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 2015  febbraio 12 Giovedì calendario

RAJOY SPAVENTA MEDIASET E DEA

Il mercato televisivo spagnolo è in fermento. Da Telefonica, il colosso nazionale delle telecomunicazioni, che ha deciso di entrare nel business della pay tv prendendo il controllo della piattaforma Digital+ per oltre 1 miliardo di euro, stanno cambiando parecchie cose. Anche perché la torta pubblicitaria (5,3 miliardi di euro) è tornata a lievitare grazie alla ripresa dell’economia spagnola. Ed è forse per questa ragione che il governo guidato da Mariano Rajoy potrebbe stravolgere la scelta compiuta dal predecessore José Luis Zapatero sul fronte della raccolta pubblicitaria. A cavallo tra il 2009 e il 2010 l’allora premier iberico decise di cancellare, sul modello dell’inglese Bbc, la pubblicità dall’emittente pubblica Tve. Una scelta che all’epoca venne applaudita dai broadcaster privati, a partire da Mediaset España (l’ex Telecinco) e Atresmedia (la vecchia Antena3, partecipata dal gruppo De Agostini) perché avrebbe consentito loro di incrementare sensibilmente, come poi è accaduto, gli incassi da spot. Ma ora, secondo uno studio sul settore televisivo pubblicato ieri da CaixaBank, uno dei principali istituti di credito spagnoli, ha ipotizzato una retromarcia del governo in carica, che potrebbe ridare alla tv di Stato la possibilità di raccogliere e trasmettere pubblicità. Sarebbe una scelta significativa, considerando che il mercato iberico in termini di ascolti e raccolta pubblicitaria attualmente è dominato proprio da Mediaset España e dalla Atresmedia partecipata dal gruppo De Agostini di Novara.
Secondo le elaborazioni degli analisti di CaixaBank, in particolare, il beneficio diretto e immediato, alle attuali condizioni di mercato, per Tve sarebbe rappresentato da un incasso di 278 milioni di pubblicità. Soldi che, stando alle stime del broker, impatterebbero negativamente su due network commerciali: in particolare, il gruppo che fa capo a Mediaset rischierebbe di veder sfumare 95 milioni di spot; la rivale che fa riferimento anche al tandem Planeta-De Agostini potrebbe perdere 90 milioni.
Va però segnalato che le stime di CaixaBank vanno prese con le molle per più di un motivo. Innanzitutto bisogna sottolineare che nei prossimi mesi ed entro il 2015 ci saranno in Spagna ben quattro tornate elettorali che potrebbero cambiare le sorti del governo Rajoy, benché al momento risulti saldo grazie alla ripresa economica del Paese. Uno degli spauracchi è Podemos, che sta salendo nei sondaggi pre-elettorali sulla spinta del successo di Syriza in Grecia. C’è poi un altro elemento da tenere in considerazione: dal 2010, ossia da quanto Zapatero tolse gli spot a Tve, quest’ultima incassa un contributo di alcune centinaia di milioni di euro versato dai network televisivi e dagli operatori di telecomunicazioni attivi sul mercato spagnolo: una sorta di ricco obolo che risulta nettamente superiore a quanto la stessa emittente televisiva statale potrebbe incassare grazie al ripristino della pubblicità in base alle stime dello studio redatto dagli analisti della CaixaBank.
Insomma, lo scenario ipotizzato dal gruppo creditizio catalano non è detto che si concretizzerà, ma di sicuro alimenterà un immediato e acceso dibattito sulla questione. C’è anzi già chi ha lasciato intendere che dietro alle valutazioni di Rajoy potrebbe esserci la volontà del premier spagnolo di esercitare pressioni sui principali gruppi media del Paese. Al proposito va ricordato che Pedro J. Ramirez, fondatore ed ex direttore per 25 anni del quotidiano El Mundo (di proprietà della Unidad Editorial controllata dall’italiana Rcs Mediagroup) al momento del suo allontanamento del giornale aveva denunciato la scelta dell’azienda di licenziarlo per incomprensioni con il governo Rajoy. Posizione che ovviamente la Unidad Editorial di Rcs aveva smentito.
Intanto va registrato che la salita al 100% del capitale di Digital+ da parte di Telefonica, che già ne deteneva il 22% (ha rilevato il 56% dall’indebitata Prisa e il 22% da Mediaset Premium), potrebbe presto venir congelata dalla Cnmc, la Consob spagnola. Tale eventuale mossa creerebbe molti problemi soprattutto a Prisa, visto che con l’incasso legato alla cessione (750 milioni di euro) ha ripagato gran parte del maxi-debito che aveva nei confronti delle banche (oltre 3 miliardi di euro). La Cnmc potrebbe prendere la decisione del congelamento alla luce dell’ingombrante ruolo assunto da Telefonica nel mondo della pay tv.
Andrea Montanari, MilanoFinanza 12/2/2015