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 2015  febbraio 15 Domenica calendario

NADIA, LA PASIONARIA UCRAINA A MOSCA

Nell’est ucraino si è combattuto fino all’ultimo momento prima della tregua stabilita a Minsk che sarebbe dovuta scattare a mezzanotte. Decine gli attacchi tra l’esercito di Kiev e i separatisti filo-russi.
Da due mesi i pasti di Nadia Savchenko sono a base di acqua calda e glucosio: due litri al giorno. Ma ormai fa fatica a deglutire anche i liquidi e ha perso più di venti chili. “Sembra uno scheletro”, dice al Fatto la sorella Vera, architetto trentenne di Kiev. Dopo 8 mesi trascorsi inizialmente in un carcere di Mosca e quindi nel famigerato manicomio Matrosskaya nella periferia della capitale russa, l’ex pilota di jet militari ucraina, sembra determinata a continuare lo sciopero della fame. Anche a costo della sua giovane vita: deve ancora compiere 34 anni. Catturata il 17 giugno scorso nel Donbass dai separatisti filo-russi e portata a Mosca, dove è stata arrestata con l’accusa di aver passato le coordinate ai volontari del battaglione Aydar -in cui combatteva dopo aver lasciato l’esercito in polemica con le autorità ucraine del dopo Maidan accusate di non aver fatto il possibile per proteggere l’est del Paese - per uccidere due giornalisti russi, Nadia è stata al centro del vertice di Minsk. Nonostante l’assicurazione da parte russa che tutti i prigionieri di guerra saranno rilasciati, sembra che Nadia continuerà a godere di un “trattamento di favore”, secondo la tradizione in uso nell’ex Urss: fabbricare accuse false e rinchiudere i dissidenti in manicomio. Putin ha più volte dichiarato che la liberazione non dipende dal Cremlino ma dalla magistratura. La “democratura” russa è un dato di fatto, così come i metodi per zittire i pochi giornalisti e attivisti indipendenti, vedi l’omicidio di Anna Politkovskaya e i processi farsa a carico delle Pussy riots e del blogger Alexander Navalny. “Ho parlato del caso Savchenko con Putin e sono stato informato che dovrebbe essere rilasciata presto dopo le analisi mediche e i risultati preliminari dell’inchiesta aperta dai magistrati russi – ha detto il presidente ucraino Poroshenko - e la mia richiesta è stata supportata dalla cancelliera Merkel e dal presidente francese Hollande”.
Due giorni dopo è arrivata la smentita del Cremlino. “Il mese scorso, dopo decine di tentativi, i russi mi hanno permesso di incontrarla per un’ora. Temo che non ce la farà a sopravvivere perché non vedo alcuna intenzione di liberarla”, continua Vera. “Mi ha detto che l’hanno privata del sonno per giorni e fatta dormire su una rete senza materasso. La cosa che l’ha sconvolta di più è che torturavano in questo modo anche le detenute incinte”. Lo scorso weekend, il Tribunale di Mosca ha esteso la detenzione di altri 3 mesi, fino alla fine di maggio. Se l’accusa di omicidio verrà confermata, Nadia dovrà scontare 20 anni. Nel frattempo è diventata parlamentare della Rada ucraina, essendo stata candidata come capolista del partito “Patria” di Yulia Tymoschenko, alle elezioni del 26 ottobre scorso. Ora è stata nominata membro della delegazione all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. L’avvocato russo Mark Feigin ha spiegato che la sua assistita “non ha potuto diffondere le coordinate della posizione dei due giornalisti russi uccisi perché Nadia era già in carcere quando rimasero uccisi dai colpi dell’artiglieria ucraina”. L’avvocato ha inoltre mostrato i tabulati delle celle telefoniche agganciate dai cellulari dell’ex top gun e dei due reporter da cui si desume che i tre non sono mai stati geograficamente vicini. “Nadia è il più prezioso ostaggio di Putin per fare pressione su Kiev”, ha denunciato Feigin.
Roberta Zunini, il Fatto Quotidiano 15/2/2015