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 2015  febbraio 15 Domenica calendario

IL MINISTRO: ITALIA IN PRIMA LINEA NELLA LOTTA AL TERRORISMO NON POSSIAMO CHIAMARCI

FUORI –
ROMA Lo ha scoperto dalle agenzie di stampa, Paolo Gentiloni, ieri, che da bersaglio di ironie sulla sua mitezza da «pompiere», era diventato, di colpo, obiettivo dell’Isis. Non si aspettava proprio che il suo nome venisse pronunciato da radio-terrore, l’emittente di Al Bayan nella capitale dell’Isis in Iraq, e definito «ministro degli Esteri dell’Italia Crociata».
Minacce che hanno fatto subito scattare l’allerta al Viminale, facendo salire di livello l’attenzione sulla protezione del capo della Farnesina, già dotato di scorta. Ma soprattutto hanno causato un vorticoso giro di telefonate tra Palazzo Chigi e l’ambasciata di Tripoli per stabilire cosa fosse meglio fare. La decisione di chiudere la sede diplomatica era già stata presa. Assieme a quella di suggerire alla comunità italiana di lasciare il Paese. Ma, paradossalmente, è slittata per evitare di dare un seguito immediato alle dichiarazioni dei terroristi.
Così, all’indomani di quelle dichiarazioni rilasciate a Skytg24, sull’Italia pronta a «combattere» in Libia, Gentiloni ha tentato di correggere il tiro. E in un convegno del Pd su «Come cambia il mondo» è tornato «pompiere».
Nessuna citazione dedicata ai terroristi, nè alle accuse a lui dirette, quasi in tempo reale, per avere «detto che l’Italia è pronta a unirsi alla forza delle Nazioni atee». Ma di fronte a una platea, in cui è stata accolta con grande calore l’ex ministro degli Esteri, Emma Bonino (che ha auspicato un ruolo più forte dell’Italia sulla scena politica europea) Gentiloni ha ingranato la retromarcia. Sottolineando che parlava di lotta al terrorismo, non di guerra sul campo. E rimarcando che il nostro intervento sarà all’interno di una iniziativa Onu. Ma che «non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità».
«L’Italia è in prima linea nella lotta al terrorismo — ha detto Gentiloni — sul piano militare, politico, culturale. Questa battaglia dobbiamo farla anche in Libia di fronte alla minaccia terroristica che cresce a poche ore di navigazione». «Certamente — ha specificato — in una cornice Onu, ma non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità per ragioni geografiche, economiche e di sicurezza».
Quasi a giustificare i toni poco felpati del giorno prima, il capo della diplomazia ha aggiunto: «Lo sto dicendo con nettezza in questi giorni perché so che la situazione si sta deteriorando».«Nessuno pensa a fare interventi al di fuori di un progetto politico — ha ribadito — ma dobbiamo renderci conto che il lavoro politico diplomatico deve essere una priorità». «Renzi — ha rimarcato il capo della Farnesina — ha molto chiara la situazione. Ma c’è da recuperare un ritardo enorme».
Infine una metafora che dava il senso della burrasca emotiva vissuta ieri dopo l’anatema islamico: «Per navigare in questo mare in tempesta serve un grande impegno di governo e Parlamento. Il terrorismo è una minaccia globale da non sottovalutare».
Ma cosa accadrà ora? Giovedì prossimo Gentiloni potrebbe riferire in Parlamento la linea del governo sulla Libia. Tema già all’ordine di vari consigli di Affari Esteri d’Europa dove si è discusso di come rafforzare l’attività dell’inviato speciale delle Nazioni Unite per il Mediterraneo, Bernardino Leon, finora senza successo
Ma la situazione è ormai in rapida evoluzione. E c’è chi chiede un cambio di passo all’Europa. Il presidente della Commissione difesa del Senato Nicola Latorre lo dice esplicitamente: «La Libia è la nostra Ucraina. Merita la stessa attenzione. Serve un mandato europeo per un’iniziativa politico-diplomatica che coinvolga tutti i Paesi del Mediterraneo: Italia, Egitto, Turchia, Tunisia, Algeria. Solo dopo si potranno esplorare altre vie». «Non esiste l’ipotesi di un intervento militare italiano in Libia», chiarisce il presidente della Commissione esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini. «Esiste, invece — conclude — , la necessità che l’Onu si assuma la responsabilità di convocare al più presto il Consiglio di sicurezza dell’Onu».