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 2015  febbraio 07 Sabato calendario

EDUCAZIONE SIBERIANA


Corpi longilinei e bikini neri. Un esercito da sogno alla conquista del pianeta moda. Se l’Unione Sovietica produceva atleti in serie, oggi la Siberia è diventata una gigantesca fabbrica di modelle. E anche queste silfidi, tra i 13 e i 18 anni, sono campionesse. Diete, sport, inglese: si allenano duramente, nella speranza di salire sulle passerelle più prestigiose. Le giovani siberiane hanno ragioni di ogni tipo per voler abbandonare quella che fu la terra dei gulag. Le ricchezze di cui dispone la Siberia sono immense, ma il 20% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Diventare modella qui non è un capriccio.
Alle spalle di queste ragazze ci sono i sogni di intere famiglie. Perché diventino realtà, alcuni genitori si trasformano in coach. Margherita, moglie di un uomo d’affari, si è votata alla carriera della figlia Yulia, 14 anni. Scoperta tre anni fa su un campo da tennis, Yulia ha già lavorato in Cina e si appresta a partire per il Giappone. La madre la accompagna, la sorveglia quando fa sport come altri genitori farebbero con i compiti, le ha fatto interrompere il nuoto: le stava sviluppando troppo le spalle. Tutte hanno un modello di riferimento: Natalia Vodianova. Nata in una famiglia russa povera, è diventata una delle top più pagate al mondo.
Elisabeth fa cyclette per perdere peso. Ha 13 anni. Prende lezioni di canto, disegno, nuoto. Punta alle passerelle e ai servizi fotografici. «Noi ci crediamo!», esclama la madre Natasha, che ha studiato ragioneria, ma per avere più tempo libero da dedicare alla carriera della figlia lavora come cassiera. Con un dito curato indica le coppe della figlia: due premi in bella mostra nella stanza dell’adolescente, accanto a tre poster di rockstar, una bilancia e tanti peluche.
Domenica è previsto un grande casting a Krasnojarsk, a 40 minuti da qui. Al volante della sua vecchia macchina, il padre Vjaleslav, camionista, è già fiero: «Lei è la migliore». Le ragazze sono venute da lontano, a volte percorrendo anche centinaia di chilometri in autobus, per mostrarsi a una giuria molto particolare: cinque beauty scout, sbarcati al mattino da San Pietroburgo, Tokyo, Taiwan e Parigi. Lionel Dejean, l’elegante presidente di City Models – la celebre agenzia di modelle francese che ha visto debuttare Carla Bruni – ha attraversato metà del pianeta per venire a cercare in queste nebbiose terre siberiane la nuova Natalia Vodianova. Il suo obiettivo? «Trovare la bellezza dove nessuno la vede, e prima che tutti se ne accorgano». Al suo fianco c’è Anna Yuzhakova, scout russa dell’agenzia Noah Models. Anche lei fascinosa e sorridente, gli assicura che ha scelto il posto giusto. «La Siberia», spiega Yuzhakova, «è un vivaio di belle ragazze. Alte, con splendidi capelli e polsi e caviglie sottili. Un miscuglio di sangue lituano, tataro, cosacco, mongolo, zingaro e russo. Il risultato è incredibile!» A turno, le ragazze si presentano. Una manciata di secondi per far colpo sui giurati, farsi notare, conquistare uno sguardo. Sul pavimento in legno passato a cera della casa della cultura di Krasnojarsk – città a lungo proibita agli stranieri per via delle sue fabbriche d’armi – le ragazze sfilano in un ticchettio di tacchi alti, alternando espressioni imbronciate e grandi sorrisi. Seminude ma a loro agio, disinvolte, mature. Quasi tutte minorenni, ma già professionali. Agli angoli della sala troppo calda, appoggiati contro i grandi vetri coperti di condensa, tanti genitori orgogliosi, attirati dalla prospettiva di lucrosi contratti. Alcuni, fiutando soldi facili, sacrificano la loro carriera per seguire le figlie in capo al mondo. «Ho dovuto chiudere la mia agenzia di viaggi per poter accompagnare mia figlia all’estero. Yulia ha 14 anni», racconta la madre Margherita. Altre ragazze, che hanno genitori meno abbienti, sono venute da sole. Tutte ripetono lo stesso discorso imparato a memoria. Come Milena, 13 anni, un metro e 68, bionda, occhi verdi, bocca sottile e corrucciata, corpo esile di bambina ma ambizioni da adulta. Milena vorrebbe «diventare famosa e guadagnare bene». Per riuscirci, lavora alacremente: «Ogni giorno cerco di mangiare di più e mi stiro alla sbarra per guadagnare qualche centimetro. In sei mesi sono cresciuta di tre!», risponde ai giurati che le “rimproverano” la sua bassa statura. È una di quelle ragazze che inanellano casting fin da bambine. Animali da concorso. Sono le stesse adolescenti che la sera ritroviamo all’elezione di Miss Siberia in un ristorante rumoroso, saturo di calore umano. Dietro le vetrate, il fiume Yenisei, e al di là un orizzonte sconfinato. La passerella sembra minuscola. Le ragazze imitano Gisele Bündchen, Daria Werbowy, Cara Delevingne. O di Irina Shayk, il loro punto di riferimento. Ogni occasione è buona per strappare un contratto con qualche agenzia internazionale, e passare così dalla Russia ai lustrini. «Firmare significa essere libere», immagina Elisabeth dall’alto dei suoi 13 anni. Fuori sta nevicando, ma quando si nomina Londra, Parigi o New York, queste adolescenti fremono. E anche i genitori. Qui, il mestiere di modella è una disciplina come il nuoto, il tennis o il violino. Un mezzo per forgiare il carattere, imparare l’obbedienza. Ma agli occhi delle famiglie più povere quegli stipendi mirabolanti sono un miraggio. Un’ancora di salvezza. «Ma si rende conto? L’Europa, gli Usa! In Siberia, una donna può sperare di diventare cassiera, commessa, cameriera. Fare la modella vuol dire guadagnare in un mese quel che guadagneresti in un anno!», esclama Svetlana, madre casalinga infagottata in un grande maglione nero.
