Marco Gasperetti, Corriere della Sera 14/2/2015, 14 febbraio 2015
IN VENDITA LA «DEL VECCHIO» BANCA BOUTIQUE DI FIRENZE CARRAI: IO NON C’ENTRO
FIRENZE Della vendita si è iniziato a parlare lo scorso anno, più o meno quando i primi guai di Banca Etruria sono iniziati ad affiorare dal quartiere generale di Arezzo. E per la piccola «Federico Del Vecchio», l’unica private banking di Firenze e cassaforte delle più importanti famiglie della città, sono arrivate almeno una quindicina di manifestazioni d’interesse. Alcuni gruppi nazionali e internazionali di media entità hanno bussato in via dei Banchi 5 per iniziare un’eventuale trattativa. Tra questi anche una cordata milanese «di derivazione bancaria» che ha chiesto a Giovanni Gentile, ex presidente della Del Vecchio, già alla guida degli industriali fiorentini e nipote del filosofo, di farsi portavoce. Richiesta accettata con tanto di riunione preliminare la scorsa settimana. Poi il commissariamento di Banca Etruria ha congelato ogni iniziativa, anche se il «gioiello fiorentino» gode ottima salute e non è stato coinvolto direttamente dal provvedimento di Palazzo Koch.
Indiscrezioni di fonte bancaria parlano anche di un incontro che i vertici della Del Vecchio avrebbero avuto pochi giorni fa con Marco Carrai, imprenditore, presidente dell’aeroporto di Firenze e molto vicino al premier Matteo Renzi. Carrai però smentisce: «Mi infilano sempre da ogni parte, ma io non ho fatto alcuna manifestazione d’interesse e non ho chiamato alcun advisor», ha detto ieri al Corriere .
La vendita sarebbe stata decisa da Etruria per cercare un po’ di liquidità. Varrebbe almeno 70 milioni. La Del Vecchio fa gola non solo per l’affidabilità, 125 anni di storia, finanziatore della Bellezza fiorentina (sostiene i musei Stibbert, del Bargello e dell’Accademia della Crusca), ma soprattutto per quella solida struttura del polo di wealth management, costruita in decenni di lavoro, che offre un servizio di consulenza patrimoniale e finanziaria di alto profilo.
Valori aggiunti della banca sono il trend in continua crescita della raccolta (+10%) e una liquidità garantita da un tier 1 attorno al 20%. Si dice, come aneddoto, che un buon cliente può chiedere un paio di milioni e riceverli in due giorni senza problemi. I cento dipendenti sono guidati da Claudio Salini, un presidente-manager già nella segreteria tecnica negli anni Ottanta del ministro del Tesoro Beniamino Andreatta ed ex responsabile della divisione mercati della Consob. Certo, il bilancio 2013 ha chiuso in rosso per 1,3 milioni e per il 2014 si parla di un piccolo deficit, ma nel 2015 potrebbe tornare in attivo.