Roberto Giardina, ItaliaOggi 11/2/2015, 11 febbraio 2015
PAGA MINIMA, SALGONO I PREZZI
Berlino
Un giovane collega è in difficoltà. Ho portato come sempre le camicie in lavanderia, mi racconta, ma per lavarle e stirarle ora chiedono 4 euro, prima di Natale ne pagavo 2,50. Colpa della paga minima, 8 euro e mezzo all’ora, entrata in vigore dal 1° gennaio. Io le camicie le affido alla Haushelferin, la signora mongola che viene ad aiutarci a casa, e che pago già da anni 10 euro all’ora, anche quando sono in Italia.
Ma agli inizi del mestiere neanch’io me la sarei potuta permettere. Temo che non sia possibile neppure oggi, da come i giornali pagano i free lance.
L’Herr Kollege, come dicono i tedeschi, dovrà imparare a stirare. Ne andrà del suo futuro personale. Si è mai visto un giornalista cinematografico, Clark Gable o il Jack Lemmon di Prima Pagina, stirarsi le camicie da solo, tra un’inchiesta sul fronte del porto e un’intervista a Marylin?
È un tema spinoso. Come negare la giusta paga o, meglio, il minimo di una paga dignitosa, a chiunque? Qualcuno, anzi molti, abusano dei giovani, soprattutto nella ristorazione. Quelli meno rispettosi delle regole sarebbero proprio i ristoratori italiani. Nelle pizzerie, e nei ristoranti meno sofisticati, i camerieri e gli aiuti in cucina, leggo, si dovevano accontentare di 3 o 4 euro all’ora, senza ferie, o giorni di malattia pagati. Ora si continuerà al nero? La legge è giusta, però certe categorie sono a rischio come prevedevano i cristianodemocratici di Frau Merkel, che si è piegata alle richieste degli alleati dell’Spd, i socialisti. Intuisco che certe proteste sono alimentate ad arte, le leggo infatti sulla conservatrice Die Welt, ma il problema esiste.
In Turingia, le tariffe dei tassisti a gennaio sono aumentate del 39%. Sono pochi gli autisti «padroncini» all’italiana, di solito sono al servizio di società che li pagavano con un minimo mensile più una quota sulle corse effettuate, solo in alcuni casi arrivavano a 6,50 euro all’ora. Da gennaio vengono pagati anche per le ore di attesa al parcheggio. Nel Mecklenburg il rincaro è del 13%, nel Baden-Württemberg del 5. A Berlino, va meglio, e l’aumento sarà limitato al 7%. Le tariffe sono sempre convenienti, tanto che io esito a prendere un taxi all’aeroporto di Tegel se non arrivo con una valigia pesante: abito al centro, ma la corsa non supera i 13 euro. Nessun taxista protesta, ma alcuni hanno atteso fino a tre ore allo scalo, e poi sono arrivato io a deluderli. L’aumento medio nazionale, informa la categoria, si aggirerà intorno al 20%. Gli incassi diminuiranno perché molti clienti non si potranno permettere un taxi.
Aumenta anche il pane: sempre nel Mecklenburg, Land della ex Ddr non particolarmente ricco, è salito del 10% a gennaio. «Eppure la farina non è rincarata», si lamenta Dieter Gabke, dell’ufficio di statistica regionale. In Sassonia, i panini costano il 4,5% in più. A Berlino non mi sono accorto dell’aumento. Ho controllato e un panino costa sempre 25 cent, o 35 per una minibaguette. I fornai hanno mantenuto i vecchi prezzi perché le materie prime sono scese del 2,5. Ed è sceso anche il costo dell’energia, in media del 9%. Aumentano anche le tariffe dei pizzaboys, i ragazzi che portano margherite e quattro stagioni a domicilio, e alcuni giornali sono costretti a rinunciare alla distribuzione casa per casa agli abbonati effettuata da pensionati e da studenti.
Per il momento si salvano i parrucchieri, gli alberghi e pensioni: per queste categorie è stata prevista una fase di transizione per verificare se la paga minima non metta a rischio la sopravvivenza di molti esercizi. Sarà difficile decidere, e bisognerebbe compiere controlli accurati. Prima che venisse da noi, la signora che mi stira le camicie senza rovinarle come farebbe una normale lavanderia, lavorava per un’agenzia che subaffittava il personale agli alberghi per mettere a posto le camere. Cominciava a lavorare alle cinque del mattino, e doveva sistemare sei stanze all’ora. Quanto guadagnava? Niente. I suoi capi, russi, alla fine non l’hanno mai pagata. La paga minima non va messa in discussione, ma servirebbero controlli che l’Ufficio del lavoro non è in grado di garantire.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 11/2/2015