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 2015  febbraio 19 Giovedì calendario

LE VARIANTI NEL TRESSETTE TRA UE E GRECIA


Tutti a interrogarsi sulla strategia di quel fine esperto di teoria dei giochi che è Yanis Varoufakis, il ministro delle Finanze della Grecia. Ai più non sembra possibile che Alexis Tsipras e il suo negoziatore economico si siano infilati in un cui de sac all’Eurogruppo di lunedì 16 febbraio, alzandosi dal tavolo teatralmente e accusando tutti gli altri membri dell’Eurozona di voler trattare Atene come una colonia. Poiché scriviamo prima che le cose si chiariscano, ammettiamolo: c’è il rischio che la Grecia si trovi a far la parte del morto a tressette. E per chi non lo sapesse il morto è il compagno inesistente del mazziere, che gioca le carte del morto, e il mazziere è inevitabilmente la Germania. Però non è detto. Vediamo perché, in quattro varianti.
Variante francese. La cosa più interessante dell’Eurogruppo è venuta da Parigi. Il commissario europeo Serge Moscovici in realtà aveva trattato con Tsipras e Varoufakis la possibilità di accordare la dilazione che Atene chiede, prima di formulare e sottoscrivere un accordo a nuove condizioni condivise: quattro o sei mesi. E il ministro francese Michel Sapin, prima dell’Eurogruppo, aveva confermato che l’accordo non si sarebbe raggiunto lunedì, occorreva più tempo. Di qui, a riunione iniziata, la reazione tedesco-olandese: niente da fare. E una seconda proposta di accordo immediato, prescrittiva per Atene e con poche varianti rispetto al memorandum del Fondo monetario. Se è stata una mossa meditata, Francois Hollande insisterà per smarcarsi da Berlino, non lasciando ad Angela Merkel il ruolo di Mrs Europe conquistato a Minsk tra Vladimir Putin e Petro Poroshenk.
Variante americana. Non è un mistero che Parigi si sia mossa perché a Washington la pensano allo stesso modo. Con la crisi ucraina aperta e la Turchia che non coopera contro Isis, ed è anzi imbestialita per il ruolo da protagonista assunto contro il califfato dall’Egitto di Al Sisi, per l’America è da pazzi esporre oggi a rischio il membro più sudorientale della Nato (Ankara ormai lo è per modo di dire) per qualche decina di miliardi di euro. Finché l’Eurozona traccheggia, gli americani si limitano a dirlo. Nelle ore decisive della partita, telefoneranno sia alla Merkel che a Tsipras.
Variante iberica. Attenzione: sin qui tra i Paesi più ostili a cedere alle pretese greche di nuovi massicci aiuti sono gli euromembri che più hanno dovuto sputare sangue per adempiere ai programmi di rientro in cambio di aiuti, cioè Spagna, Portogallo e Irlanda. Tsipras e Varoufakis sono convinti che, se Parigi tiene duro, alla fine i no iberici si tramuteranno in richieste a propria volta per dire sì. Per Mariano Rajoy sarebbe una bella vittoria da giocare contro la forza di Podemos nei sondaggi, in vista delle prossime elezioni.
Variante italiana. Attualmente, non la conosce nessuno. La brigata Kalimera della sinistra italiana inneggiante per le vie di Atene sinora ha prodotto «zero tituli». Ma Tsipras è stato attento a non dire una sola parola di delusione verso il silenzio tenuto dall’Italia. Mettiamola così: siam pronti a schierarci con chi vince, dicendo che è anche merito nostro. Tanto, pensa Matteo Renzi, siamo già al riparo dalla richiesta di manovre correttive. Ma se la situazione sfuggisse di mano (e bisogna scommettere di no, per carità di patria) chi s’illude che un crollo greco non faccia ballare anche l’Italia ha veramente bisogno di un dottore.