Enrico Fierro, il Fatto Quotidiano 14/2/2015, 14 febbraio 2015
RIECCO GENOVESE: NUOVI GUAI PER EVASIONE FISCALE
Tacciono tutti. Hanno la bocca cucita gli amici del Pd, gli onorevoli deputati che un giorno sì e l’altro pure impettiti tuonano contro gli evasori fiscali. Parla solo l’avvocato Nino Favazzo, legale di Francantonio Genovese, ex padrone di Messina, ex sindaco e deputato del Pd, partito che lo vede tra i fondatori. “Per quanto è a mia conoscenza – detta l’avvocato – si tratta di somme detenute all’estero sin dai primi anni Settanta, rispetto alle quali l’onorevole Genovese ha già da tempo avviato contatti con l’Agenzia delle entrate per chiarire la propria posizione”. In attesa del chiarimento scoppia lo scandalo.
L’onorevole Francantonio, ha scritto ieri il Corriere della Sera, è uno dei 351 nomi rinvenuti in una lista svizzera di evasori. “La situazione emersa – scrive il quotidiano riportando il giudizio del direttore centrale dell’Agenzia delle entrate – è particolarmente grave e denota, da parte dei clienti italiani titolari delle disponibilità estere, la marcata intenzione di occultare al Fisco italiano la loro reale situazione patrimoniale”. Genovese, ai tempi ancora onorevole, secondo gli 007 della Guardia di Finanza, avrebbe portato all’estero poco più di 16 milioni di euro. “Una somma spropositata rispetto ai redditi e alle attività ufficiali – scrive il Corsera – che ha fatto aprire a suo carico un nuovo fascicolo penale con l’ipotesi di riciclaggio”. Insomma, l’uomo che fu padrone di Messina e uno dei più potenti del Pd, avrà tempo di chiarire. Intanto scricchiola il suo impero, quello politico è già stato messo ko dall’inchiesta sullo scandalo della formazione professionale in Sicilia, e dalle successive condanne. Traghetti, centri vacanze, alberghi, società di costruzione, la mano dei Genovese si allargava sui più disparati settori della vita economica . La politica, tradizione familiare antica e resa gloriosa dal padre, più volte parlamentare della Democrazia cristiana, e dallo zio Nino Gullotti, ministro Dc della Prima Repubblica, passione e motore di un sistema di potere che per anni ha strozzato la Città dello Stretto. Con l’inchiesta sulla formazione professionale, viene fuori una parte della galassia Genovese, centri di formazione che divoravano centinaia di migliaia di euro l’anno, migliaia di dipendenti pronti a diventare una macchina da guerra del consenso in campagna elettorale, e un buco che rischia di affossare la Regione Sicilia.
Genovese viene indagato, per lui la Camera lo scorso maggio concede l’autorizzazione all’arresto. Peculato, truffa, falso in bilancio, associazione a delinquere, questi i reati contestati. E un processo che inizierà tra due settimane. In carcere l’onorevole soggiornerà poco, per lui scatta subito il beneficio dei domiciliari, annullato un mese fa dalla Corte di Cassazione. Nuovo ricorso al Tribunale e nuovo no, l’ex deputato resta in carcere. Un tira e molla tra giudici e avvocati con l’ultima parola che spetta al Tribunale del Riesame. Tutto questo prima della bomba milanese sulla presunta maxi-evasione fiscale.
A Messina è il crollo di un impero, un potere che ha attraversato Prima e Seconda Repubblica. Francantonio Genovese, prima Dc, poi Udc, infine Ppi, Margherita e Pd, è stato un uomo capace di muovere dai 20 mila ai 30 mila voti. Un benefattore, per la sua vasta clientela politica, un uomo “al vertice di un sodalizio criminale”, scrissero al tempo i pm della Procura di Messina che indagavano sulla Formazione professionale. Uno scandalo da 6 milioni di euro, che Genovese gestiva attraverso la moglie, il cognato, parenti, affini e portaborse vari. Un sistema “diffuso, ben avviato e adeguatamente potente”. Per queste ragioni, l’onorevole andava arrestato. Ora questa nuova inchiesta. Le carte da Milano sono già state trasferite ai magistrati della Città dello Stretto.
Enrico Fierro, il Fatto Quotidiano 14/2/2015