proposta», «fase preparatoria», «attuazione», «tempi di conversione parlamentare», «decreti attuativi», «rischi del processo legislativo». C’è anche il dettaglio delle opere pubbliche che si è deciso di finanziare di qui al 2020: dal completamento della Salerno-Reggio ai 50 milioni per l’aeroporto di Firenze o i 15 per terminare la Lecco-Bergamo. La somma di qui al 2020 è modesta: 3,8 miliardi di euro.
«Riforme, più crescita»
C’è chi lo definisce un «approccio alla tedesca» nei confronti della burocrazia di Bruxelles. Una fonte del Tesoro annuisce: «Scrivere gli impegni nero su bianco, spiegarli nel dettaglio, paga». Il documento spiega che «le riforme strutturali garantiranno un aumento della crescita nel lungo termine», e «possono migliorare la fiducia di imprese e consumatori». Quindi le stime su quale - a opinione del governo - sarà l’impatto di ciascuna riforma sulla crescita di qui al 2020: +0,9 per cento grazie al Jobs Act, +1,1 dalle liberalizzazioni, +1,4 dalle riforme della pubblica amministrazione e della giustizia, +0,2 per cento dalle misure fiscali.
Le privatizzazioni
Il governo conferma di puntare alla vendita del 5% di Enel, del 40% di Poste e del 49% di Enav entro quest’anno. La privatizzazione di (parte) delle Ferrovie non sarà invece prima del 2016. Nonostante il flop dell’anno scorso, il documento insiste nel promettere un aumento delle entrate da dismissioni dello 0,7% all’anno per tre anni. Nella lista delle cose fatte il Tesoro mette anche l’accordo Italia-Svizzera sullo scambio di informazioni. La firma sarà lunedì a Milano. «E’ la fine del segreto bancario», dice il ministro Padoan.
Le riforme istituzionali
È poi «fondamentale» modificare l’assetto istituzionale. Per un Paese che ne parla da vent’anni o - peggio - ha deciso di cambiare in fretta quanto fatto, non è semplice spiegare che questa è la volta buona. «In passato diverse riforme sono rimaste incompiute a causa di improvvisi cambiamenti politici». L’obiettivo ora è completare la riforma elettorale «entro aprile 2015» e quella costituzionale «entro fine anno». Referendum permettendo.
Twitter @alexbarbera
Alessandro Barbera, La Stampa 22/2/2015