Francesco Velluzzi, La Gazzetta dello Sport 15/2/2015, 15 febbraio 2015
CHE LAVORO FAI? RISOLVO PROBLEMI AI CALCIATORI
Professione: amico dei calciatori. Ci sono i portaborse, quelli che presentano le donne, quelli che tengono la macchina nel weekend e la riconsegnano dopo la partita, quelli che addirittura la guidano al calciatore, pratica in voga tra i sudamericani, quelli che pagano le bollette, quelli che fanno qualsiasi cosa pur di rendere felici i loro idoli-amici. «Ho sempre tenuto nel frigo dell’officina un mezzo maialetto. Quando me lo chiedevano era lì», racconta Corrado Scameroni, meccanico cagliaritano, amico vero di tanti. «Ho cominciato con Mauro Esposito, il migliore, a lui ho fatto il club. Poi sono arrivati Ferri, Astori, ora Rossettini e Sau. Ogni calciatore mi presentava il suo amico e poi lo diventavo io. Li ho conquistati con la simpatia e l’onestà. Non ho mai preteso nulla da loro se non qualche maglia o il biglietto per la partita». Onestà e sincerità. E disinteresse. Questo si aspettano i calciatori, diffidenti con i giornalisti, ma spesso bidonati in affari, da quelli a cui si attaccano e che si attaccano a loro morbosamente. L’amico ti trova l’ultimo oggetto tecnologico, il telefonino scontato, la partecipazione a un evento che conta, l’ingresso riservato e il tavolo in discoteca. E il campione va. Perché nel momento in cui tutto questo indotto viene a mancare la depressione si avvicina. «Mi vanto dell’amicizia di parecchi calciatori. E’ un privilegio», racconta Costantino Nicoletti, fiorentino, che nella vita ha fatto di tutto, dal ristoratore, al procuratore e persino il presidente dell’Ascoli. «Trovo televisori e telefonini, giochini e playstation. Sebastian Frey, ex portiere viola, era un fissato. Il primo amico è stato Manuel Pasqual. poi sono venuti Montolivo, Viviano, Marilungo, Gilardino, Santana. Con gli italiani si crea un rapporto più autentico. Con lo straniero, una volta terminata l’esperienza qui, tende a finire. Il calciatore non lo devi idolatrare, ma rispettare e non devi avere il secondo fine».
I sudamericani hanno uomini di fiducia sempre accanto, anche nelle scorribande notturne e fuori porta. Come dimenticare il Mariano di Recoba e Zamorano, l’Alejandro di Isla e Sanchez, l’Arturo di Muriel. Anche Pereyra ha Alex accanto a lui. Pure Vidal non è mai solo...Gli amici dei sudamericani fanno tutto. Sono stipendiati. Tornando all’Italia, un mito resta Nicola, sempre citato, da lui stesso, come il cugino di Antonio Cassano. Ma cugino non è. E’ un amico che, quando Fantantonio era single, gli ha fatto da spalla e da guardaspalle. Dopo un incidente con la Ferrari, Cassano chiama l’immancabile Nicola: «Arriva e fa presto e alla svelta il suo lavoro» racconta nel libro «Dico Tutto» scritto con Pierluigi Pardo, l’unico giornalista davvero legato a un giocatore: Cassano è testimone di nozze di Pardo. Nicola vive a Genova, la città del cuore di Cassano che da quando è con Carolina non ricorre al «cugino».
La lista degli amici dei calciatori è lunga e comprende altre figure. Immobiliaristi e concessionari d’auto sono cardini nella quotidianità del campione. Danilo e Gianluca Trabucco, 46 anni, gemelli pescaresi, sono l’anima di Diego Milito, ma hanno fatto affari con Toni, Esposito, Criscito, Bonazzoli, Marcello Lippi. «Milito è l’amico del cuore. Lo conoscemmo a Genova, non l’abbiamo perso ora che è tornato in Argentina. Ci costringe a vedere le partite del Racing nella notte perché poi dobbiamo scriverci. Ci ha affidato la gestione della sua casa milanese. Il calciatore vuole sincerità, non adulazione. La cosa più bella è che ci ha fatti diventare amici di Ranocchia. Al quale non abbiamo venduto case. E’ un amico e basta. E oggi i calciatori sono più attenti a scegliere gli amici». Lo conferma Erminio Del Signore, amico di Pippo Inzaghi, da più di 15 anni. Uno che assiste i calciatori in tante questioni e uomo fidatissimo di Pirlo. «Quel che conta sono fiducia e rispetto». Concetti ribaditi da Gianluca Voulaz, 39 anni, che ora gestisce la Sobe Sport e si occupa dell’immagine e dei siti di tanti: da Lavezzi a Cerci, da Montolivo a El Shaarawy, da Neto a Marchetti. Lavorava in Adidas, poi in Fiorentina. quindi si è messo in proprio. I calciatori sono assistiti e amici fuori. «L’importante è stare al proprio posto e avere professionalità».
E proprio la discrezione di Simone Ronco, 34 anni di Udine, ha conquistato il diffidentissimo Totò Di Natale. «Lavoravo in banca, Totò me lo presentò un amico. Mi studiò per bene, piano piano mi ha coinvolto nell’azienda di caffè, mi ha voluto come presidente della Donatello, la società calcistica che ora seguo in prima persona e mi vuole con lui in ogni momento. Ci facciamo anche 20 telefonate al giorno. Conosco e seguo la sua situazione patrimoniale e affaristica». Nella casa versiliese di Totò, Simone ha la sua stanza. «Spesso lo devo accompagnare a Empoli e tornare in giornata, ma ormai siamo in simbiosi». Come Giorgio Chiellini ed Edo Bandini che ora lavora alla Juve, come Fabio Quagliarella e Giovanni del Vasto, amici fraterni di Castellammare di Stabia, come Maurizio Domizzi e Simone Tutino. Amicizie vere, cementate nel tempo che sconfinano negli affari.