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 2015  febbraio 15 Domenica calendario

NAZIONALE - 15

febbraio 2015
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LE SCELTE DEI PARTITI
Ecco il nuovo Senato, anche l’Italicum al vaglio della Consulta
GIOVANNA CASADIO
Dopo le 550 votazioni nelle sedute- fiume e le oltre mille dall’8 gennaio, da quando è approdata a Montecitorio, la riforma costituzionale ha avuto alcune ulteriori modifiche, su ciascuna delle quali si è aperto uno scontro durissimo con le opposizioni e nello stesso Pd. Innanzitutto le leggi elettorali passeranno al vaglio preventivo di costituzionalità della Consulta prima della loro promulgazione. Una norma transitoria inoltre prevede che questa possibilità sia estesa anche all’Italicum, anche se sarà già stato approvato prima dell’entrata in vigore della riforma costituzionale. L’emendamento a prima firma Andrea Giorgis, della minoranza dem, è passato alle 2.10 di venerdì notte. Occorrono un quarto dei deputati o un terzo dei senatori per chiedere l’esame alla Consulta. Altro punto modificato riguarda il concorso del nuovo Senato nell’elezione del presidente della Repubblica che alla quinta votazione richiede i 3/5 dei votanti. Riportata inoltre l’elezione dei membri della Consulta di nomina parlamentare alle due Camere riunite. Per evitare l’eccesso di decretazione, i provvedimenti urgenti del governo prevedevano il sì in data certa e voto bloccato (senza possibilità di emendare). Ma quest’ultima procedura è stata cancellata. Quorum modificato inoltre per la dichiarazione dello stato di guerra che avverrà a maggioranza dei componenti della Camera. Molte di questi cambiamenti rappresentano compromessi raggiunti con la sinistra dem.
I NUOVI POTERI DEL SENATO
Saranno solo cento quindi e senza indennità i nuovi senatori, a cui sommare per ora i senatori a vita che in seguito non ci saranno più. Ma cosa faranno? Il Senato conserverà la funzione legislativa solo per alcune materie e avrà poteri di sindacato ispettivo. Potrà verificare l’attuazione delle leggi, esprimere pareri sulle nomine governative e nominare commissioni d’inchiesta sulle autonomie territoriali. Da Palazzo Madama dovranno comunque passare le riforme costituzionali, le leggi elettorali degli enti locali, gli ordinamenti degli enti locali e delle regioni, le ratifiche dei trattati internazionali.
STOP ALLA NAVETTA
Se tutte le leggi saranno competenza della Camera dei deputati, tuttavia Palazzo Madama conserverà un potere di possibile intervento anche su queste. Potrà infatti esprimere proposte di modifica su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti, ma in tempi strettissimi - entro trenta giorni - e la Camera risponderà sì o no. Non c’è quindi un potere di veto del nuovo Senato. L’ultima parola spetta alla Camera. I senatori saranno chiamati a esprimersi anche sulle leggi di bilancio (tra i punti più controversi) ma si limitano a dare un parere.
LO STATO RIACCENTRA
Non esistono più le materie concorrenti. Modificato il Titolo V . L’energia a esempio, passa alla competenza esclusiva dello Stato. Ci sono tuttavia alcune materie che vedono lo Stato dettare solo le “disposizioni generali e comuni”, come la sicurezza alimentare.
I TEMPI
Finita nella nottata tra venerdì e sabato l’approvazione dei 41 articoli della riforma costituzionale, l’ok complessivo e definitivo a Montecitorio è previsto per gli inizi di marzo. Poi passa al Senato e qui il testo potrebbe essere di nuovo modificato magari con voti segreti. La deliberazione deve essere conforme in entrambe le Camere, quindi potrebbe richiedere più di 4 letture. Tra una lettura e l’altra devono passare 3 mesi. Però una volta acquisita una lettura conforme, il testo non è più emendabile. Il via libera è previsto a fine 2015.
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ROMA .
Il rodeo-Montecitorio negli ultimi giorni ha limato, aggiustato, corretto. Ma la riforma della Costituzione è, nell’impianto generale, quella uscita da Palazzo Madama qualche mese fa e abolisce il Senato così com’è dal 1948. Finisce cioè il bicameralismo perfetto con il potere legislativo - e quello di dare o negare la fiducia al governo - che si sposta alla Camera dei deputati. I nuovi senatori saranno cento, invece dei 315 attuali, e saranno eletti in modo indiretto, non dai cittadini, bensì dai consigli regionali. È uno dei punti controversi, che però Renzi ha blindato. I senatori saranno perciò consiglieri regionali e sindaci; 5 saranno nominati dal presidente della Repubblica e dureranno in carica 7 anni. Resta l’immunità parlamentare. Scompaiono le indennità di 14 mila euro a senatore, perché riassorbite in quelle di consigliere regionale. I risparmi previsti per lo Stato sono di circa 50 milioni di euro.
In 41 articoli è riscritta una parte dell’architettura istituzionale e si mette fine alla navetta delle leggi tra le due Camere. I senatori conserveranno la funzione legislativa solo per alcune materie. Abolite inoltre le Province e il Cnel. Introdotto il referendum proposito e una corsia d’urgenza per i disegni di legge del governo ma con alcuni “paletti”.
LE ULTIME MODIFICHE