www.cinquantamila.it/fiordafiore 19/2/2015, 19 febbraio 2015
L’Italia si candida a guidare le iniziative diplomatiche dell’Onu in Libia • L’Egitto dice di aver ucciso 155 jihadisti • A rischio di attentati • Oggi le proposte della Grecia all’Europa • I Paesi creditori della Grecia • Ieri il dunerale di Michele Ferrero • Trentasette parenti di Alberto Sordi impugnano il testamento Libia/1 L’ambasciatore italiano, Sebastiano Cardi, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non ha nascosto l’estrema difficoltà della situazione in Libia: «Anche nello scenario più ottimistico questo processo politico sarà lungo e fragile, richiederà un’azione coordinata a livello internazionale
L’Italia si candida a guidare le iniziative diplomatiche dell’Onu in Libia • L’Egitto dice di aver ucciso 155 jihadisti • A rischio di attentati • Oggi le proposte della Grecia all’Europa • I Paesi creditori della Grecia • Ieri il dunerale di Michele Ferrero • Trentasette parenti di Alberto Sordi impugnano il testamento Libia/1 L’ambasciatore italiano, Sebastiano Cardi, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non ha nascosto l’estrema difficoltà della situazione in Libia: «Anche nello scenario più ottimistico questo processo politico sarà lungo e fragile, richiederà un’azione coordinata a livello internazionale. L’ Italia è pronta ad assumere un ruolo guida nella cornice dell’iniziativa dell’Onu». Per trovare la soluione politica al conflitto, è necessario il rilancio del negoziato con tutte le fazioni che l’inviato dell’Onu Bernardino León si è impegnato a completare entro pochi giorni. L’Egitto ha chiesto la cancellazione dell’embargo alla fornitura di armi al governo di Tobruk, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale, e un blocco navale del resto della costa libica. Ma mandare armi a Tobruk in questa situazione è molto pericoloso. Non si ha certezza su dove finiranno e si rischia di compromettere le possibilità di una ripresa del dialogo tra le fazioni. Libia/2 Ieri per la prima volta le forze speciali egiziane hanno lanciato un attacco via terra a Derna, il caposaldo dell’Isis in Libia. Il Cairo sostiene di aver ucciso 155 jihadisti e di averne arrestati 55, ma non è chiaro come. Si parla di un’operazione con elicotteri partita dalla base militare di Marsa Matrouh. Libia/3 L’Eni ha ritirato tutto il personale italiano dalla Libia per motivi di sicurezza e lo stesso hanno fatto le altre aziende che continuano a operare nello Stato africano. Qualche giorno fa, invece, il sistema di difesa aerea è entrato in stato di massima allerta per un avviso trasmesso dai servizi segreti: la segnalazione parlava di alcuni aerei pronti a decollare da Sirte per colpire il nostro Paese. Forte continua ad essere il rischio di un attentato compiuto da «lupi solitari» proprio come già accaduto a Parigi e poi a Copenaghen. Nessuna attendibilità viene data dagli analisti alla notizia rilanciata dal quotidiano britannico Daily Telegraph che pubblica documenti compilati da Abu Arhim al Libim, ritenuto uno dei leader dell’Isis secondo il quale «grazie alla vicinanza della Libia con gli Stati crociati» i jihadisti potrebbero «utilizzare e sfruttare in modo strategico i tanti barconi di immigrati per colpire le compagnie marittime e le navi dei Crociati». Grecia/1 Oggi il ministro delle Finanze Varoufakis presenta all’Europa le condizioni della Grecia (che ieri ha eletto un capo dello Stato di centrodestra) per il salvataggio. Entro oggi, assicurano le fonti di Atene e Bruxelles, la stessa Grecia presenterà la sua richiesta di proroga per sei mesi del programma di assistenza coordinato da Ue, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale (ovvero la Trojka). In tutto, un pacchetto da circa 240 miliardi di euro. Con la richiesta, si augura la Ue, arriverà anche la promessa di Alexis Tsipras, sul mantenimento degli impegni finanziari richiesti dall’Europa. E il «no» all’uscita dall’euro. Jack Lew, segretario del Tesoro Usa, ha telefonato a Varoufakis per auspicare che l’accordo sia presto raggiunto, diversamente «ci sarebbero immediate dure conseguenze per la Grecia. È il momento di passare ai fatti, di trovare un sentiero costruttivo in accordo con il Fmi e i ministri europei delle finanze». Se la situazione resterà com’ è ora, a fine mese la Grecia non potrà pagare gli stipendi degli statali e le pensioni. Un eventuale accordo sull’estensione degli aiuti, quello che in tanti danno per imminente, sbloccherebbe 7,2 miliardi del vecchio prestito Ue e 10,7 miliardi assicurati dai prestiti del Fmi per il 2015. Grecia/2 Prima i creditori della Grecia più esposti erano le banche, adesso sono i bilanci pubblici nazionali. Alla fine del 2009 i pesanti allarmi sui conti pubblici greci hanno portato sotto le luci della ribalta il dramma ellenico. Poi, dopo una serie di salvataggi pubblici, gran parte dell’esposizione greca di molte banche è stata trasferita ai Paesi dell’Eurozona. In cinque anni sono cambiati anche i pesi delle diverse nazioni creditrici. La ricostruzione Paese per Paese vede l’esposizione degli istituti tedeschi crollare da 45 miliardi del 2009 a 13,5 miliardi del 2014. Delle banche francesi da 79 a 2 miliardi. Quelle italiane sono passate da 7 a un miliardo. Sono invece cresciuti i crediti statali: tutti partiti da quota zero, Berlino è arrivata a 62 miliardi, Parigi a 46,5 miliardi e Roma a 41 miliardi. Così, nel passaggio dalle banche ai bilanci pubblici, la metamorfosi del debito greco è stata anche nazionale. L’esposizione francese è scesa da 79 a 48,5 miliardi, quella italiana è cresciuta da 7 a 42 miliardi (+500%). In salita (ma meno) anche il credito tedesco: da 45 a 75,5 miliardi (+68%). Crisi «In cinese la parola crisi non ha solo un’accezione negativa ma vuol dire anche opportunità» (Gianfranco Zola, allenatore del Cagliari) (Mazzitelli, Rep). Ferrero Ieri in piazza Risorgimento ad Alba migliaia di persone si sono riunite per il funerale di Michele Ferrero. In città erano stati installati quattro maxi schermi per seguire la funzione. In Duomo, accanto alla famiglia, alla vedova Maria Franca, al figlio Giovanni, alle nuore Paola e Luisa e ai cinque nipoti, hanno assistito alle esequie Romano Prodi, Paolo Barilla, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, il presidente del Consiglio regionale Mauro Laus, il sindaco di Torino Piero Fassino, i viceministri Enrico Costa ed Andrea Olivero, l’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel. Presente anche un ministro di Stato del Principato di Monaco, dove Michele Ferrero risiedeva e dove è morto sabato. Eredità Alberto Sordi ha sempre detto di non aver parenti, a parte le sorelle Savina e Aurelia e il fratello Giuseppe. A Paola Comin, suo ufficio stampa dal 1992 al 2003, diceva: Diceva: «Parenti non ne conosco e non ne ho». Invece adesso se ne sono fatti vivi 37, pronti a impugnare il testamento del 2011, con il quale Aurelia ha lasciato i beni del fratello alla Fondazione museo Alberto Sordi, incaricata di «perpetuare la memoria». Due conti correnti per venti milioni circa, la villa di via Druso, fra l’Appia Antica e le Terme di Caracalla, valore stimato altri venti milioni, più azioni del Campus biomedico di Trigoria, al quale Sordi donò i terreni per costruirlo. Si tratta di cugini di quinto e sesto grado dei fratelli Sordi, parenti «in linea collaterale», figli di sorelle e di fratelli dei genitori di Alberto. Hanno fra i 30 e i 70 anni, fanno quasi tutti Sordi di cognome, vengono da Valmontone e da Frosinone, zone d’origine del papà di Sordi, Pietro, e della mamma, Maria Righetti. Fra gli altri, c’è Igor Righetti, conduttore su Rai Radio Uno del Comunicattivo. Hanno deciso di andare fino in fondo con una causa civile. Il loro legale Andrea Maria Azzarro punterà sul fatto che Aurelia scrisse il testamento senza avere piena coscienza.