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 2015  febbraio 16 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA GUERRA IN LIBIA LASTAMPA.IT Soffiano venti di guerra sulla Libia. Aerei dell’esercito egiziano hanno colpito obiettivi dell’Isis nel Paese all’indomani dell’uccisione dei 21 cristiani copti

APPUNTI PER GAZZETTA - LA GUERRA IN LIBIA LASTAMPA.IT Soffiano venti di guerra sulla Libia. Aerei dell’esercito egiziano hanno colpito obiettivi dell’Isis nel Paese all’indomani dell’uccisione dei 21 cristiani copti. Raid dall’aviazione del Cairo hanno interessato Derna, la “capitale” del Califfato in Libia. La diplomazia internazionale è al lavoro, la Francia chiede una riunione del consiglio di sicurezza dell’Onu, mentre da Roma Matteo Renzi frena: «Non è il momento di interventi militari» I RAID Le bombe egiziane sono cadute anche su Bengasi e Sirte, come confermato dal comandante dell’Aviazione libica, Saqer al-Joroushi che ha parlato di «40-50» terroristi uccisi finora. Negli attacchi ci sarebbe anche delle vittime civili, tra cui almeno 3 bambini. Ecco le immagini di Derna dai social network. RENZI: “ASPETTIAMO IL LAVORO DELL’ONU” Sulla situazione interviene il premier Renzi, che questa mattina ha avuto un colloquio telefonico con il premier egiziano al Sisi: «Non è il momento per l’intervento militare», dice in una intervista al Tg5. L’appello di Renzi alla comunità internazionale è netto: niente escalation, occorre «saggezza, prudenza e senso della situazione». «Sono certo che la forza delle Nazioni unite è decisamente superiore a quella delle milizie radicali», spiega Renzi auspicando il coinvolgimento di tutti gli attori in gioco, «dalle tribù locali ai paesi dell’Unione africana, da quelli arabi e a quelli europei». IL COLLOQUIO CON AL SISI Il Presidente del Consiglio ha avuto questa mattina un lungo colloquio telefonico con il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, al quale il premier ha espresso il suo cordoglio e solidarietà per le vittime uccise dall’Isis. «In Libia - spiega Renzi - non c’è una invasione da parte dello Stato Islamico: alcune milizie che combattevano in Libia hanno iniziato a fare riferimento allo stato islamico, anche perché questo sta lavorando con una capillare opera di comunicazione e di persuasione in Africa e in Medio Oriente». Da Tripoli arriva intanto il monito del premier libico Abdullah al Thani, che in un’intervista pubblicata sul sito web della Reuters avverte: «Chiedo alle potenze mondiali di sostenere la Libia e intraprendere azioni militari, o questa minaccia (l’Isis) si sposterà nei Paesi europei, in particolare l’Italia». PRESSING SULL’ONU In mattinata c’è stato anche un colloquio telefonico tra il presidente egiziano al Sisi e Hollande. Entrambi, a differenza di Renzi, chiedono alla comunità internazionale di accelerare. I due infatti si sono detti d’accordo sull’importanza che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite si riunisca per discutere della minaccia dello Stato islamico sottolineando la necessità che la comunità internazionale adotti «nuove misure per far fronte a questo pericolo». Ieri dai jihadisti erano arrivate anche le minacce all’Italia, la «nazione della croce». «Prima ci avete visti su una collina della Siria. Oggi siamo a sud di Roma, in Libia». Poi le immagini del mare apparentemente arrossato dal sangue. LE MILIZIE ISLAMICHE: “AGGRESSIONE” Il Congresso nazionale libico, ovvero il Parlamento sostenuto dalle milizie islamiche a Tripoli, ha condannato i raid condotti dall’aviazione egiziana contro obiettivi dello Stato Islamico (Is) in Libia. Si tratta di una «aggressione alla sovranità nazionale», ha detto il Parlamento islamico citato