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 2015  febbraio 19 Giovedì calendario

PERISCOPIO

L’Europa di fronte a un bivio: invadere la Libia o la Grecia? Jena. la Stampa.

L’Isis annuncia: «Siamo già a sud di Roma». Ci salverà la Salerno-Reggio Calabria. il Fatto.

(mfimage) Il tribunale non è il guardiano dell’ordine morale ma è solo il guardiano del diritto e della sua applicazione. Bernard Lemaire, presidente della corte nel processo contro Dominique Strauss Kahn. Le Monde.

Oggi, l’Italia Inc. è migliore anche perché abbiamo un rapporto neuroni/euro favorevolissimo, nel senso che l’Italia ha competenze di altissimo livello al prezzo più basso in assoluto. Soprattutto tra i neolaureati, ragazzi che escono dalla Normale, dai Politecnici, dalla Bocconi. QI elevatissimi che entrano nel mercato del lavoro a 1.300 euro al mese. Marco Mazzucchelli, manager director della banca svizzera Julius Bär. Danilo Taino. Corsera.

Provo a mettermi nei panni di chi ha comprato un appartamento all’Eur di Roma. Magari era affascinato dalla razionalità dell’architettura, magari lo trovava un quartiere tranquillo. Adesso si troverà code di macchine con personaggi misteriosi a ogni ora. Crede che quegli inquilini siano contenti? Pensa che siano felici per le loro figlie? Non credo. Carlo Verdone. Andrea Scanzi. il Fatto.

Colpito dalla fatwa, per anni e anni Salman Rushdie è stato custodito dagli inglesi, che pure sono tirchi, come un gioiello d’inestimabile valore. Cosa ha impedito a Hollande e a chi ne fa le veci di fare altrettanto con i vignettisti di Charlie Hebdo? Umberto Silva, psicanalista. Il Foglio.

Ingroia, il cinquantatreenne ex pm si autoproclama da sempre allievo prediletto di Paolo Borsellino. Agli esordi, fu effettivamente uno dei suoi sostituti alla procura di Marsala. Non risulta però avessero legami speciali. Tra loro c’era solo la simpatica atmosfera che un uomo ironico come Borsellino creava tra i colleghi. Come ricordano i reduci marsalesi di quella lontana stagione (fine anni Ottanta), le facezie si sprecavano. Quando il capo entrava, c’era sempre un sostituto che, alludendo al suo passato nel Fuan (universitari del Msi), gli lanciava un «camerata!», facendo il saluto romano. Anche l’immusonito Ingroia aveva un nomignolo. Poiché stava sempre curvo (che in siciliano si dice «immurutu»), era minuto (che in siciliano si esprime con il diminutivo «eddu»), ed era, come oggi, sinistrorso, Borsellino lo chiamava affettuosamente, ’U comunista immuruteddu», cioè «gobbetto comunista». Giacarlo Perna. Libero.

Prima ancora di entrare a Palazzo Chigi, Prodi ebbe subito chiaro che l’Unione era una famiglia di fratelli-coltelli. Tenuta insieme dalla convinzione superba che l’epoca di Berlusconi fosse chiusa per sempre. Per tutta la campagna elettorale venne recitata la stessa litania: Il Caimano è morto e sepolto, dopo il voto, il Genio del Male fuggirà ad Arcore per rifugiarsi all’estero. E una truppa di scrittori, polemisti, cineasti, comici e vignettisti si precipitò, con entusiasmo, a dare l’assalto al presunto cadavere. Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli.

Sul set di Novecento l’alzataccia era la regola. Per scherzare ci dicevamo: «Ma stiamo andando a caccia?». De Niro lo conobbi così, in macchina, a notte fonda, in mezzo alla nebbia, con i primi vaghi chiarori del giorno all’orizzonte. Mi sedetti davanti senza neanche accorgermi che dietro ci fosse Robert. A un certo punto me lo presentarono. Mi voltai: «Molto piacere, Stefania Sandrelli». Mi girai e poi mi rigirai di scatto. C’era più luce e lo vidi meglio. Era un figo della Madonna. Cinguettai «ma come sei carino». Lui faceva lo scemo, si ritraeva. Ma io non avevo mica detto nulla di male, in fondo. Poi anche grazie a Depardieu ci conoscemmo meglio. A differenza di Gerard che beveva fiaschi di vino alle 7 del mattino ed era molesto, De Niro era di una sorprendente timidezza. Stefania Sandrelli, attrice. Malcom Pagani e Fabrizio Corallo. Il Fatto.

L’edizione faraonica di Zeffirelli ha fatto storia. E lui si è lamentato che la Scala non la riprenda più. Ma non ce n’è motivo. Quella «Aida» infatti ha fatto il suo tempo. Tanta opulenza scenografica mi ricorda un buffet freddo con troppe pietanze, fuori luogo in tempi di austerità. Oggi non ci sono più tutti quei soldi, grazie al cielo. Peter Stein, regista d’opera tedesco. Corsera.

Un coscritto della prima guerra mondiale: «Dunque la guerra ci sarà, l’Italia farà la guerra all’Austria. Ora, io l’Italia la conosco appena e l’Austria non la conosco per niente, quindi io non ci voglio entrare. Se loro sono matti, io non lo sono. E per non prendere parte a questa guerra sono disposto a tutto, anche a passare per matto». Aldo Cazzullo, La guerra dei nostri nonni. Mondadori.

Ammirava la pittura di Veermer, non sopportava il gioco del Monopoli, adorava Il Circolo Pickwick di Dickens e Michel Montaigne, Ella Fitzgerald e i musei archeologici, la pignoleria e i film dell’orrore, nutriva simpatia per gli uccelli, cani, gatti e per la natura in genere, si ostinava a pensare «che siamo figli unici nel cosmo». Cianfrusaglie del passato, biografia della premio Nobel per la letteratura, la russa Wislawa Szymborska, a cura di Anna Bikent e Joanna Szezesna. Adelphi.

Svevo e Pirandello, Saba e Montale si studiano (se si studiano) a scuola e all’università, il che ne paralizza e banalizza la lettura, sostituita da formule prefabbricate. Alfonso Berardinelli, critico letterario. Il Foglio.

Chissà com’era il mondo prima delle caramelle? Pensa all’uomo di Neanderthal che non ha mai assaggiato un Bacio Perugina o un marron glacé. Battuta colta fra studenti che aspettano un treno per pendolari alla stazione di Rogoredo (Milano).

I miei amici sono gli animali della provincia assonnata e spezzina, il cui centro gravitazionale e permanente è il Bar Pavone, un rifugio, una sorta di ultima spiaggia sotto lo sguardo sardonico (è il caso di dirlo) di un barattolo di acciughe, prima di un mondo grigio e competitivo. Dario Vergassola. Francesco Chiamulera. il Fatto.

Il romanzo La ballata di Jonny Valentine pubblicato da Minimum fax è un capolavoro senza mezzi termini, uno di quei romanzi che capitano una volta ogni vent’anni nel mondo occidentale, ogni mille in Oriente, mai in Africa e, se non ci fossi io, quasi mai neppure in Italia. Massimiliano Parente. Il Giornale.

Il mondo ha più bisogno di cinici che lo conoscono che di idealisti che si illudono di poterlo cambiare. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 19/2/2015