Andrea Pira, MilanoFinanza 20/2/2015, 20 febbraio 2015
MISTER HUAWEI LANCIA L’OPERAZIONE TRASPARENZA
Due settimane fa Ren Zhengfei era l’uomo copertina di Caixin. La rivista finanziaria diretta da Hu Shunli lo ha ritratto nei panni di Ottaviano Augusto. «Huawei parte alla conquista», ha titolato il settimanale rimarcando le ambizioni globali del colosso cinese di apparati e dispositivi per le telecomunicazioni, la cui reputazione tuttavia è legata ai sospetti di un legame troppo stretto con il governo di Pechino e per il passato di Ren tra le fila dell’Esercito popolare di liberazione.
A questa immagine non giova il fatto che il tycoon settantenne sia, come sottolineato dalla stampa locale, «il più enigmatico amministratore delegato» del settore delle tlc. Di recente Ren ha però voluto levare il velo di mistero che circonda la sua figura e la stessa azienda. La nuova strategia, in parte dovuta anche ai sospetti sollevati dal congresso statunitense nel 2012 di presunti legami con i militari di Pechino, punta sulla trasparenza. L’intervista concessa lo scorso gennaio durante il Forum economico di Davos è un tassello di questa nuova strategia, che parte dalla figura del personaggio stesso. Nato nella campagna della provincia di Guizhou, ha studiato elettronica durante gli anni della Rivoluzione culturale. «Sono entrato nell’esercito quasi per caso», ha spiegato all’intervistatrice ricordando i tempi convulsi che hanno preceduto l’era Deng. Ren si è poi levato anche qualche sassolino dalla scarpa, in particolare sulle accuse di spionaggio a favore del governo cinese o di intrusione nei sistemi altrui per conto di Pechino. «Ci sono molte idee errate su Huawei, sia in Cina che all’estero», ha spiegato Ren, «Se dovessi dire cosa io pensi di Huawei direi di non saperlo. Cos’è esattamente Huawei? Una società con 80 mila shareholder, tutti nostri impiegati, nessuno arriva da fuori. Io che ho la quota più consistente ho l’1,4%». L’azienda fondata nel 1987 intanto lavora sul brand. Una recente ricerca condotta da Ipsos sui consumatori di 32 Paesi ha rilevato che la riconoscibilità del marchio Huawei è passata dal 52% nel 2013 al 65% dell’anno passato. I risultati previsionali per il 2014 stimano che il fatturato globale si attesterà tra i 46,3 e i 46,6 miliardi di dollari, con un incremento del 20% anno su anno. I profitti dovrebbero invece essere attorno ai 5,4 miliardi. «Ritengono che fintanto che continueremo a lavorare duro riusciremo a far vedere la nostra identità», ha chiosato Ren. «Sforzarci a spiegare chi siamo ci farà perdere soltanto clienti e soldi». A colloquio con i giornalisti cinesi il patron e fondatore di Huawei ha inoltre svelato altri particolari. Per esempio, riporta Caixin, che ha già lasciato le proprie responsabilità a un successore. Anche se non è chiaro si tratti o meno del figlio. Possibilità che in passato Ren aveva comunque negato. Intanto lancia segnali rassicuranti sul rallentamento dell’economia cinese, almeno dal punto di vista della sua azienda. «Il 70% dei nostri ricavi arriva dall’estero», spiega, «le connessioni mobili e i Big Data sosterranno trasmissioni e immagazzinamento. Questo è un bene per i nostri volumi di vendita.
Andrea Pira, MilanoFinanza 20/2/2015