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 2015  febbraio 14 Sabato calendario

RAI, 2 SOLI DIRETTORI E 12 VICE IN ARRIVO VALANGA DI RICORSI

ROMA Sguardi preoccupati, conciliaboli nei corridoi, cellulari bollenti. In viale Mazzini e a Saxa Rubra è allarme rosso. Gli 8 direttori delle testate giornalistiche si sentono appesi a un filo. Idem i loro vice. Nessuno è più sicuro. Il nuovo scenario, la riorganizzazione del loro posto di lavoro, si intravede appena ma già fa “paura”: prevede solo due superdirettori e 12 vice al posto degli attuali 32. Che ne sarà degli altri?
Nuvole nere in avvicinamento. Chi minaccia vertenze, contenzioso che si aggiungerebbe al contenzioso già esistente, una montagna che incombe da sempre sull’ufficio legale. Chi conta i mesi che mancano alla pensione, chi s’informa sull’eventuale buonuscita. Chi si sente in una botte di ferro perché «la qualifica ad personam non me la possono togliere».
Nella giungla dei contratti che ai bei tempi si siglavano in viale Mazzini ognuno ha il suo sentierino da percorrere. Un’uscita di sicurezza, un codicillo che lo blinda, una personalissima clausola di salvaguardia. Basteranno?
Dopo le indicazioni della Vigilanza, il dg Gubitosi è pronto a recepire le correzioni e a varare comunque il piano anti-sprechi. Prevede accorpamenti, risparmi, sinergie. Sa che ad aprile il suo mandato scadrà e che in molti lavorano per farli finire entrambi in prescrizione. Lui e il «suo» piano, una fatica di Sisifo. Un’ostilità che in questi mesi ha messo a nudo le lobby, le porte comunicanti, il filo che non si è mai spezzato tra Montecitorio e viale Mazzini.
IL NUOVO TESTO

La Rai che pensa Gubitosi, forse - anzi, sicuramente - non è quella di Renzi ma è un modello che almeno nella “taglia” le si avvicina molto. Meno giornalisti che fanno le stesse cose, meno tg fotocopia, un rullo di notizie no stop lavorate a capo chino sul desk.Il piano anti-sprechi, dicevamo, verrà riscritto come chiede la Commissione, tenendo conto di tutte, dicansi «tutte», le prescrizioni. Da ieri è sul tavolo degli esperti. Dovranno recepire le 17 correzioni indicate dai membri della Vigilanza con la matita blu. Un flusso ininterrotto di richiami a trasparenza, autonomia, democrazia, pluralismo. Parole che a furia di rimanere inascoltate rischiano di sembrare vuote.
L’impostazione generale resterà la stessa. In una prima fase nasceranno due newsroom guidata ognuna da un “superdirettore”. Meno duplicazioni,, nuova offerta formativa. La squadra che ci sta lavorando è la stessa che aveva predisposto il piano: Francesco Nardella, capostruttura di Raifiction; Valerio Fiorespino, direttore Risorse umane e Nino Rizzo Nervo, in Rai dal 1979, ex direttore del Tg3 e direttore della Scuola di giornalismo di Perugia. Insomma, si va avanti, sapendo bene che tutto questo lavoro potrebbe restare sulla carta perché cda e dg scadranno ad aprile. L’agenda, riveduta e corretta, prevede la stesura del nuovo piano e l’approvazione entro marzo, dopo il solito «ampio dibattito».
FACCIA A FACCIA

Ieri il dg Luigi Gubitosi ha incontrato il presidente della Vigilanza Roberto Fico nella sede della commissione a San Macuto. Gli ha assicurato che tutti i punti contenuti nella risoluzione votata all’unanimità dai membri della Commissione verranno inglobati nel nuovo piano. Un gesto dovuto ma anche di sottomissione alla Vigilanza a cui la legge assegna compiti di indirizzo e controllo, composta da 20 deputati e 20 senatori, nominati dai presidenti delle due Camere del Parlamento sulla base delle designazioni effettuate dai gruppi parlamentari in proporzione tra le forze politiche.
Molti non se ne sono accorti ma il piano in realtà è già partito. Dopo la figuraccia di Brisbane, i 5 microfoni Rai piazzati sotto il mento di Renzi in Australia, in viale Mazzini si sono dati, diciamo, una regolata. Nella trasferta renziana di New York gli inviati erano due - è già stato fatto notare nell’entourage del direttore generale - ma questo non ha impedito alle altre testate di confezionare servizi e approfondimenti «in totale autonomia».
Nella prima fase nasceranno due newsroom, da una parte Tg1, Tg2 e RaiParlamento, dall’altra Tg3, Tgr e Rainews24. A Raiuno verà affidata la parte più istituzionale; Raidue sarà orientata verso giovani, sport, innovazione e cronaca internazionale e Raitre darà spazio alla sua vocazione verso sociale, cultura e territorio. A Rainews, sempre più esposta alla concorrenza del canale all news di Sky, verrebbe invece riservata la fascia notturna per tutte le reti.
Un discorso a parte per Raisport: un pianeta a parte, con un suo direttore e un organico ancora da definire. Fin qui il piano. Cambierebbe un assetto identico da 35 anni. Una spending che dovrebbe portare, a regime, risparmi per 100 milioni di euro. In parallelo si pensa ad un piano di pensionamenti: tra funzionari, amministrativi e giornalisti 300 dipendenti. Un esodo volontario per chi ha già i requisiti o è molto vicino e potrebbe essere invogliato dagli incentivi.
«I marchi dei Tg non scompariranno - aveva assicurato Gubitosi nel settembre scorso , quando fu sentito dalla Commissione - e non ci saranno tagli lineari come avvenuto nel 2012». Insomma, il punto 3 della risoluzione, quello sull’identità delle testate, e che più di tutti ha fatto discutere, a sentire il dg non avrebbe motivo di esserci. La fusione fredda non ci sarà.
IL CONCORSONE
Nessuna parola invece sull’informazione delle Reti, un punto su cui insiste molto l’Usigrai, il sindacato interno dei giornalisti Rai. E neanche sul concorsone Rai fermo ai box (il bando per definire la società che dovrà valutare le 5 mila domande non è stato ancora assegnato). Tutto qui? No nei prossimi giorni lo scontro continuerà. Ancora ieri il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, padre della legge che da oltre 10 anni regolamenta il nostro sistema radiotelevisivo, politicamente agli antipodi rispetto all’Usigrai, ha messo in guardia il cda Rai contro «ogni orientamento» diverso dalle deliberazioni del Parlamento «che avrebbe in questo caso tutto il diritto di contestarle e bloccarle». Autonomia ma solo fino a un certo punto.