dall’emittente al-Jazeera. «La Libia è uno stato sovrano e combattere il terrorismo dovrebbe essere un compito dello Stato», prosegue il testo. In Libia si hanno due governi rivali. Oltre a quello islamico, che ha sede a Tripoli, c’è un governo riconosciuto dalla comunità internazionale che è invece “esiliato” a Tobruk, nell’est del Paese. La coalizione islamista dell’Alba Libica (Fajir) che controlla dalla scorsa estate Tripoli e la Tripolitania ha lanciato intanto un ultimatum a tutti gli egiziani: lasciate il Paese entro 48 ore. L RIENTRO DEGLI ITALIANI È arrivato poco dopo la mezzanotte di ieri al porto di Augusta (Siracusa) il catamarano “San Gwann”, noleggiato dal Governo italiano, con a bordo i 42 passeggeri italiani partiti ieri pomeriggio dalla Libia. Vietato ai giornalisti avvicinarsi ai connazionali appena rientrati, tra cui l’ambasciatore italiano in Libia, che sono stati accompagnati alla base militare di Sigonella, dove hanno trascorso la notte in attesa di partire per Roma con un volo militare. Salvatore, siracusano, è il primo italiano a scendere dal catamarano. Arriva da Tripoli, trascina due trolley, ma non vuole lasciare commenti. E annuisce vistosamente, per dire di sì, quando qualcuno gli chiede se gli è stato detto di non parlare. Poi però qualcosa dice: «La situazione a Tripoli è critica...». E sull’Isis: «È già da un pezzo che è a Tripoli, lo ha detto anche la televisione». «Adesso basta, ci sarà chi farà le dovute dichiarazioni». MAURIZIO MOLINARI Con la decisione di lanciare raid aerei contro lo Stato Islamico (Isis) in Libia, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi punta a prendere la leadership del mondo arabo impegnato a combattere il Califfo Abu Bakr al-Baghdadi. La decapitazione di 21 lavoratori copti egiziani da parte dei jihadisti libici è stata percepita dal Cairo come una minaccia diretta alla sicurezza nazionale in quanto Al Sisi ha fatto della difesa dei diritti dei cristiani un simbolo dell’Egitto impegnato a rifiutare l’ideologia della Jihad. Davanti alla sfida subita, Il Cairo teme di trovarsi davanti ad una sfida militare su due fronti: Isis in Libia e Baiyt al Maqqdis nel Sinai. Entrambe espressione del Califfato. Da qui la scelta di un massiccio ricorso alla forza: se nel Sinai la mossa è stata di inviare unità blindate e truppe speciali sin da settembre, in Libia viene impiegata l’aviazione in raid intensi su molteplici obiettivi. È un Egitto all’offensiva, forte del sostegno politico e militare con l’Arabia Saudita del nuovo re Salman, convinto di dover applicate su larga scala la stessa reazione avuta dalla Giordania di re Abdullah dopo l’orrenda esecuzione del pilota Muath al-Kasasbeh. Quella di Al Sisi non è una reazione limitata ad un singolo evento terroristico bensì l’inizio di un impegno più vasto, militare e politico, per sradicare i jihadisti dai propri confini. Al fine di impedire che possano allearsi con i Fratelli Musulmani dentro l’Egitto per provare a conquistare il potere al Cairo. GUIDO RUOTOLO La corda è ormai tesa. Bisogna aspettare. Le reazioni sono comprensibilmente sopra le righe. La Libia sbanda paurosamente, è sull’orlo della guerra. Non più solo civile ma anche con il coinvolgimento di attori internazionali. Giustificata la reazione dell’Egitto, con i bombardamenti sulle postazioni sull’Isis a Derna, a Sirte, dopo la decapitazione di 21 lavoratori egiziani copti, «miscredenti». Ma la corda sta per spezzarsi. Ci sono forze contrapposte, anche all’interno della Libia, che hanno interesse a far precipitare la situazione. Paradossalmente oggi un intervento armato internazionale sotto l’egida o con il consenso delle Nazioni Unite, farebbe comodo ai tagliagola dell’Isis. Che non