Tigran Khachatryan, un uomo d’affari che lavorava nel campo della bioelettronica, ha preferito le belle donne alla tecnologia: è il fondatore di Noah Models. Il 60 per cento delle 300 modelle dell’agenzia viene dalla Siberia. «Le ragazze giovani, che sono più femministe, vogliono essere economicamente indipendenti», spiega. «Il mito della giovane russa che parte per cercare un ricco marito occidentale è superato». E lui sa di cosa parla: con i suoi modi galanti da seduttore, da 15 anni percorre ogni anno le 30 grandi città che separano Mosca da Vladivostok – 9297 chilometri in sei settimane di Transiberiana – a caccia di bellezze. I suoi occhi neri sono un raggio laser capace di analizzare in una frazione di secondo misure e armonia del viso, stilando un bilancio contabile delle possibilità di un futuro nel settore. È lui a offrire il biglietto aereo e indicare la strada: «Per una top, le elementari sono il mercato asiatico, l’Europa le scuole superiori, e gli Stati Uniti sono l’università».
Con la sua squadra, saliamo a bordo del leggendario treno. Foreste di betulle, stagni e isbe – case in legno d’abete color pan di zenzero e con i tetti meringati di neve – sfilano fuori dai finestrini come in un film. I passeggeri sono scossi dai soprassalti e dal rollio di vagoni vecchiotti. Le cuccette odorano di profumi da poco, confortanti effluvi di tè nero e zaffate di vodka che fanno pizzicare le narici come pepe. Quando al mattino arriviamo sui marciapiedi coperti di brina di Novosibirsk, la luce è di un chiarore quasi livido.
Il freddo è delizioso ma tagliente. La capitale della Siberia, dominata dalle ciminiere fumanti delle centrali termiche, da tempo è un luogo cruciale della Russia. In altre epoche la città ha accolto i detenuti di Mosca, in seguito ha nascosto i più grandi scienziati dell’Urss e le loro scoperte. Oggi ospita le donne più belle del paese e anche la più grande scuola per modelle russe, la Elite Stars. Ovvero 400 apprendiste di età compresa fra i 5 e i 20 anni. L’Unione Sovietica inondava il mondo dei suoi giovani atleti, eccezionali macchine progettate per vincere. Oggi, la Russia e le sue 626 agenzie di modelle invadono le passerelle con le loro bellezze, agguerrite e determinate.
«In Asia sono molto ricercate», spiega Tigra, che pretende ragazze molto giovani, corpi da Lolita e fianchi strettissimi. «Nel 1994, l’età media delle modelle andava dai 24 ai 26 anni. Ora è scesa a 14. Ma queste ragazze mancano d’esperienza e carisma. Bisogna formarle». Le allieve del centro si allenano 8 ore alla settimana. Yoga, Pilates, portamento, alimentazione, recitazione. Studiano l’arte di presentarsi, ricevono un’infarinatura di regole legali, e così via. «Per divertirsi non c’è tempo», si lamenta Larissa, 12 anni, timidissima.
Ma la Elite Stars vale il sacrificio, tanto per le bambine come per i genitori: 50 euro al mese, per certe scuole 100. Per le prime è un investimento, per i secondi un’attività redditizia. «Bisogna prepararle alla dura realtà del mestiere», si giustifica Natalia, la direttrice. Ed è una realtà brutale: del centinaio di ragazze che passa per i casting in una giornata, 10 verranno prese per un contratto in Asia, e una sola spedita a sfilare per un grande stilista in Europa. Bisogna armarsi di pazienza per conoscere una gloria che non è garantita. Le veterane lo sanno. Anastasia, che avrebbe voluto fare la giornalista, è una di queste. Corpo da fuscello, pelle avorio, capelli castani, a 23 anni ne ha accumulati già otto di sfilate e servizi per grandi firme – Valentino, Chanel – e copertine. Oggi è una modella di successo che fa sognare le ragazze. Nata in una famiglia modesta, col primo compenso – 25mila dollari – ha comprato un appartamento per i genitori. Da allora aiuta la famiglia.
Alle aspiranti modelle brillano gli occhi, mentre Anastasia racconta la sua vita a Londra. Il consiglio è «volersi bene, essere umili, fare sport». Poi le mette in guardia: «Ho conosciuto i topi, gli scarafaggi negli appartamenti da due soldi, i lunghi mesi senza guadagnare, le serate malsane». Ma niente riesce a scoraggiare il suo pubblico. «Qui il fallimento non sappiamo cosa sia», dice con risolutezza Erika, 17 anni. «Non voglio sentirne parlare. Io voglio diventare una top model, e ci riuscirò!».
(Testo e foto Paris Match/Ag.Volpe. Traduzione di M. Colombo)