Carla Bardelli, Vanity Fair 11/2/2015, 11 febbraio 2015
DIAVOLO DI UN SMS
[Intevista a Patricia Darré]–
Chi pensava che le streghe fossero tutte cattive si dovrà ricredere.
A Châteauroux, nel Berry, terra di riti magici dal tempo dei celti, che eleggevano in queste foreste il loro re-guida spirituale, tutti conoscono Patricia Darré, la medium che – con lo storico Alexandre Adler, la psicologa Luce Janin-Devillars, l’archeologo François Leroy e l’astrofisico Massimo Teodorani – ha scritto un libro, L’invisible et la science, per spiegare che certi fenomeni si possono, appunto, spiegare.
«Nell’Ottocento esistevano medium in grado di creare ectoplasmi, formazioni gassose che uscivano dalla bocca, e che formavano immagini capaci di evocare persone realmente esistite. I tempi sono cambiati, ora c’è il computer, lo smartphone…», mi dice, sorridendo, di fronte a un filetto alla brace con una montagna di patate fritte. «Qualche anno fa, mi sono messa a ridere quando ho letto che un mago, in Polonia, aveva ricevuto un sms dal diavolo. Ebbene, la settimana scorsa è successo anche a me».
Che cosa le ha scritto?
«Il proprietario di una fattoria qui vicino mi ha cercata, perché nella sua casa i mobili non smettevano di muoversi, i tavoli si rovesciavano e gli armadi finivano in mezzo alla stanza, per non parlare delle coperte che si sollevavano fino al soffitto. Quando sono arrivata lì, ho sentito una tensione molto forte, e mentre cercavo di capire che cosa potesse provocare tanta energia, sui telefoni cellulari di tutti sono apparse scritte minacciose da parte di uno spirito maligno che prometteva di uccidermi, se non avessi abbandonato il campo».
Da che indirizzo arrivavano gli sms?
«Sul display non appariva alcuna scritta, neanche “numero sconosciuto”».
Lo ha conservato?
«No: dopo pochi minuti, i messaggi sono spariti da tutti i cellulari».
Come spiega questo fenomeno?
«In casa c’era una ragazza di 26 anni, molto sofferente, e ha cominciato a dire che era tutta colpa sua. In misura contenuta, lei quei fenomeni li conosceva da sempre, ma negli ultimi tempi erano diventati macroscopici. Dall’età di tre anni la ragazza veniva abusata dal padre: il suo grido di dolore, inascoltato dalla famiglia, aveva sviluppato un’energia che si è espressa in modi inspiegabili. È stata la tensione accumulata nei decenni in quella casa a scatenare forze capaci di far muovere gli oggetti. L’isteria ha sempre giocato brutti scherzi all’umanità, soprattutto quando c’erano di mezzo sofferenze atroci, soprattutto quelle dei bambini».
Dunque, l’sms che avete ricevuto non veniva dal diavolo: era una semplice suggestione.
«Possibile, ma senza il mio intervento nessuno avrebbe visto quei messaggi impressionanti, e il problema non sarebbe stato risolto».
Poi che cosa ha fatto? Ha denunciato il padre alla polizia?
«La ragazza oggi è maggiorenne, denunciarlo è una decisione che appartiene a lei. Io mi sono limitata a chiarire da dove veniva l’energia capace di spostare i mobili. Il resto non spetta a me. Una volta mi sono trovata di fronte a una assassina, ma non l’ho denunciata».
È sicura che si trattasse di un’assassina?
«Mi trovavo in Italia, vicino a Rimini, per una conferenza, quando una donna si è avvicinata, chiedendomi se potevo metterla in contatto con il marito defunto. Quando ho guardato la foto che mi mostrava, ho capito immediatamente che l’aveva ucciso lei. La scena del delitto mi si è aperta davanti agli occhi. L’ho guardata, e l’ho vista sbiancare quando le ho detto semplicemente: “Veleno”. “È quello stronzo che mi accusa di averlo ucciso?”, è sbottata, e così mi ha rivelato la sua colpevolezza. Ma se io fossi andata a denunciarla alla polizia, mi avrebbero creduto?».
Lei parla un italiano perfetto: dove l’ha imparato?
«Ho frequentato per due anni il Dams a Bologna, da giovanissima: ero follemente innamorata di un ragazzo italiano. Mi dicevano che questa scuola mi avrebbe aperto tante porte, forse è vero. Non sarei mai diventata una strega, se non avessi conosciuto Umberto Eco».
Per lei la stregoneria è un mestiere?
«No, io sono giornalista. Lavoro per una radio pubblica locale. Non potrei farmi pagare quando aiuto la gente, è contro i miei principi. Persino i soldi che guadagno dai libri rimangono al mio editore».
Come lavora con storici e archeologi?
«Per esempio, quando l’archeologo François Leroy mi ha messo in mano le ossa trovate in una fossa comune del Medioevo, ho visto l’uomo cui appartenevano: un mendicante, abbandonato dalla madre quando era piccolissimo, che ha avuto una vita di sofferenza, giudicata indegna di una civile sepoltura nel cimitero della chiesa. Attraverso il mio lavoro hanno scoperto che nelle fosse comuni erano sepolte persone che facevano parte di quella comunità, anche se non figuravano negli archivi della parrocchia».
Lei in passato è stata in contatto anche con Napoleone, giusto?
«È finita. Non mi ha più cercata dopo avermi rivelato che il suo cadavere si trova ancora a Sant’Elena e non agli Invalidi, a Parigi, dove è sepolto per sbaglio il suo maggiordomo. I discendenti qualche anno fa hanno chiesto al ministro degli Esteri Dominique de Villepin di riesumare la salma, ma non c’è stato verso».
Che cosa consiglia a chi vuole andare dalla maga a farsi predire il futuro?
«Sconsiglio di usare un medium per questo genere di cose. Bisogna diffidare dei ciarlatani: sono moltissimi. Il destino delle persone non è scritto da nessuna parte: siamo noi che lo decidiamo».
Non ha mai pensato di dar vita a una scuola di stregoneria, come quella di Harry Potter?
«Non sarei capace di trasmettere la mia esperienza. Vivo questo mio dono con molta spontaneità e rispetto per le persone con cui entro in contatto».
Come si fa a trovare Patricia Darré, per consultarla?
«Ho un profilo Facebook. Non mi nascondo. Tutti mi possono trovare, ma rispondo solo quando sento che posso rendermi utile».