vedono l’ora di imitare la stagione tragica della Somalia. Anche il premier di un governo fantasma indicato da un Parlamento che si è ritirato sull’Aventino di Tobruk, Al Thani, chiede un intervento militare internazionale. Forse sperando così di salvare la sua poltrona. Chi prova a invertire questa corsa alla guerra oggi è il premier Renzi. Colpisce il silenzio del delegato delle Nazioni Unite, Bernardino Leon, che giovedì dovrebbe incontrare a Ginevra forze politiche e personalità libiche. In queste settimane Leon ha incontrato a Ginevra ma anche in Libia i diversi protagonisti della crisi libica. Oggi a La Stampa, i delegati della città di Misurata all’incontro di Ginevra, hanno rilanciato la proposta dei colloqui di pace con le controparti (Milizie di Zintan, generale Haftar e parlamento di Tobruk). Non c’è molto tempo da perdere, per evitare il peggio. WWW.RWPUBBLICA.IT IL CAIRO - Tre raid aerei a distanza di poche ore. La risposta egiziana all’uccisione in Libia dei 21 copti da parte dei militanti dell’Is non si è fatta attendere. Aerei hanno colpito obiettivi jihadisti in tre fasi: il primo attacco si è svolto nella notte (verso le 4 ora italiana), il secondo verso le 11, il terzo poco dopo le 14 ora italiana. Nell’incursione di metà mattinata, il portavoce del Comando dell’aviazione libico ha precisato che sono state colpite postazioni dell’Is e di Ansar al Sharia a Derna e sarebbero stati uccisi 64 terroristi dello Stato islamico, tra cui "tre dei loro leader". Stando a quanto riferisce Libya Herald, "almeno 35 cittadini egiziani" sono stati rapiti in Libia dopo l’inizio dei raid del Cairo "in zone controllate dall’Is e da Anbsar al Sharia". I sequestrati sarebbero in gran parte lavoratori del settore agricolo. Anche i caccia dell’aviazione militare libica, fedele al generale Khalifa Haftar che si è detto pronto a collaborare con l’Egitto, hanno infatti partecipato ai raid aerei compiuti all’alba, sebbene dal Cairo non sia stata citata alcuna collaborazione delle forze regolari libiche: "Confermiamo che la vendetta per il sangue degli egiziani" è "un diritto assoluto e sarà applicato", si è letto nel comunicato delle forze armate del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. I raid sono stati portati in base "al diritto dell’Egitto di difendere la propria sicurezza e stabilità e per vendetta e risposta agli atti criminali di elementi e formazioni terroriste all’interno e all’esterno del paese", ha concluso la nota ufficiale. Gli appelli all’Onu di Hollande e Renzi. Il presidente francese, François Hollande, è concorde con al-Sisi sul fatto che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu dovrebbe riunirsi con urgenza sulla situazione in Libia e adottare nuove misure, come si legge in una nota dell’Eliseo. Per Matteo Renzi "questo non è il tempo dell’intervento miliare", bisogna aspettare la proposta dell’Onu. "La visione del governo è una sola - ha detto il premier in un’intervista al Tg5 - ossia attendere che il Consiglio di sicurezza Onu lavori un po’ più convintamente sulla Libia. La comunità internazionale se vuole ha tutti gli strumenti per poter intervenire. La forza delle Nazioni Unite è decisamente superiore a quella delle milizie radicali". E ha aggiunto: "Il Paese è fuori controllo da tre anni, lo abbiamo detto in tutte le sedi e continueremo a farlo. Non si passi dall’indifferenza totale all’isteria irragionevole". Mentre, Abdullah al Thani, il premier del governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, chiede all’Occidente di sferrare un’offensiva aerea per stanare i jihadisti che controllano Tripoli, "altrimenti -avverte- la minaccia dilagherà nei Paesi europei e specialmente in Italia". Le