Paolo Gozzi, La Gazzetta dello Sport 20/2/2015, 20 febbraio 2015
BAYLISS: «È UNA PAZZIA, MA SE TROVO IL MIO RITMO...»
La prima marcia inserita, un colpetto di gas e la sfida è ripartita. A quasi 46 anni, dopo sette di stop, il mitico australiano Troy Bayliss torna a correre nel Mondiale Superbike. Senza aver mai provato la Panigale nuova versione, né le gomme di oggi. Ritrova però Phillip Island, dove ha debuttato nel lontano ’97. Nel giardino di casa ha trionfato sei volte, l’ultima nel 2008, l’annata del ritiro (a 38 anni) col 3° e ultimo Mondiale in tasca.
Da quanto tempo aspettava questo momento?
«Fino a quattro-cinque anni fa ho chiesto tante volte alla Ducati la possibilità di tornare, mi avevano sempre convinto a desistere. Pensavo che fosse finita davvero. Invece...».
Com’è successo?
«Si è incastrato tutto alla perfezione: la moto di Giugliano che si libera proprio a Phillip Island, la festa per i 25 anni Superbike qui in Australia. Era l’occasione perfetta. Avete visto che casino si è scatenato all’annuncio del mio rientro? Sarà un bel weekend per organizzatori, tv, tifosi. E per me ritrovare il mio team è un sogno che si avvera».
Tornare nel paddock da pilota dopo tanto tempo. Cosa prova?
«Esattamente la stessa sensazione di sette anni fa. Ho salutato i meccanici, un po’ di amici nel paddock. Non amavo venire alle gare da spettatore, perfino quando quando la Superbike arrivava in Australia sono rimasto quasi sempre a casa mia. Essere qui con tuta e casco è come rinascere».
Kim, sua moglie, lo sa?
«Si, certo (sorride, ndr). Qui avrei dovuto organizzare e correre una gara di dirt track, adesso deve pensare a tutto lei. Un Bayliss sulla terra comunque correrà. Vedrete mio figlio piccolo Olli nella corsa junior».
In questi sette anni quante volte ha pensato di essersi ritirato troppo presto?
«Ho lasciato da campione, dominando l’ultima gara a Portimao. E’ stato il massimo ma se avessi continuato sarei stato molto competitivo ancora a lungo, ne sono sicurissimo».
Adesso però viene il difficile. Rientra senza conoscere moto, gomme, avversari.
«In effetti è una pazzia. Farò un passo alla volta, non spingerò subito come un ossesso. Non sono qui per vincere a tutti i costi, torno per fare la cosa che amo, correre. Conosco bene Phillip Island, se ritrovo gli automatismi in fretta potrebbe scapparci un bel risultato. Se non succede, sarà stato comunque un magico week end».
Cosa pensa della Superbike di adesso?
«I tempi degli ultimi test non mi sembrano eccezionali. Troverò la pista con l’asfalto nuovo, vedremo come adattare le traiettorie».
La Ducati nell’inverno è cresciuta molto.
«Mi hanno detto che ci sono progressi di motore, che adesso non perdono più terreno nel dritto rispetto alle quattro cilindri. Parte la norma sui rapporti del cambio unici (un solo tipo, punzonato, per tutti i 13 GP, ndr) ai miei tempi c’era massima libertà: può essere un fattore. Tutti hanno freni e sospensioni simili, sono curioso di vedere che succede».
Cosa le passerà in testa uscendo dalla corsia box al primo giro?
«Ascolterò come pulsano il motore e il mio cuore. Dopo il ritiro, per alcuni anni, la Ducati mi ha fatto fare test pensando di farmi un regalo. Ma ho smesso perchè mi annoiavo a morte, sono un animale da gara».
A prima vista sembra in forma perfetta. Come si è allenato nei giorni scorsi?
«Ho fatto kayak per irrobustire le braccia. Mi sento bene, giro molto sugli ovali in terra battuta, l’anno scorso ho vinto 5 titoli australiani. Ma in pista, a 320 km/h, sarà tutto diverso».
Davide Giugliano mancherà per 4 GP. Se le offrissero di restare, magari per tutto il Mondiale?
«Mi dispiace molto per Davide. Continuare? Non ne abbiamo ancora parlato. Vedremo...».