Paolo Mastrolilli, La Stampa 14/2/2015, 14 febbraio 2015
LA ROCCAFORTE IN GUERRA CONTRO I MATRIMONI GAY
Nel 1957 il presidente Eisenhower, un repubblicano, fu costretto a mandare i paracadutisti della 101a Airborne Division a Little Rock, per scortare nove studenti neri nella Central High School. Il governatore dell’Arkansas, Orval Faubus, si era rifiutato di applicare la sentenza Brown contro Board of Education, con cui la Corte Suprema di Washington aveva dichiarato incostituzionale la segregazione razziale nelle scuole, e quindi il capo della Casa Bianca era dovuto intervenire con la forza per imporre il rispetto delle leggi federali. Non siamo ancora a questo punto, con i diritti civili dei gay, ma lo scontro in Alabama fra il giudice federale Callie Granade e il capo della Corte Suprema locale Roy Moore ricorda le battaglie del passato fra Washington e gli stati, e anticipa le tensioni che emergeranno a giugno, quando il massimo tribunale del paese pronuncerà una sentenza definitiva su questa disputa.
L’Alabama aveva imposto il bando ai matrimoni gay, cercando di resistere ad una tendenza nazionale, che ormai li ha legalizzati in 37 stati su 50, dove vive il 72% della popolazione nazionale. Il 23 gennaio il giudice federale Granade ha annullato il divieto, definendolo incostituzionale, e la Corte Suprema di Washington ha lasciato in vigore la sua sentenza, perché tanto nei prossimi mesi discuterà l’intera questione delle unioni fra persone dello stesso sesso, e a giugno emetterà un giudizio che avrà lo stesso peso di quello del caso Roe contro. Wade che aveva legalizzato l’aborto.
Il giudice Moore, però, non ha accettato questa decisione. In quanto capo della Corte Suprema dell’Alabama, ha decretato che la sentenza del collega federale Granade non si applica alle «probate court», ossia ai tribunali amministrativi locali che dovrebbero emettere i certificati di matrimonio. Il risultato è stato il caos. I giudici locali hanno bloccato le pratiche, la Granade ha ribadito che il suo ordine vale per tutti, e ora 23 contee sposano le coppie gay, 18 solo quelle etero, e 26 nessuno, in attesa di istruzioni più chiare.
Moore è noto per la sue posizioni singolari, derivate dalla fede religiosa. Fra le altre, nel 2003 fu coinvolto in una disputa perché aveva voluto nel suo tribunale una scultura con incisi i Dieci Comandamenti. Alla fine fu costretto a toglierli, ma adesso la religione lo ha motivato a rifiutare i matrimoni gay. Come era già accaduto per la segregazione razziale, le resistenze vengono soprattutto dal sud, culturalmente ancora diverso dal resto del paese. Non è scontato che a giugno la Corte Suprema legalizzi i matrimoni gay, perché al suo interno c’è ancora una maggioranza conservatrice, ma l’Alabama anticipa le tensione che comunque la sentenza provocherà.
Paolo Mastrolilli, La Stampa 14/2/2015