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 2015  febbraio 20 Venerdì calendario

RECENSIONI E LETTURE ANONIME

Si possono recensire libri inesistenti? La tradizione letteraria in merito è ampia e cito solo l’ultimo appassionante episodio di questa serie, su cui peraltro ha già scritto su "Repubblica" del 4 febbraio Valerio Magrelli. I protagonisti di quest’ultima impresa sono Cesare Ciasullo, scomparso a fine lavori, e Alessandro Varaldo, autore tra l’altro di una classica serie di sonetti monovocalici ("All’alba Shahrazad andrà ammazzata"). Questo esile volumetto s’intitola "Eclisse. Recensioni preventive" ed è pubblicato dalla Oplepo, versione italiana della celebre Oulipo francese, che si è sempre dedicata alla "littérature à contraintes", ovvero a esercizi in cui l’autore deve seguire certe costrizioni - pratica in cui si erano esercitati Queneau, Perec, Calvino e altri (il volumetto è in edizione numerata e potete cercare di chiederlo alla Oplepo, info@oplepo.it).
In questo libretto il gioco è duplice: Varaldo scrive la recensione di quindici poesie (ancora) inesistenti, lodandone lo stile e citandone certi versi, mentre Ciasullo (ecco un bell’esempio di letteratura a costrizione) su quella base scrive la poesia. Diciamo anzitutto che quasi tutte le poesie sono molto belle e, se fossero state pubblicate da sole senza palesare la loro origine, molte di esse sarebbero state apprezzate come piccole opere d’arte. Ma la costrizione consiste nel fatto che Ciasullo cerca di attenersi alle valutazioni del suo pre-recensore. Così se Varaldo trova analogie con Quasimodo, la poesia suona abbastanza quasimodiana, se Varaldo parla di un titolo alquanto enigmatico, Ciasullo intitola il suo componimento "Canto verticale sulle cicatrici", e se Varaldo accenna a una bella sinestesia finale, la poesia termina con «ci sono rose che devo ancora ascoltare».
Se Varaldo loda gli aggettivi "antelucano" e "liliale", un verso della poesia reciterà «un chiarore antelucano elencava - i sentieri in un abbraccio liliale». Se Varaldo loda un epilogo sommesso da leggere quasi sottovoce, Ciasullo termina con «Ci consumiamo in un nido di stanchezza - continuando a ripetere sottovoce - l’alfabeto smarrito della tenerezza». Varaldo cita echi ungarettiani e Ciasullo scrive «le mie fughe - straziate - perdute - in un improbabile puzzle». Varaldo evoca Corazzini ed ecco «Ora che scriviamo tutti - e non siamo poeti ma scriviamo poesie - anche senza esserlo». Varaldo critica una poesia come banalmente prevertiana, e Ciasullo gioca a fare del modesto Prévert. E via dicendo.
Questo amabile gioco mi fa ricordare un altro esercizio cui mi ero dedicato nel mio "Diario Minimo": immaginare improbabili giudizi di lettura in cui il consulente sconsigliava la pubblicazione di grandi capolavori, dalla Bibbia alla Divina Commedia. E, per citare il rapporto di lettura più breve, facevo scrivere a un lettore al quale era stato inviato "Finnegans Wake": «Dite alla redazione di stare più attenta quando manda i libri in lettura. Io sono il lettore di inglese e mi avete mandato un libro scritto in qualche diavolo di altra lingua».
Pensavo a questo gioco leggendo un libro godibilissimo edito da Einaudi ("Centolettori", 26 euro) dove la casa editrice ha avuto la bella idea di riesumare antichi rapporti di lettura dal 1941 al 1991. Ci sono, tra i lettori, nomi grandiosi, come Bobbio, Pavese, Calvino, Fortini, Vittorini, Solmi, Cases, Musatti, Segre, ma altrettanto famosi sono gli autori su cui si pronuncia un giudizio, da George Eliot a Huizinga, da Broch a Bataille, da Marguerite Duras a Walter Benjamin, da Fenoglio allo stesso Calvino. Ma non posso fare tutti i nomi perché si tratta di ben 194 letture.
Molti di questi pezzi sono piccoli capolavori di critica letteraria o filosofica, altri ci lasciano esterrefatti perché si vedono grandi lettori che non hanno dovutamente apprezzato grandi autori. Cercatevi da soli chi si era sbagliato, o aveva peccato di timidezza, o si era limitato a caute valutazioni commerciali. Ma tenete presente le date, e la sconcertante novità di certi libri. In ogni caso la lettura di questa raccolta suscita molti interrogativi su come si possano giudicare i propri contemporanei.