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 2015  febbraio 14 Sabato calendario

LIVORNO HA FATTO 100

C’era già tutto scritto nel 1591. «A tutti voi Mercanti di qualsivoglia Nazione, Levantini, Ponentini, Spagnuoli, Portughesi, Grechi, Tedeschi, Italiani, Ebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani, ed altri concediamo reale, libero e amplissimo salvacondotto e libera facoltà e licenza che possiate venire stare, trafficare, passare, abitare», eccetera. C’era scritto tutto nelle leggi livornine che qualche spirito libero ha riportato nei mesi scorsi su un muro della città. C’era il germe dal quale è nata una città aperta, pigra e assolata, dispettosa coi potenti e generosa a modo suo. Una città che dal 14 febbraio 1915 possiede una squadra di calcio che è come lei: un porto di mare, un andirivieni di passioni e indifferenza, di fallimenti (alcuni) e investimenti (non moltissimi), di campioni e di risse. Da oggi e fino a lunedì Livorno festeggia i suoi primi cent’anni di calcio con un programma di eventi e di affettuose partecipazioni. Ci saranno fra gli altri Cristiano Lucarelli e Alessandro Diamanti, non ci saranno Massimiliano Allegri e Giorgio Chiellini, lanciato al gran galoppo da Mazzarri più di dieci anni fa, ma soltanto perché trattenuti dall’anticipo di venerdì in campionato. Ci sarà tanta gente, perché i livornesi al Livorno vogliono bene anche se a volte arricciano il naso, fanno dell’ironia o se la prendono con la taccagneria di Spinelli, che per la verità è sul ponte di comando dal 1999 e fra un’intuizione e un affare ha riportato il Livorno in serie A dopo cinquantacinque anni. Da allora, da quando nel settembre 2004 il Livorno si presentò trionfalmente a Milano scortato da migliaia di teste fasciate nella bandana anti-Berlusconi, sono passati altri anni di serie A e altri di serie B, di tribune deserte e disamore. Ora la squadra aspetta l’onda giusta.
Date Domenica 14 febbraio 1915 l’U.S. Livorno nasce alla fine di una seduta lunga e burrascosa, ovvio. Nasce dalla fusione di Spes e Virtus, dalla passione per il football di qualche italo inglese e dai soliti ingredienti dell’epoca. Nel 1920 perde la finale per il campionato con l’Inter, nel 1934 viene inaugurato lo stadio intitolato a Edda Ciano, la figlia di Mussolini. Bell’impianto per l’epoca, ma alla fine della guerra gli tocca un nome nuovo, Yankee Stadium, poi cambiato in stadio Comunale dell’Ardenza, dal quartiere del quale fa parte. Infine diventa Stadio Armando Picchi, capitano della grande Inter nonché inventore sui bagni Fiume della mitologica gabbia tanto amata dai sacchiani, che però a Livorno si chiama gabbione. Perché i livornesi sono fatti così e le cose le chiamano come vogliono.
Alti e bassi Nel 1942-43 il Livorno arriva secondo dietro al Torino, sei anni più tardi retrocede e passerà oltre mezzo secolo prima che torni a rivedere le stelle con un mix di giovani e vecchi e Mazzari in panchina. Livorno cade, ma lotta, anche troppo. E’ della fine degli anni Cinquanta la grande rissa nel derby con il Pisa, ma qualche turbolenza c’era già stata anche negli anni Quaranta: nel 1947 una megainvasione in una partita con il Milan, nel 1949 addirittura l’arresto di un giocatore reo di aver aizzato il pubblico a entrare in campo. Narrano le cronache di quegli anni che a un certo punto, durante un Livorno-Genoa particolarmente importante per la salvezza degli amaranto, un colonnello americano promise un milione alla squadra per spronarla a vincere. Le galline finite in campo durante un altro celeberrimo derby col Pisa insomma non sono le uniche strane creature di questa lunga storia.
ICONE Una storia senza scudetti, ma con qualche successo importante: gli anni Cinquanta sono quelli del giovane Armando Picchi, gli anni Ottanta quelli della coppa Italia di serie C, gli anni Novanta quelli dei fallimenti, della radiazione e della discesa in Eccellenza. Il Livorno si è poi risollevato, nel 2006-2007 ha messo il naso in Europa con la partecipazione alla coppa Uefa. I tifosi sono sempre caldi, ma se non altro non invadono il campo, a parte le occasioni festose delle promozioni. Passano e a volte restano a lungo giocatori come Protti, Lucarelli, Chiellini, Amelia, Galante, Balleri, Diamanti, Paulinho. Protti e Lucarelli sono dei bomber di talento, capocannoniere in serie A, B e C il primo, capocannoniere in A il secondo. Arrivano e creano calcio allenatori bravi come Mazzarri, Donadoni, Mazzone, e Jaconi, Nicola, Di Carlo. Fanno rivivere ai vecchi che ancora si trovano a bere il caffé allo stadio i ricordi di grandi partite, botte e gol della generazione dei Magnozzi, Innocenti, Nigiotti. Magnozzi è stata la star dell’epoca dei pionieri, Protti e Lucarelli le facce del terzo millennio, eppure il più iconico dei giocatori amaranto resta forse Miguel Vitulano, che non era un campione, ma un lottatore sì, e i livornesi lo ricordano soprattutto per un gol decisivo in un derby col Pisa del 1979. Il livornese Picchi era un cavallo di razza, il pugliese cresciuto in Argentina Vitulano l’uomo giusto per gli anni duri. E’ toccato a lui finire nel film Ovosodo di Paolo Virzì, uno dei tanti bambini livornesi cresciuti col mito di Miguel. Perché alla fine Livorno è Livorno e qualche volta fa scelte bizzarre. E un boiade’ basta a seppellire tante delusioni sportive e non.