Dario Di Vico, Corriere della Sera 8/2/2015, 8 febbraio 2015
IL COMMERCIO RIPARTE, CON TANTI STRANIERI E FORTE ROTAZIONE
Il commercio è ripartito. La notizia ha del sorprendente ma la fonte è al di sopra di ogni sospetto: la Confesercenti che in questi anni di vacche magrissime ha sempre documentato la chiusura delle saracinesche ovvero la «ruggine italiana». Il secondo semestre del ‘14 ha visto, dunque, una secca inversione di tendenza: rispetto al primo semestre dello stesso anno si registrano 57 mila occupati in più di cui 31 mila in attività gestite da imprenditori stranieri. Analizzando l’intero 2014 la chiusura di punti-vendita prevale ancora ma rallenta e in alcuni segmenti ci sono inaspettati revamping. Crescono l’ambulantato (+5.400 imprese),
i negozi di prodotti moda (+7 mila), gli alimentari specializzati ed etnici (+580) e gli shop di informatica (+314). Continua il trend negativo delle tradizionali botteghe di alimentari generici (-6.238) e delle edicole
(-824). Nella zona di Roma e del Lazio si segnala, poi, il boom dei negozi di frutta e verdura gestiti da imprenditori africani. In attesa di rilevazioni più robuste alcune considerazioni si possono cominciare a fare. Innanzitutto il dinamismo degli stranieri capaci non solo di offrire soluzioni low cost per tutti i consumatori ma anche di creare un circuito commerciale parallelo rivolto agli extracomunitari. In più gli stranieri stanno occupando (facilmente) nel commercio ambulante spazi lasciati dal ritiro di una parte degli italiani. Ma, al di là di loro, il commercio appare anche come l’attività più facile da intraprendere per i giovani in cerca di auto-impiego e i dati sulle scelte di indirizzo delle nuove partite Iva lo dimostrano mensilmente. È chiaro che spesso si tratta di tentativi e non di vere attività strutturate, per cui è facile pensare a una rotazione vorticosa nelle aperture e nelle chiusure che sta riducendo la durata media di un esercizio. L’arrivo di giovani fa da pendant allo svecchiamento forzoso indotto dalla recessione che ha spinto i commercianti più anziani ad anticipare un ritiro che comunque sarebbe avvenuto in tempi non lunghi. In presenza di questi fermenti se si vuole consolidare il trend positivo diventa decisivo formare e supportare i neo-imprenditori. Stupisce però che il segretario generale della Confesercenti, Mauro Bussoni, carichi quest’impegno sulle spalle addirittura del governo. Ma allora le associazioni e le camere di commercio che ci stanno a fare?