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 2015  febbraio 11 Mercoledì calendario

CARLO D’INGHILTERRA

Londra, febbraio
«La persona più sola che io abbia mai conosciuto», lo ha definito la giornalista di Time Catherine Mayer. Un uomo irascibile, che è meglio non contraddire. Un principe con una missione megalomane: migliorare il mondo. Un futuro re angosciato dal peso di quella corona che ancora non ha in testa. Il ritratto del principe Carlo che viene fuori dalla tanto discussa biografia Charles: the heart of a king (Carlo: il cuore di un re), scritto da Mayer, è poco lusinghiero. A 66 anni il prossimo sovrano d’Inghilterra non è tra i membri più popolari della famiglia reale.
L’autrice sostiene di avere avuto accesso a Clarence House, la residenza di Carlo e Camilla, e di essere stata autorizzata a parlare con l’entourage del principe nonché con lui stesso. I portavoce di Palazzo smentiscono e sottolineano che l’autobiografia non sia autorizzata né veritiera. Un passo obbligato perché Mayer scrive che Carlo sarà un pessimo re, che neppure la regina si fida di lui e che tra i suoi critici più aspri ci sia il padre, il principe Filippo.
Il problema di Carlo è l’interventismo. Se la madre, che regna da 60 anni, si è sempre dimostrata neutrale, equidistante e imparziale, Carlo ficca il naso ovunque. Si batte per l’omeopatia, contro l’architettura moderna, per l’ambiente, per gli animali e così via, di causa in causa.
Scrive lettere interminabili a politici e ministri per fare lobby in favore di amici aristocratici o per fare approvare una certa legge. Si impiccia in tutto, insomma. Elisabetta crede che il regno e i sudditi non siano pronti per un re attivista, per un Don Chisciotte con la corona. E a Palazzo si aggira lo spettro di Edoardo VIII: anche lui aveva messo il piacere e il desiderio dinnanzi al dovere e aveva abdicato per sposare l’americana Wallis Simpson.
Nessuno a corte incolpa Carlo per aver scelto Camilla e fatto soffrire Diana, ma gli si rimproverano le sue passioni, che non si addicono a un re. «Mi imbarco solo nelle sfide più ardue, voglio migliorare il mondo», avrebbe detto il principe alla scrittrice. Sono frasi come queste che indispettiscono soprattutto il padre, Filippo. Ed è per questo che, sia pure senza dirlo apertamente, il palazzo preferisce William.
Se fosse lui a salire sul trono alla scomparsa di Elisabetta allora la monarchia non subirebbe scossoni. La sovrana pensa che il nipote rappresenti la giusta miscela tra tradizione e «nuova via», soprattutto grazie alla moglie Kate, una borghese che non aliena i sudditi come Carlo lo snob. Gli inglesi la pensano allo stesso modo. Secondo un recente sondaggio l’85% è convinto che il primogenito di Diana abbia dato un contributo positivo alla monarchia. Carlo è arrivato soltanto al 52%. Non è un dato obiettivamente esaltante.
Eppure, dicono le talpe di Palazzo a Mayer, Carlo si rifiuta di prepararsi al grande giorno. Non vuole studiare, lo considera umiliante. E così si affida al suo intuito. Con una buona dose di autostima.
Ma per adesso non basta. Clarence House, la sua residenza, è un covo di serpenti, dilaniata dalle rivalità tra i cortigiani, da tradimenti e accoltellamenti alle spalle. «The boss», come lo chiamano i suoi impiegati, non sa gestire il personale. Del resto non ha mai avuto un vero lavoro, non capisce le dinamiche tra colleghi, non sa affidare i ruoli e delegare. Ed è pieno di insicurezze e dubbi.
Come 34 anni fa, alla viglia delle nozze con Diana. Mayer rivela nel libro che Carlo stava per cancellarle. «Non posso sposarla», avrebbe detto a un confidente la sera prima della cerimonia. Era disperato, perché Diana si era rivelata «non un’allegra ragazza di campagna ma una donna vulnerabile e complicata che soffriva di un disturbo alimentare», la bulimia.
Anche Lady Di nelle stesse ore ci aveva ripensato. Aveva persino trovato un braccialetto destinato a Camilla, sul quale erano incise le lettere GF, ovvero Gladys e Fred, i nomignoli che lei e Carlo si erano dati. Così entrambi erano stati praticamente forzati a presentarsi sull’altare.
Mayer smentisce anche un’altra circostanza. E cioè che il principe e Camilla si siano incontrati a una partita di polo nel 1970. Secondo Lucia Santa Cruz, un’amica di entrambi, si erano in realta conosciuti nel 1971, a casa sua, per un drink. Da allora non si sono mai lasciati e Camilla, nonostante non sia mai stata amata dal popolo, diventerà regina e non principessa consorte.
Nel frattempo Clarence House ha messo al lavoro gli avvocati e potrebbe accusare l’autrice di calunnia. Carlo le ha voluto rispondere tramite una lettera al Times in cui il suo segretario privato chiarisce: «Sua altezza sarà ispirato dal regno della madre e capisce perfettamente le limitazioni che la corona impone».