Wladimir Calvisi, Corriere della Sera 8/2/2015, 8 febbraio 2015
IL GIOCO DELLA GIUSTIZIA SUL DRAMMA DELLE SLOT
Ci sono voluti otto anni per passare da una richiesta di 98 miliardi a una condanna per poco più di 800 milioni. Meno dell’1 per cento. Si è chiusa così la vicenda aperta dalla Corte dei conti contro i big delle slot machine: Lottomatica, Sisal, Snai, Cogetech, Cirsa, Gamenet, Gmatica, Codere, Bplus e Hbg. Tutto parte nel 2007. La contestazione (per non aver collegato gli apparecchi al sistema di controllo informatico del Monopolio) parla di evasione fiscale, violazione dei contratti e penali varie.
Il calcolo è gigantesco: 98 miliardi, che poi diventano 90 e in primo grado si riducono a 2,5. Per i giudici l’evasione non c’è stata, anche se restano delle irregolarità, sanzionate appunto dalle sentenze. Otto società chiudono i conti con lo Stato sfruttando un condono deciso dal governo Letta (il decreto Imu) e versando così solo un terzo del dovuto. Due, Bplus e Hbg, in appello, si vedono ridurre di quasi un terzo la cifra da pagare. E si arriva così agli 800 milioni. Vicenda chiusa. Ora, questo esito fa sorgere alcuni interrogativi. È possibile che una Procura parta da una richiesta talmente alta, tanto da far sorgere qualche perplessità, per poi arrivare a incassare appena l’un per cento? O, forse, a volte c’è una smania eccessiva di protagonismo, che poi porta al nulla? E quindi la prima ipotesi di uno schiaffo ai «potenti» diventa un buffetto. O, dall’altro lato, saranno forse le lobby delle slot a essere talmente forti da condizionare tutto il sistema e uscirne sempre vincenti con un ricco jackpot ?
Resta un’amara certezza. Con il «gioco» parliamo di cifre e interessi giganteschi dietro i quali si nasconde un dramma sociale. Che riguarda soprattutto fasce deboli di popolazione e sfocia spesso in patologie, o vite e famiglie distrutte. Forse, questo problema meriterebbe un’attenzione diversa e si dovrebbe uscire dalla logica più giocatori-più introiti, che siano i profitti delle aziende o le tasse intascate dallo Stato con in più, a volte, una multa. Se pur di un centesimo del previsto.