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 2015  febbraio 20 Venerdì calendario

I SADO-MASO: TUTTE LE SFUMATURE DEL LORO IDENTIKIT


Una studentessa ventunenne, semplice e inesperta, si innamora di un giovane uomo ricco, bello e potente che le fa scoprire una sessualità estrema basata sulla dominazione. Questa è, in sintesi, la trama del discusso libro (e ora film) Cinquanta sfumature di grigio: una storia un po’ banale e molto voyeuristica a base di sesso non convenzionale, annacquato da litri di romanticismo iperconvenzionale. La trilogia di sfumature ha venduto più di cento milioni di copie in 37 Paesi: cosa attrae tanto delle gesta dei due protagonisti Christian Grey e Anastasia Steele? Una sessualità che trasgredisce senza uscire dall’alveo della concezione tradizionale di amore e famiglia. La scelta di sdoganare e rendere pop il Bdsm (acronimo che sta per Bondage e disciplina, Dominazione e sottomissione, Sadismo e masochismo) sembra una manovra perfetta per una società liquida – come direbbe il sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman – in cui le relazioni hanno forme poco durevoli e confini mutevoli. È una questione di accento storico: non più legàmi ma légami.
Nautilus, Milano. Odore di gomma, cuoio, sudore, alcol, talco. Poca luce. Dress-code tecnico: il nero non basta. Un avvocato a torso nudo sta immobile a quattro zampe al cospetto della sua filiforme padrona, che ne usa la schiena come tavolino per appoggiarvi un drink. Una psichiatra di mezza età siede severa su un divanetto, mentre il suo schiavo le lecca gli stivali lucidi. Un geologo finisce di legare la sua compagna di giochi mentre un consulente finanziario le installa due pinzette a molla sui capezzoli. Sullo sfondo il ritmo regolare delle sculacciate inferte da un medico alla sua giovane educanda. Un cupo carnevale erotico in cui vige un senso diffuso di concentrazione ed eccitazione.
Corde, fruste, gabbie, umiliazioni, torture consensuali: sono comportamenti di nicchia o fenomeni di massa, disturbi psichici o giochi erotici? Chi sono e come funzionano i cultori del Bdsm in Italia? Anzitutto è difficile dire quanti siano perché non esistono dati certi: gli esperti del settore stimano però che si tratti di quattro milioni di persone, tra praticanti esclusivi e saltuari. Quanto alla natura dei comportamenti sessuali non convenzionali la psicologia è passata dal considerarli tutti patologici al normalizzarli ampiamente. Nel 1886 Richard von Krafft-Ebing sistematizza le anomalie sessuali nel volume Psychopatia sexualis e introduce i concetti di sadismo e masochismo. Nel 1905 Freud definisce perversioni gli atti sessuali che si concentrano su oggetti diversi dagli organi riproduttivi. Negli anni Venti comincia a diffondersi il termine parafilia, ma l’Organizzazione mondiale della sanità lo adotta solo nel 1980: prima, dal 1952, preferisce parlare di deviazione sessuale. Oggi il DSM 5, l’ultima edizione del manuale diagnostico universalmente adottato in psichiatria, parla di disturbi parafilici e ne individua otto (dal voyeurismo al travestitismo, passando per masochismo e sadismo): ma perché un comportamento sessuale non convenzionale sia considerato un vero disturbo deve persistere per almeno sei mesi, provocare disagio o difficoltà in ambito sociale o lavorativo e non tenere conto del consenso (o dissenso) del partner. Da trent’anni, infatti, la letteratura scientifica non considera più tutte le pratiche erotiche non convenzionali una «malattia», ma piuttosto neosessualità fantasiosa e sana se priva di compulsioni (Me Dougall, 1986), semplice variazione del menage di coppia (Gabbard, 1994), perversioni soft in alternativa alla routine (Pasini, 2009). Ricerche recenti dicono persino che chi pratica il Bdsm ha una profonda fiducia e consapevolezza del corpo (Powell, 2011), ottiene risultati migliori della norma negli stress-test (Richters, 2008), è meno sessista (Simula, 2013), più estroverso e meno sensibile al rifiuto e all’abbandono (Wismejer, 2013).
