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 2015  febbraio 11 Mercoledì calendario

CARTA DI CREDITO, CI FA IL RITRATTO

La carta di credito rivela l’identità del suo possessore meglio di un ritratto. Una équipe americana del Mit ha dimostrato come sia facile ritrovare qualcuno in uno schedario in forma anonima di 1,1 milioni di persone. Il data base della banca contiene tre mesi di transazioni per ciascuna carta di credito (ammontare degli acquisti, luogo e data), effettuati in 10 mila negozi.
L’analisi statistica pubblicata il 30 gennaio su Science mostra che esiste il 90% di possibilità di ritrovarvi una persona disponendo soltanto di quattro informazioni su di lei. Ed è più facile essere riconosciuti per le donne e gli alti redditi (93%) piuttosto che gli uomini e i bassi redditi (89%). Ad esempio, osservando i marchi delle borse di questa persona in un giorno di saldi sarà sufficiente per ritrovarla nel file. E avere la lista di tutti i suoi acquisti successivi e precedenti. Con cinque informazioni le chances salgono del 99%, e con tre sono ancora dell’80%. Inoltre, se si conosce l’ammontare esatto di una transazione allora il rischio di re-identificazione aumenta di oltre il 20%. Le ragioni sono piuttosto intuitive. Se molti clienti spendono in un grande magazzino, sono meno quelli che vanno subito al ristorante vicino e ancora meno quelli che hanno ordinato un menù per bambini. I nostri comportamenti finiscono per essere unici più di quanto non si pensi. Lo studio dimostra i limiti della forma anonima dei file di dati. Ma allora come preservare l’anonimato? Una soluzione semplice sarebbe quella di cambiare la precisione di questi dati. Invece di indicare il giorno indicare la settimana, al posto del magazzino il quartiere invece del prezzo, un range. Ma anche questo non sarebbe del tutto sufficiente perché anche se le possibilità di essere re-identificato sono minori tuttavia non sono nulle e aumentano con il numero di informazioni complementari disponibili. È difficile trovare una tecnica che impedisca che si venga riconosciuti e il Mit sta lavorando al progetto OpenPDS dove l’utente sceglie come archiviare i dati e come fornire l’accesso.
ItaliaOggi 11/2/2015