Notizie tratte da: Chiara Mercuri # La vera croce. Storia e leggenda dal Golgota a Roma # Laterza Roma 2014., 11 febbraio 2015
LIBRO IN GOCCE NUMERO 17
(La vera croce)
Vedi Biblioteca in scheda: 2303064
Vedi Database in scheda: 2300128
LE PERIPEZIE DELLA VERA CROCE DI CRISTO –
Croce . Okay, secondo Giovanni, Cristo venne sepolto sul Golgota, nel punto in cui poi Costantino fece erigere la basilica del Martyrium (l’edificio ingloba anche una parte dello sperone roccioso destinato alle esecuzioni): qui Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea deposero il corpo del Salvatore e la tomba risultò poi vuota la domenica mattina quando le donne si presentarono al Sepolcro. Tutto giusto. Però: dov’era finita, nel frattempo, la Croce?
Elena. Elena donna di eccezionale bellezza, concubina di un Costanzo Cloro, allontanata poi quando a questo Costanzo Cloro s’era presentata l’occasione di un matrimonio vantaggioso con una donna facoltosa e socialmente ben inserita, era convinta che la Croce fosse rimasta sul Calvario, salì dunque sul monte con manovalanza al seguito e armata di pala e piccone. Cercò, scavò e trovò alla fine non una sola croce, ma le tre croci di quel venerdì, quella di Cristo e dei due ladroni (racconto di Ambrogio).
Paolino. Come capire però qual era la croce di Gesù e quale quella degli altri due? Ambrogio dice che la donna, vedendo scritte su una delle tre croci le parole “Gesù Nazareno re dei Giudei”, pensò che fosse quella, infatti i centurioni, per scherno, avevano inciso proprio quella frase sul braccio corto del patibolo. Ma Paolino di Nola la racconta in un altro modo: Elena avrebbe ordinato di riesumare il corpo di un uomo morto da poco e avrebbe poi sdraiato il cadavere su una delle tre croci, poi sull’altra e infine sulla terza. E quando si trovò a giacere su questa, il morto aprì gli occhi e riprese vita.
Costantino. Elena, madre di Costantino: fu lei, secondo Ambrogio, a convertire il figlio.
Ambrogio. Ambrogio, avvocato, poi governatore di Milano, nel momento in cui fu eletto vescovo non era neanche battezzato.
Chiodi. Elena, con le croci, aveva ritrovato anche i chiodi, e ne fece inserire uno nel diadema imperiale.
Peripezie. Impossibile ricordare qui tutte le peripezie subite dalla Vera Croce nel corso dei secoli, trafugata da Cosroe re di Persia e donata alla regina Meryem (5 maggio 614), recuperata dopo quindici anni, ridotta quindi in frammenti per soddisfare le richieste dei fedeli di averne almeno una scheggia, un piccolo pezzo stava infatti nel ciondolo che Carlo Magno portava sempre in petto, un altro nella Cappella Maria di Aachen (all’epoca Aquisgrana), altri ancora nei vari monasteri, a Saint-Denis, a Sant’Emmerano di Ratisbona (con polemiche tra i due conventi sull’autenticità dei relativi reperti, ecc...)
Reliquie. La necessità di moltiplicare i poli cultuali e di rispondere alle crescenti richieste di reliquie da parte di principi e prelati fece sviluppare la pratica di smembrare il corpo dei martiri in parcelle che furono inviate nelle diocesi e nei vari regni d’Europa.
Classifica. La Chiesa cattolica stabilì una vera e propria gerarchia nella classificazione delle reliquie e pose al vertice quelle associabili alla vita di Cristo: parti della croce, i chiodi della crocifissione, frammenti della mangiatoia, la Sindone ecc. A seguire, per importanza, vi erano i resti dei santi: corpi interi, ossa, capelli, sangue, ma anche gli oggetti loro appartenuti, come tuniche, scarpe, guanti, libri, breviari, immagini sacre, scritti autografi e, nel caso dei martiri, gli stessi strumenti del loro sacrificio. Poi, le reliquie ex contactu, frammenti di stoffa posti a contatto con la tomba o con il corpo di un santo, ecc...
Fede. «Autentica è la reliquia che la devozione ritiene tale» (Patrick Geary).
Giorgio Dell’Arti, Il Sole 24 Ore 7/2/2015