Negli ultimi cinque mesi abbiamo condotto una ricerca sul campo, frequentando eventi e serate Bdsm milanesi, appuntamenti di solito mensili che attraggono cultori del genere da tutto il Nord Italia. Per ottenere un bilanciamento geografico ci siamo però introdotti anche nei gruppi di discussione online e nelle pagine tematiche su Facebook. Abbiamo dunque selezionato attraverso contatti diretti e individuali un campione di 120 praticanti (escludendo le persone solo curiose o alla prima esperienza): 70 maschi e 50 femmine, dai 19 ai 65 anni. Il 41 per cento di loro ha tra i 40 e i 50 anni; uno su tre è laureato; circa sette su dieci sono eterosessuali, il 29 per cento è bisessuale, solo uno è esclusivamente omosessuale; la maggioranza (40 per cento) è composta da persone che partecipano alle pratiche nel ruolo di sottomessi, seguono i dominanti (32 per cento) e gli switch (28 per cento), che assumono ruoli diversi a seconda della situazione o del partner. Il 46 per cento pratica tanto il Bdsm quanto una sessualità convenzionale, il 44 per cento prevalentemente il Bdsm, il 6 per cento lo pratica in esclusiva, il restante 4 per cento solo occasionalmente.
A tutti abbiamo chiesto di sottoporsi a una batteria di test (Experiences in dose Relationships-Revised, Big Five Questionnaire e Millon Clinical Multiaxial Inventory – III). Il primo serve a indicare lo stile affettivo delle relazioni (misurando ansia ed evitamento che, a seconda della loro intensità, danno luogo a diverse forme di attaccamento). Il secondo si concentra sulle caratteristiche della personalità (descritta sulla base di energia, amicalità, coscienziosità, stabilità emotiva, apertura mentale). E terzo evidenzia eventuali sindromi cliniche e personalità patologiche.
In fatto di stile affettivo nelle relazioni, non sono emerse differenze significative tra chi pratica il Bdsm e la popolazione generale quanto ad ansia da abbandono, mentre il livello di evitamento della vicinanza è notevolmente più elevato (+26 per cento) e correlato al ruolo: i soggetti dominanti sono più evitanti degli altri. Quanto alle caratteristiche della personalità, chi pratica il Bdsm è significativamente meno amichevole della media della popolazione ma più aperto mentalmente (specie gli over 50), mentre ha valori nella norma per energia, coscienziosità e stabilità emotiva. Inoltre, i soggetti dominanti risultano più stabili emotivamente rispetto agli altri, e le femmine meno amichevoli dei maschi.
A livello clinico il gruppo mostra invece una presenza di personalità narcisistiche superiore alla media della popolazione generale: quasi la metà ha punteggi sopra la soglia (di questi il 71 per cento richiederebbe approfondimenti diagnostici). In parole povere si tratta di individui che spesso manifestano arroganza, simulano impassibilità ma in realtà si sentono facilmente feriti, si ritengono oggetto di generale ammirazione, hanno scarsa empatia e tendono a strumentalizzare gli altri. I ruoli di dominanza o sottomissione rivestiti nella pratica Bdsm non sono invece connessi alle analoghe tendenze patologiche di personalità: il punteggio del profilo masochistico rilevato dal test – descritto come deferente, castigato e lamentoso – è significativamente inferiore alla media, e il profilo sadico-aggressivo – proprio di soggetti bruschi, sprezzanti, rigidi, ostili – è nella norma. Insomma chi fa sadomaso non risulta patologicamente né sado né maso. Infine gli indici relativi alle sindromi cliniche di ansia e distimia (tristezza) sono significativamente inferiori rispetto alla media.
In sintesi si può affermare che chi pratica Bdsm è un individuo meno ansioso e meno triste della media, non risulta particolarmente amichevole ma è di larghe vedute e molto curioso, ha una personalità spiccatamente narcisistica, è a caccia di un’identità più integrata, e ha bisogno di notevoli attenzioni da parte degli altri pur dovendo mantenere emotivamente le distanze per evitare la sensazione di invasione o di ulteriore disgregazione. Tutto questo secondo infinite sfumature, non necessariamente di grigio, che vanno dal perfettamente sano al francamente patologico, lungo un continuum all’interno del quale ogni soggetto fa storia a sé.
Alessandro Calderoni e Ludovica Gonzaga