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 2015  febbraio 11 Mercoledì calendario

LA CINA FA MEGLIO DI HOLLYWOOD

C’è un mondo in effervescenza in Cina, ed è quello del cinema. Va a gonfie vele a Dongyang, una città nella parte orientale del paese asiatico, un enorme studio chiamato Hengdian. È la Hollywood cinese. Lì i ritmi sono forsennati e addirittura c’è la coda delle varie troupe che devono girare: soltanto l’anno scorso sono state 178.
Un settore, quello legato alla settima arte, in continuo sviluppo, visto che nel 2014 gli incassi al botteghino sono balzati del 36% a 29,9 miliardi di yuan (4,2 mld euro).
Nell’ex Celeste impero sono attive 23 mila sale cinematografiche: ancora poche se confrontate a quelle presenti negli Stati Uniti, che sono circa 40 mila per una popolazione pari a meno di un quarto di quella cinese.
Ecco perché c’è gran fermento attorno a questo universo. A Hengdian funzionano i più grandi studi del paese, sorti nel 1996 grazie al fatto che il regista Xie Jin voleva girare un film sulla guerra dell’oppio, svoltasi nel diciannovesimo secolo e in seguito alla quale Pechino dovette cedere Hong Kong agli inglesi. L’iniziativa trovò subito l’appoggio dei vertici politici nazionali e l’obiettivo era quello di uscire nelle sale giusto in tempo per la restituzione dell’ex colonia britannica a Pechino, che sarebbe avvenuta l’anno seguente. Il problema era che non si riusciva a trovare una struttura adeguata.
Ecco quindi entrare in scena l’imprenditore Xu Wenrong, già attivo in comparti che vanno dall’elettronica alla farmaceutica. Egli portò a termine la riproduzione di un quartiere di Canton del 1840, grazie alla quale il film sull’oppio fu girato in quattro mesi.
In seguito si moltiplicarono le richieste dei registi e venne realizzata una copia della Città proibita di Pechino, oltre a riproduzioni di antichi palazzi imperiali e di villaggi cinesi. Gli studi ospitarono, tra gli altri, due successi come Hero, con Jet Li (2002), e La tigre e il dragone (2000).
Dal punto di vista economico, è eloquente il modello creato a Hengdian. Gli studi non fanno pagare ai produttori alcun affitto ma soltanto i servizi connessi: dall’utilizzo dei costumi all’elettricità. A fare la parte del leone sono gli ingressi di turisti, che rappresentano l’80% dei ricavi complessivi. Non a caso vengono organizzati spettacoli paralleli all’interno della struttura, che servono appunto a intrattenere i visitatori: per esempio, poliziotti di Hong Kong che catturano i trafficanti di droga. L’arrivo di turisti è facilitato dai treni ad alta velocità e anche un aeroporto è in fase di costruzione.
Nel frattempo altre realtà non sono rimaste a guardare. Il colosso immobiliare Wanda, nato nel 1997 come progetto concorrente di Hollywood cinese nella città costiera orientale di Qingdao, ha acquistato nel 2012 le sale nordamericane Amc. Una ventina di giorni fa la filiale Wanda Cinema ha debuttato alla borsa di Shenzhen, mettendo a segno nel primo giorno di negoziazioni un balzo del 44% e raccogliendo 182 milioni di euro.
I due studi cinematografici contano di non pestarsi troppo i piedi a vicenda perché il settore è in piena espansione e dovrebbe esserci posto per entrambi. Sul versante operativo i due giganti sembrano complementari: mentre Hengdian è famoso soprattutto per le riprese in esterno, a Wanda si privilegiano le ambientazioni interne. A Hengdian si girano anche serie televisive e produzioni di altre nazioni asiatiche. Perfino l’Hollywood originale, quella a stelle e strisce, si è rivolta allo studio cinese a motivo del crescente interesse verso il mercato locale. In questo caso, però, esiste una rigida barriera che regola l’accesso: ogni anno possono varcare i confini cinesi 40 film stranieri al massimo. Una misura che serve a proteggere l’industria nazionale.
Massimo Galli, ItaliaOggi 11/2/2015