M. Antonietta Calabrò, Corriere della Sera 14/2/2015, 14 febbraio 2015
«IN VATICANO 1,4 MILIARDI EXTRA BILANCIO SERVONO PIÙ SOLDI PER AIUTARE I POVERI»
Cardinale Pell, lei ieri mattina ha svolto una Relazione davanti al Concistoro con il Papa per illustrare un anno di lavoro sulle finanze. I 186 cardinali erano d’accordo o no?
«C’è stato un entusiasmo vero. Posso dire che il consenso è stato generale, anche se non la totalità del consenso. Un ben noto cardinale mi ha detto che è stato un giorno importantissimo perché per la prima volta tutti hanno ricevuto una descrizione completa che noi crediamo accurata della situazione economica della Santa Sede, da parte mia, del cardinale Reinhard Marx, di Joseph Zahra e del presidente dello Ior,Jean-Baptiste de Franssu. Fino a quattro mesi fa alcuni volevano credere che di fatto, cioè sul serio, non sarebbe cambiato niente».
Quindi, resistenze?
«Se vogliamo utilizzare una terminologia “politica”, i cardinali di tutti gli schieramenti (sinistra, destra, centro) sono stati quasi tutti d’accordo con questo lavoro».
Quasi tutti? Il cardinale Napier ha detto che alcune grosse porzioni della Curia hanno fatto resistenza. Ha parlato di Propaganda Fide...
«Io direi meglio che è stata una piccola porzione della Curia che ha fatto un tentativo di una grossa resistenza. Certamente ci sono alcuni della Segr eteria di Stato e forse del Governatorato che hanno dubbi sostanziali sulla riforma, ma fino a qualche settimana fa c’è stata una forte cooperazione da parte di Propaganda Fide».
Le nuove linee guida in materia finanziaria servono a razionalizzare?
«Non solo razionalità ed efficienza. Ma onestà e trasparenza. Per essere chiari: non si deve rubare e non si deve sprecare il denaro. Non vogliamo stravaganze e sprechi. Se facciamo bene le cose ci sarà più denaro per il lavoro della Chiesa e per aiutare i poveri e chi soffre».
Lei ha affermato che in Vaticano c’erano centinaia di milioni extrabilancio...
«Non erano fondi illeciti o illegali. Ma la citazione dimostra che non sono esagerato quando parlo, perché ho scritto di qualche centinaia di milioni. Invece ieri al Concistoro ho spiegato che alla data odierna ci sono 442 milioni di assets addizionali nei dicasteri (che entreranno nei bilanci 2015), ed essi si vanno ad aggiungere ai 936 che già avevamo individuati in un primo momento».
Quasi un miliardo e quattrocento milioni ?
«Sì. Direi, qualcosa di sostanziale. Queste informazioni ce le hanno mandate e hanno firmato che le cifre erano corrette. Nessuno conosceva l’esatto ammontare di questi fondi. Anche la Segreteria di Stato non sapeva che non era la sola ad avere da parte, per i tempi cattivi, tanto denaro».
I bilanci della Santa Sede sono in salvo?
«La Cosea (organismo d’inchiesta, ndr) ha messo in evidenza che da qui a dieci anni, per le pensioni esiste un deficit di 700-800 milioni. Considerando la fluttuazione dei tassi di interesse il deficit potrebbe essere addirittura maggiore».
In generale, c’è una resistenza alle riforme del Papa? Alla sussidiarietà, alla devoluzione verso la periferia, al decentramento della Curia?
«Per discutere utilmente bisogna dare alcune definizioni. Che significa sussidiarietà? Collegialità? Comunione? Abbiamo appena cominciato a parlare».
Resistenze o no?
« Nel sistema dell’autorità della Chiesa ci sono solo due cose di diritto divino: il ruolo petrino (il Papa è il successore di Pietro), e il fatto che i singoli vescovi sono successori degli apostoli. Le Conferenze episcopali sono molto utili dal punto di vista organizzativo, ma sono qualcosa di sociologico. Un Concilio universale, invece, è un’altra cosa. Così come le teologie sono tante e la dottrina è una. La Congregazione della Dottrina della Fede sarà sempre essenziale, perché è lo strumento primario del Successore di Pietro per mantenere una sana dottrina».
Lo Ior come va?
«De Franssu va bene e il board è composto da persone di primissimo ordine, penso a Sir Michael Hintze, al cileno Mauricio Larrain, all’italiano Carlo Salvatori che è bravissimo...»
L’ambasciatore italiano presso la Santa Sede ha ricordato che ci sono ancora problemi finanziari con l’Italia...
«Risolveremo anche questo, magari non oggi, ma in un prossimo futuro».