Nazioni Unite: "La strada è il dialogo". Da parte loro, i quindici membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno "fermamente" condannato la decapitazione in Libia dei ventuno cristiani copti egiziani definendola un atto "vile e odioso". Il segretario generale Onu Ban Ki-Moon, ha da parte sua denunciato "un atto barbaro" e ha affermato che il dialogo è "la migliore possibilità di aiutare la Libia a superare la crisi attuale". Riunione Mogherini-Kerry. Il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, giovedì, a margine del vertice antiterrorismo di Washingtona avrà una riunione ai massimi livelli con il segretario di Stato John Kerry, il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shukri, ed i capi delle diplomazie libiche per affrontare la doppia minaccia rappresentata dall’Is e dalla profonda crisi politica in Libia. Pinotti: "Diplomazia corra". Per la Libia ’’è urgente che la diplomazia in questo momento corra’’, ha detto il ministro della Difesa Roberta Pinotti. A giudizio del ministro in Libia ’’bisogna mettere intorno a un tavolo i soggetti moderati’’. E dopo questo primo passo c’è la necessità che ’’la comunità internazionale dia una mano alla stabilizzazione interna’’. Vittime civili nei bombardamenti. Secondo l’agenzia libica Lana, vicina al governo "parallelo" di Tripoli, nei raid aerei egiziani su Derna sarebbero rimasti uccisi "tre bambini e due donne". Ma il portavoce delle forze armate libiche regolari ha smentito che gli attacchi abbiano provocato vittime tra la popolazione. Milizie Tripoli contro raid egiziani. Intanto Fajr Libya, la coalizione di milizie filo-islamiche al potere a Tripoli con il governo non riconosciuto internazionalmente di Omar al Hassi, ha lanciato un appello a manifestare contro "i raid compiuti stamattina dal terrorista Abdel Fattah al Sisi e la sua aviazione" sulla Libia. E ha chiesto sulla sua pagina Facebook ai "fratelli egiziani che lavorano in Libia di lasciare il paese entro un massimo di 48 ore per preservare la loro integrità di fronte a qualsiasi operazione di rappresaglia". SCHEDA: I quattro anni terribili della Libia Il Papa: "Copti uccisi solo perché cristiani". Sull’uccisione dei 21 egiziani copti per mano dell’Is è intervenuto anche Papa Francesco: "Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani". E ha aggiunto: "il sangue dei nostri fratelli cristiani è testimonianza di fede", e "se cattolico, ortodosso, copto, luterano non interessa" ai persecutori, che guardano solo al fatto che "sono cristiani" perchè "il sangue è lo stesso, sangue nel nome di Cristo". Nel pomeriggio, Papa Francesco ha telefonato al patriarca della chiesa copta ortodossa, sua santità Papa Tawadros II, per manifestare la sua profonda partecipazione al dolore della chiesa copta. Jorge Mario Bergoglio ha assicurato la sua preghiera e anche domani, giorno della celebrazione dei funerali delle vittime, si unirà spiritualmente alle preghiere ed al dolore della chiesa copta, nella celebrazione dell’eucaristia mattutina. Italiani rimpatriati con un c-130 dell’Aeronautica. È atterrato alle ore 12.15 di questa mattina presso l’aeroporto militare di Pratica di Mare (Roma), il velivolo c-130 dell’Aeronautica militare che ha portato nella Capitale i cittadini italiani rimpatriati dalla Libia. A bordo del velivolo anche l’ambasciatore Giuseppe Maria Buccino Grimaldi. I connazionali erano arrivati ieri notte con un’imbarcazione sorvegliata dall’alto da un velivolo a pilotaggio remoto (predator) dell’Aeronautica militare. Arrivati al porto di Augusta, alcuni passeggeri sono stati subito portati all’aeroporto militare di Sigonella (Catania), da dove il velivolo militare li ha trasportati a Pratica di Mare.