Tino Oldani, ItaliaOggi 20/2/2015, 20 febbraio 2015
UNA #BUONASCUOLA DA CESTINARE
Se non sarà distratto oltremodo dall’immane compito di pacificare la Libia con l’uso della sola diplomazia (auguri),entro il 28 febbraio il governo dovrebbe rendere noti i decreti attuativi della riforma della scuola, già battezzata dal premier Matteo Renzi «La Buona Scuola».
Gli esperti del ramo ne hanno letto le bozze, e a quanto pare non ne sono affatto entusiasti. Soltanto nell’ultima settimana, un sito attento alla politica scolastica (ilsussidiario.net) ha dedicato ben tre analisi ai cambiamenti in programma, e li ha praticamente stroncati tutti. Una quarta mazzata è poi arrivata dal Corriere della sera, che mercoledì 18 ha pubblicato un commento di Gianna Fregonara, eloquente già nel titolo: «La Buona scuola? Frutti acerbi per tutti, precari inclusi».
Per chi non lo sapesse, Gianna Fregonara, non è solo una giornalista del Corsera, ma anche la moglie di Enrico Letta. Il suo articolo, pubblicato nella pagina dei commenti con inizio in prima, è ben documentato, denota una conoscenza non superficiale dei problemi della scuola, e si farebbe torto alla sua professionalità e a quella di chi dirige il Corriere della sera attribuirgli un significato che non ha, vale a dire a una vendetta fredda per il famoso hashtag «#enricostaisereno».
Quando, alcuni mesi fa, Renzi annunciò la riforma della scuola, ne indicò 12 punti-cardine: «Mai più precari; dal 2016 solo concorsi; basta supplenze; la scuola fa carriera; la scuola si aggiorna; scuola di vetro; scuola digitale; cultura in corpore sano; le nuove alfabetizzazioni; fondata sul lavoro; la scuola per tutti; tutti per la scuola».
Tradotto in soldoni, il primo punto annunciava l’assunzione entro il 2015 di tutti gli insegnanti precari, che da anni sono iscritti nelle liste Gae (graduatorie ad esaurimento). In totale, si tratta di 148 mila docenti. I diretti interessati, ovviamente, hanno toccato il cielo con un dito. Ma il loro ottimismo rischia di trasformarsi in una cocente delusione.
A parte il problema dei costi, sul quale Renzi ha sorvolato, vi sono altri ostacoli. Fregonara, oltre a giudicarlo «illusorio», scrive che «il mega-piano di assunzioni si sta rivelando inattuabile, quanto meno iniquo (lo dicono i sindacati) e addirittura dannoso (giudizio della Fondazione Agnelli), perché riempirebbe le scuole di insegnanti spesso senza cattedra, in quanto abilitati in materie secondarie e non utili. Mentre per materie fondamentali come la matematica, gli studenti continuerebbero ad avere supplenti e altri precari».
Ancora più negativo il giudizio di Max Ferrario, che su ilsussidiario.net boccia il piano di mega-assunzioni in quanto verrebbero «effettuate assunzioni in ruolo di docenti tre o quattro volte superiori alle reali esigenze del sistema scolastico. Ben lungi dall’essere un bene per la scuola e per gli studenti, ha invece tutte le connotazioni di un’operazione a scopo elettorale». Per Ferrario, la «sanatoria renziana» avrebbe inoltre «l’effetto perverso di assumere i vecchi per lasciare fuori i giovani». Il motivo? «Basta spulciare le graduatorie delle grandi città, le più significative». Si scopre così che a Milano e a Roma gli insegnanti in graduatoria con meno di 40 anni (i più giovani sono nati nel 1986) sono appena due o tre, mentre gli altri si collocano tutti sopra i 40 anni, con una presenza elevata di over 60. A Roma, nella graduatoria dei precari della scuola secondaria, vi è addirittura un precario di 69 anni.
In molti casi, spiega Ferrario, i docenti precari over 60 non insegnano da anni e svolgono un’altra attività. Per questo, sarebbe assurdo farne ora degli insegnanti di ruolo, togliendo così le cattedre a insegnanti più giovani, soprattutto a quelli che non sono mai riusciti a entrare nelle graduatorie, pur insegnando come supplenti con incarichi a tempo. Anche Giovanni Cominelli, sempre su ilsussidiario.net, sostiene che »le graduatorie non contengono tutti i precari». Non solo. «Nel Sud, i precari sono proporzionalmente più numerosi che nel Nord. La Sicilia, come scrive il Rapporto della Fondazione Agnelli, ne ha 20 mila».
Risultato: «Nel Sud aumentano gli insegnanti in attesa di lavoro, mentre diminuiscono gli alunni». Invece di assumere tutti i precari, Fregonara suggerisce di adottare come «soluzione migliore quella indicata dalle ultime sentenze: assumere a tempo indeterminato chi ha lavorato 36 mesi negli ultimi cinque anni».
Fin qui, le critiche rivolte al primo punto della Buona Scuola di Renzi. Ma anche sugli altri, sia Fregonara che ilsussidiario.net, dicono peste e corna. Non basterebbe un giornale intero per riassumerne i giudizi.
Merita tuttavia di essere segnalata la stroncatura del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, firmata da Luisa Riboldi (ilsussidiario.net). Dopo che il ministro ha indicato ben 24 priorità per la scuola, la Riboldi fa notare che sono troppe, per lo più retoriche, mentre ne basterebbero due o tre di quelle serie. Senza contare che tra le 24 priorità «non c’è la riqualificazione della formazione professionale». Guarda caso, il tipo di istruzione che le famiglie e i giovani stanno chiedendo con maggiore frequenza, per trovare poi un lavoro.
Tino Oldani, ItaliaOggi 20/2/2015