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 2015  febbraio 18 Mercoledì calendario

AMANDA KNOX

Seattle (Stati Uniti), febbraio
La notizia che rimbalza da Seattle - e più precisamente dal Seattle Times - dice che Amanda Knox si è fidanzata. Fidanzata ufficialmente, con tanto di proposta di matrimonio, anello di brillanti e data della cerimonia, che finora è rimasta segreta, ma sarebbe già stata fissata per l’estate che viene. Il marito in pectore si chiama Colin Sutherland, fa il musicista e ha quell’aria da rocker maledetto e sdrucito che un po’ stona accanto alla nuova versione della Knox: ingrassata nel corpo, arrotondata in viso e con i capelli corti che le aggiungono almeno una decina d’anni ai 27 che ha secondo l’ufficio anagrafe dello Stato di Washington.
I due sono stati fotografati come fossero una coppia clandestina di Hollywood, inseguiti da una costa all’altra dell’America (a New York e Seattle), in un caleidoscopio di immagini che sembra già un album nuziale: davanti alle case in pietra arenaria di Brooklyn, a braccetto con l’immancabile amica (di lei) Madison Paxton e c’è pure la ciliegina del bacio notturno sulla spiaggia di Coney Island. La novità è stata salutata con un coro unanime: «Amanda si è rifatta una vita», frase detta con sollievo da chi è convinto della sua innocenza e con rabbia da chi la ritiene colpevole.
Qualunque sia il tono, il commento è scentrato. Amanda non si è rifatta una vita. Non quella sentimentale, almeno. Perché se si scorrono i tre fidanzati che ha messo insieme dopo il ritorno a Seattle, nell’ottobre del 2011, si scopre che appartengono tutti al passato, a quel tempo sbiadito in cui Meredith Kercher era viva e Amanda solo una dei 262.416 cittadini americani che nel 2007 studiavano all’estero.
David Johnsrud, detto Dj, era un amico dell’epoca del liceo, che intasava di lettere la posta del carcere di Le Capanne e che, dopo la fine del rapporto e forse proprio per questo, ha stracciato la laurea e deciso di fare il camionista. Il musicista James Terrano, lasciato senza troppi complimenti per Sutherland nel settembre del 2014, era un collega di università, anche lui pen friend durante i mille e più giorni di reclusione nel carcere umbro. Con Colin, bassista e cantante della band indie-rock The Johnny Pumps (un bassista salutista: «La mia bevanda preferita? Acqua frizzante»), la “regressione” nel tempo è ancora più profonda: i due erano compagni alle Medie, prima che lui partisse per New York, dove ha studiato lingue al Sarah Lawrence, college privato che ha “diplomato” celebrities delle arti come la stilista Vera Wang, lo sceneggiatore J.J. Abrams (il creatore di Lost), l’attrice Sigourney Weaver, Yoko Ono (che lì si è laureata in musica) e la scrittrice Alice Walker (autrice de Il colore viola). E pure Colin ha scritto decine di lettere alla detenuta Knox.
Nessun “ragazzo”, almeno tra quelli censiti in questo pallottoliere che mischia cronaca nera e rosa, è, diciamo così, estraneo ai quattro anni di prigionia perugina e soprattutto “successivo” a quel 2 novembre di otto anni fa in cui Meredith Kercher ha perso la vita e Amanda il futuro.
Potrebbero estradarla
Segno, direbbero gli psicologi, che la Knox non ha ancora elaborato quel doppio lutto. Le lancette del suo cuore sono ferme a quella data: accanto a sé, non ha voluto nessuno di “nuovo”, come se si fidasse solo di chi aveva conosciuto prima del viaggio in Italia.
Il fidanzamento della Knox strappa a Raffaele Sollecito un commento asciutto: «Se è vero, sono contento per lei». Lui ha altri pensieri da macinare: il 25 marzo la Cassazione deciderà se confermare o meno i 25 anni di carcere che gli sono stati inflitti sulla base di una “prova” così ballerina da meritarsi le virgolette (il frammento di Dna sul gancetto del reggiseno di Meredith). Amanda è libera di godersi i fiori d’arancio, anche se l’eventuale estradizione è resa meno improbabile dalla situazione geopolitica. «In futuro, gli Stati Uniti potrebbero aver bisogno di qualcuno condannato in Italia per un crimine molto grave ai danni di un nostro concittadino», ha detto al Seattle Times l’esperta in diritto penale internazionale Mary Fan, forse pensando a qualche terrorista. «La reciprocità, allora, diventerebbe il criterio preponderante. Questa è una cosa di cui il nostro Dipartimento di Stato dovrà tenere conto». Tradotto dal burocratese: come potremmo chiedere al governo italiano l’estradizione di un criminale che ci interessa se non abbiamo concesso quella di Amanda?