La Stampa 17/2/2015, 17 febbraio 2015
LETTERE
In Ferrero venni assunto nell’84. Ero contento di essere entrato in quella famiglia. Perché in Ferrero, come in famiglia, ci si rimbocca le maniche. Successe il 6 novembre del ’94. La sera prima il Tanaro era esondato fin nello stabilimento. I dipendenti guardarono il sottopasso ferroviario allagato di fango, acqua e sorpresine gialle degli ovetti. Centocinquanta lavoratori erano rimasti bloccati in fabbrica. Altri erano accorsi per spalare e pulire i macchinari. L’11 novembre furono chiamati dal «signor Pietro» (così chiamavano il figlio maggiore del «signor Michele»), che nel cortile della fabbrica ringraziò tutti. Tale padre, tale figlio. Quando Michele vedeva qualcuno, il primo a salutare era lui, umile nonostante le ricchezze.
Teresio Asola